
Trama
Adrian Montecchi è il figlio di una ricca famiglia di pasticceri romani. Sin da bambino non è mai stato interessato a lavorare nell’azienda del padre, perciò ha studiato giurisprudenza a Milano. Dopo gli studi, a poco più di trent’anni, è diventato membro di uno dei più importanti studi legali d’Italia, costruendosi una carriera promettente. Ormai da qualche anno, Adrian convive con Carla, editor per una casa editrice e poetessa, sommersa dai propri impegni di lavoro e dai post-it che lascia per casa, su cui appunta stralci di poesie. Dopo il suicidio del padre, Carla sta affrontando un brutto periodo, travagliato dai sensi di colpa. Per quanto la loro relazione proceda, una certa apatia sembra insediarsi tra i due. Adrian cerca di aiutarla con l’eredità del padre, un vecchio albergo a Limone del Garda, finanziando di nascosto i lavori di ristrutturazione, ma senza che questi sforzi portino a qualche miglioramento nella coppia. Così, per ritrovare quella magia perduta, le propone un gioco: trovare un po’ di tempo per loro stessi e tornare nei luoghi dei loro primi cinque appuntamenti, il tutto tra gli asfissianti impegni di lavoro dei due.
Recensione
Il romanzo di Francesco Sole è un prodotto con un target chiaro, ben congegnato, sia dal punto di vista commerciale che narrativo. Sin da subito Adrian sembra accoglierci nella sua vita, come fossimo un po’ i suoi confessori. Il lettore ha una sensazione di familiarità con i personaggi e l’ambientazione, soprattutto per la scelta di rappresentare alcuni dei luoghi più scenografici di Milano, quasi “da Instagram”.
Per quanto la narrazione ruoti attorno alla storia con Carla e l’invito a ripetere i loro primi cinque appuntamenti, spesso si viene accompagnati tra gli uffici dello studio legale del protagonista. È in questo modo che l’autore rende Adrian umano, lo dota di una certa complessità e, al tempo stesso, raffigura quella che è l’ambientazione più riuscita nel romanzo.
Come si è detto, il lettore segue il protagonista in tutte le sue vicende, anche lavorative, e proprio lì Adrian trova il suo dilemma morale. Attraverso un cavillo legale, una grande società di comunicazioni potrebbe truffare i propri clienti, tra cui il padre di Carla, che anni prima aveva stipulato con loro alcuni contratti per l’albergo a Limone del Garda. Adrian deve perciò decidere, mentre sta cercando di ricostruire il rapporto con Carla, se preferire la promozione della vita, diventando finalmente socio di uno dei più grandi studi legali della città, o di perdere tutto quel che ha costruito a Milano, seguendo una via più etica, rispettosa di Carla.
Sebbene le dinamiche legate a questi passaggi abbiano un po’ il tono corporate dei romanzi americani, cercando di far apparire Milano con le classiche fattezze da metropoli, i dialoghi e la scrittura di Sole risultano ben più efficaci rispetto alla parte rosa. Un esempio: Adrian è sul punto di firmare un contratto di collaborazione con la grande azienda di comunicazioni. In una riunione espone il suo progetto.
Riattaccai e tornai in sala riunioni.
“Allora, perdonate ancora l’interruzione. Signori, veniamo al punto. Sapete meglio di noi che non ci si può aspettare che i sindaci appoggino quello che gli chiedete in cambio di un po’ di contributi. E poi c’è la questione della pubblica utilità. Quindi noi della Bonetti abbiamo una proposta da farvi. A Milano e nei centri più importanti dovrete agire con trasparenza e pagare cosa c’è da pagare, ma la maggior parte dei vostri ripetitori è installata nei centri minori. Lì, attualmente, la rete ha problemi di funzionamento. Possiamo proporgli il 5G esteso in tutta la regione, totalmente free. […]
Uno dei manager si alzò di scatto:” Ma che idiozia! In questo modo rischiamo di avere un calo di abbonati! Le persone inizierebbero a usare la wi-fi comunale anche da casa.”
“No perché si tratta di una connessione leggera. Non ci si può guardare un film su Netflix, per dire, o fare download. Inoltre useremo la scusa del “naviga responsabilmente” per dare a tutti gli utenti un accesso di soli trenta minuti al giorno, spendibili insieme o diluiti nella giornata. E diremo ai sindaci di usarla in comunicazione come spunto per risvegliare la voglia delle persone a stare con la testa chinata sullo schermo del telefono solo quando serve davvero.”
Come si è detto, il romanzo si dimostra ben congegnato per quel che riguarda la struttura, tuttavia non riuscendo completamente, anzi ottenendo un risultato un po’ contorto. Dall’inizio sappiamo che i due protagonisti si sono lasciati e che per raccontare la loro storia serve ripercorrere i loro ultimi giorni insieme. I capitoli perciò sono divisi in base ai giorni della settimana, ovvero l’ultima settimana prima della loro rottura, sebbene in quel momento stiano ancora tentando di ricostruire il rapporto, ritrovandosi nei luoghi dei loro vecchi appuntamenti. A questo si sovrappone la linea temporale del ricordo, dei veri vecchi appuntamenti. Il tutto però, viene raccontato alla luce del poi, formando un effetto straniante, in cui a volte non ci si rende conto di quale passato si parli, se il passato felice, o quello in cui si sono lasciati, o il passato prossimo/presente del dopo-rottura, che invece è il momento in cui l’autore sta raccontando la storia. Fin troppo complicato per una storia d’amore. Nemmeno Nolan.
Inoltre, per far gioco allo sviluppo della relazione e alle riflessioni amorose del protagonista, l’autore ha sacrificato un po’ la parte legata al lavoro che, a mio parere, rappresentava il vero motore della storia, il bivio che avrebbe rivelato a Carla e al lettore chi fosse davvero Adrian. In questo caso, l’intreccio fa da lama a doppio taglio e, se da una parte dà fiducia al lettore, perché l’autore sembra in perfetto controllo di sé, dall’altra complica inutilmente la narrazione. Altra scelta sbagliata è quella di inserire simil-poesie tra i capitoli che, per tre quarti del romanzo, non hanno alcuna attinenza con la storia, nemmeno per i toni. Hanno questa attitudine passivo-aggressiva o paternalistica, che se in un momento possono sembrare il prodotto dei post-it di Carla, assomigliano sempre più a quelli con cui Francesco Sole si è fatto conoscere da webstar. Un paio di esempi:
Non spezzarmi il cuore, ci sei tu dentro.
Siamo fatti di tutti quei niente che in realtà, in testa, facevano tutto.
A un tratto, cara mia, capirai che sei sempre stata la persona giusta. Dovevi capire di chi.
E altri simili obbrobri costellano il romanzo non aggiungendo davvero nulla alla narrazione, ma cercando solo di non farsi sfuggire il pubblico adolescenziale, anzi, di incuriosirlo.
Per il resto la prosa di Sole mi ha in qualche modo stupito e non per mio pregiudizio. È una prosa che non si può definire ricercata, perché troppo spesso si adagia su frasi fatte, o sul sentito dire, eppure ha un grado di cura e di controllo della narrazione notevoli, soprattutto se si considera il mercato in cui si affaccia, dove molto spesso questi aspetti lasciano parecchio a desiderare. Forse questa storia d’amore non cambierà la vita e non sarà nemmeno tremendamente originale, ma è scritta dignitosamente, in maniera scorrevole, e con una certa tensione narrativa che incuriosisce il lettore e lo spinge ad andare avanti.
Certo, il fatto che si parli di due giovani ricchi e appagati lavorativamente a Milano, tanto da poter vivere in una villetta in centro, dà un che di irrealistico, ma di certo non ci si può aspettare critica sociale da un romanzo di Francesco Sole. L’unica cosa che invece mi aspettavo, e che purtroppo ho trovato, sono ancora i post-it, marchio di fabbrica di cui l’autore non ha davvero più bisogno.
Pierferdinando Buttaro