
a cura di Marco Vergottini
Solferino
«Nell’opinione pubblica è largamente condivisa l’idea che Carlo Maria Martini sia stato uno straordinario uomo di Chiesa che ha sempre creduto nel dialogo con tutti, tanto nel mondo ecclesiale quanto in quello della cultura e della comunicazione pubblica. Proverbiale, a questo riguardo, è stata l’esperienza da lui avviata della «Cattedra dei non credenti» – occasione straordinaria di ascolto e dialogo a partire dalle domande di senso che il non credente pone non soltanto a se stesso, ma anche a quei credenti che intendono lasciarsi interrogare e stimolare da tali interrogazioni. Nondimeno, il magistero di Martini non ha affatto avallato un generico buonismo, improntato a un confronto «a buon mercato» di opinioni differenti. Egli ha inteso reclamare il profilo alto del dialogo, incalzando i suoi interlocutori laici a non sbarazzarsi delle profonde questioni della fede cristiana quasi si trattasse di una regressione a forme di superstizione infantile. Allo stesso tempo nei suoi ventidue anni di episcopato milanese ha denunciato i mali della politica – violenze, soprusi, meschinità, compromessi e trasformismi – che ultimamente attribuiva al degrado della coscienza pubblica e individuale. Nel caso della comunità cristiana, egli si è poi sempre adoperato con energia e passione a segnalare l’urgenza di promuovere un’opinione pubblica nella Chiesa per «discutere liberamente» al suo interno, spingendosi perfino ad affermare che «la Chiesa italiana potrebbe ricavare frutti di sempre maggiore povertà, essenzialità, purezza, linearità da alcuni episodi di laicismo che contraddistinguono certi settori della società italiana».
Negli anni successivi al suo commiato dalla diocesi e dalla città di Milano, egli ha trasferito la sua «cattedra» a Gerusalemme e poi a Gallarate, svolgendo un magistero nell’ombra, ma comunque di grande impatto comunicativo, con la pubblicazione di diversi libri e con la rubrica «Lettere al Cardinale», ospitata mensilmente sul «Corriere della Sera». Il 24 giugno 2012 il Cardinale informò di dover rinunciare per ragioni di salute a continuare questo filo di dialogo con i lettori del quotidiano: «L’età e la malattia mi danno un chiaro segnale che è il momento di ritirarsi dalle cose terrene». Nelle ultime settimane della sua esistenza si imponeva la «cattedra del silenzio». Come ha scritto Damiano Modena «il tempo della mendicanza è soprattutto il tempo del silenzio ed esso segna il non ritorno… La cattedra del silenzio del profeta e delle sue sofferenze insegna che la fragilità apparente non è che storia indelebile».
Ormai a quasi dieci anni dalla morte, la lezione di Carlo Maria Martini resta straordinariamente viva e ininterrotta; per questo motivo abbiamo cercato con il presente libro di dare seguito al dialogo inesauribile con il Cardinale. Così è nata l’idea della «settima stanza». Tempo fa nella raccolta di scritti Martini e noi – a cui collaborarono molti suoi amici, conoscenti ed estimatori – si trattò di trovare una chiave per ordinare i numerosi contributi e la soluzione adottata fu di ricorrere allo stratagemma di suddividere il ricco materiale in sei stanze: L’intellettuale e la polis; Il credente e la vita spirituale; Il biblista e Gerusalemme; Il vescovo e la sua Chiesa; L’uomo del dialogo ecumenico e interreligioso; Il pastore e le forme della comunicazione.
Oggi, nella stagione drammatica del Covid è apparso evidente che quell’immagine delle sei ariose stanze nascondeva la cifra intrigante – e assolutamente irrinunciabile – della «settima stanza». Una metafora che appartiene alla mistica carmelitana, in quanto l’ultimo approdo del Castello interiore di santa Teresa d’Avila è costituito proprio dalla settima stanza, la camera nuziale ove il Signore, padrone del castello, attende la sua amata. E nondimeno la «settima stanza» nella travagliata vicenda biografica di Edith Stein è rappresentata dalla camera a gas di Auschwitz.
In breve, quest’opera chiama a raccolta un drappello di uomini e donne che intendono ricordare, testimoniare e commentare momenti estremi che hanno avuto come protagonista il cardinale Carlo Maria Martini e il suo pensiero.
A essere messi a fuoco sono i temi «penultimi» e incandescenti dell’esistenza umana che si appresta a incontrare l’ultimo Mistero: l’unione mistica dello Sposo con la sposa, la presenza e l’assenza di Dio, i Novissimi, lo scandalo del male, la Shoah, il terrorismo, il perdono, la malattia invalidante, il morire e la morte, la speranza ultraterrena. Ciascun contributo muove da una citazione tratta dalle opere di Martini, per poi procedere in piena libertà come interpretazione e approfondimento del testo in questione, ovvero come pista suggestiva per proseguire oltre nella riflessione.
I percorsi proposti sono ardui e non esenti da rischi. Ma come ricordava il Cardinale in una delle sue ultime omelie «chi non rischia risulta sempre perdente». Colti da stupore, siamo tutti invitati a metterci alla ricerca di quel mistero dell’esistere a cui su questa terra cerchiamo di avvicinarci. Coltivando nel nostro cuore la speranza che «dopo le tenebre viene la luce, dopo la morte viene la vita, dopo la sofferenza viene la gioia».»