“La scienza dei conflitti sociali. Divisioni politiche, immigrazione, violenza sulle donne, fake news: cosa ci insegna la ricerca” di Valerio Capraro e Sandro Calvani

Dott. Valerio Capraro, Lei è autore con Sandro Calvani del libro La scienza dei conflitti sociali. Divisioni politiche, immigrazione, violenza sulle donne, fake news: cosa ci insegna la ricerca edito da FrancoAngeli: il conflitto è insito nella natura umana?
La scienza dei conflitti sociali. Divisioni politiche, immigrazione, violenza sulle donne, fake news: cosa ci insegna la ricerca, Valerio Capraro, Sandro CalvaniIl conflitto è insito nelle relazioni umane. Quando gli esseri umani interagiscono tra loro, può capitare che vi siano divergenze di interessi che possono portare a conflitti. In questo senso è “naturale” che ci siano conflitti. Ma che una cosa sia naturale non significa che non possa essere cambiata in meglio. Lo studio scientifico dell’origine dei conflitti è il primo passo verso la loro soluzione. Per fare una similitudine, immaginiamo che l’orbita della Terra vada in conflitto con l’orbita di un asteroide, che rischia di spazzare via la vita sull’intero pianeta. Studiando scientificamente le due orbite, possiamo trovare una maniera per deviare l’orbita dell’asteroide e salvare la vita sulla Terra. Similmente, studiando i conflitti tra esseri umani in maniera scientifica, possiamo trovare maniere per risolverli o, quantomeno, minimizzarli.

Quali sono i metodi utilizzati per minimizzare i conflitti sociali?
Dal momento che i conflitti sociali sono causati da una divergenza di interessi, da un punto di vista astratto, si possono risolvere solamente rinunciando a parte del proprio interesse personale a favore di un interesse collettivo. Per favorire la convergenza a questa soluzione, il metodo più utilizzato è quello delle punizioni. Praticamente ogni società umana punisce le persone che si comportano in maniera antisociale. Poi vi è il metodo simmetrico, che consiste nella premiazione dei comportamenti sociali. Questi due metodi, sebbene molto utilizzati, hanno il difetto di essere costosi per l’istituzione che li implementa, in quanto richiedono il monitoraggio delle scelte delle persone, per sapere chi si è comportato in maniera antisociale e chi si è comportato in maniera cooperativa. Negli ultimi anni, a partire dal lavoro del premio Nobel per l’Economia Richard Thaler, gli studiosi stanno investigando anche metodi basati sull’architettura delle scelte e delle spinte gentili. Un esempio classico è quello della donazione degli organi. In molti paesi, le persone sono considerate donatori di organi in automatico; qualora non volessero donarli, devono scegliere attivamente di non farlo. Queste nazioni tendono ad avere una percentuale di donatori altissima, oltre il 90%. In altre nazioni, come in Italia, le persone sono automaticamente non-donatori e devono compiere una scelta attiva per diventare donatori. In questi paesi, meno del 10% delle persone dona gli organi.

Quali origini psicologiche hanno i conflitti politici e quali sono le possibili soluzioni?
I conflitti politici sono causati in parte dal fatto che persone diverse hanno principi morali diversi. In base alla teoria delle fondazioni morali di Jonathan Haidt e colleghi, esistono sei dimensioni morali: cura degli altri, equità, amore per il proprio gruppo sociale, rispetto per l’autorità, santità e libertà. La dimensione della libertà è a sua volta divisa in due sottodimensioni, la libertà nelle scelte personali e la libertà economica. Le persone di sinistra tendono a pesare più delle persone di destra i valori della cura, dell’equità e della libertà nelle scelte di vita. Le persone di destra tendono a pesare più delle persone di sinistra i valori dell’amore del proprio gruppo sociale, del rispetto per l’autorità e della libertà economica. Il conflitto tra questi valori crea conflitti politici. Un esempio classico è quello dell’immigrazione, che pone in contrasto il valore della cura degli altri (tipicamente di sinistra) e quello dell’amore per il proprio gruppo sociale (tipicamente di destra). Di conseguenza, la sinistra teorizza una politica migratoria tendenzialmente più flessibile e aperta di quella di destra. Riguardo alle possibili soluzioni, da un punto di vista teorico si tratta di prendere consapevolezza della natura ultimamente morale di entrambe le posizioni politiche, in maniera tale da rispettarla e trovare punti in comune. Da un punto di vista concreto, per favorire la scoperta di punti in comune, occorrerebbe favorire il contatto sociale tra posizioni diverse, anche attraverso l’organizzazione di eventi finalizzati a far conoscere le famiglie dei politici. Quando i bambini giocano insieme, portano anche i genitori ad avvicinarsi e a sviluppare, se non un rapporto di amicizia, almeno quel rapporto di reciproco rispetto che è alla base della cooperazione.

Come è possibile affrontare fenomeni migratori, razzismo e conflitti tra culture?
I fenomeni migratori creano contrasto tra due tendenze naturali. Da una parte c’è la tendenza a migrare alla ricerca di una risorsa. Tutti gli esseri viventi migrano, non solo gli esseri umani. Lo fanno anche gli animali e, in un senso astratto, anche le piante, le quali, quando terminano le risorse in una parte del terreno, allungano le radici per cercare quella risorsa altrove. Dunque, da una parte migrare alla ricerca di una risorsa è naturale. Dall’altra questo però crea conflitto con gli individui che quella risorsa già la possiedono. In casi di conflitti così fondamentali, le soluzioni estreme, la chiusura totale delle frontiere oppure la loro apertura, non sono percorribili, perché vanno a violare tendenze naturali o da una parte o dall’altra. Occorre sviluppare soluzioni intermedie basate sull’immigrazione controllata finalizzata all’integrazione. Questa soluzione può portare benefici sia ai migranti che ai nativi.

Come si combatte la violenza di genere?
Nel libro affrontiamo un caso particolare di violenza di genere: la violenza sulle donne commessa dal partner o dall’ex partner di sesso maschile per motivi di gelosia. Gli uomini che commettono questo tipo di violenze sono spesso uomini con poca autostima e che hanno proiettato l’intera loro vita sulla relazione di coppia. Un uomo senza altro senso della vita oltre alla relazione di coppia, può avere la percezione soggettiva di perdere tutto, una volta terminata la relazione. Se a questo aggiungiamo l’assenza di autostima, e quindi l’incapacità di trovare un altro senso della vita o un’altra relazione, quest’uomo può avere la percezione soggettiva di aver perso tutto e per sempre. Questa è una percezione psicologicamente simile alla morte. Per cui un uomo che la provi può arrivare a sentire di avere il diritto di uccidere la (ex-)partner. Questa tendenza è ulteriormente intensificata in una società in cui non c’è ancora parità tra uomini e donne e che quindi vede molte donne subordinate agli uomini. Per combattere queste tendenze, discutiamo diverse strategie, sia a livello macro, come la parità di genere, sia a livello micro, come il supporto psicologico.

È possibile fermare l’epidemia delle fake news?
Le fake news sono sempre esistite, basti pensare alla cosiddetta “accusa del sangue”, contro gli ebrei, che dura da quasi mille anni. Ma è anche vero che la struttura stessa dei social media favorisce lo sviluppo delle fake news. Gli utenti dei social media scrollano le notizie velocemente e si soffermano solo su quelle che gli catturano attenzione nel primo decimo di secondo. Affinché una notizia catturi l’attenzione così velocemente, deve avere una forte valenza emotiva; questo perché l’emozione è veloce, mentre la ragione è lenta. Questo meccanismo porta all’evoluzione di notizie che usano un linguaggio emotivo, spesso iperbolico, quindi impreciso. Inoltre, i social media spingono i giornalisti, i commentatori e gli opinionisti a pubblicare una notizia per primi, perché le notizie pubblicate per prime prendono più likes. Questo spinge queste persone a non accertarsi della veridicità della notizia. D’altra parte, la ricerca ha dimostrato che gli utenti in genere non vogliono condividere fake news; spesso lo fanno perché non pensano possano essere fake news. Di conseguenza, rendere saliente che una notizia possa essere falsa, può contribuire a frenare l’epidemia delle fake news. In accordo con questa idea, un recente esperimento ha dimostrato che l’aggiunta di un pop-up che chieda “sei sicuro di voler condividere questa notizia? Potrebbe essere falsa”, riduce la condivisione delle notizie inaccurate ma non di quelle accurate.

Cosa propugna il neo-illuminismo di Steven Pinker?
Il neo-illuminismo afferma che la società dovrebbe essere fondata su tre principi fondamentali: ragione, scienza e umanesimo. La ragione permette di trovare i legami tra cause e conseguenze e genera sua figlia, la scienza, intesa come insieme delle leggi del mondo, di tutti le relazioni tra cause e conseguenze. La scienza può essere utilizzata per cambiare il mondo. Il problema è che questo cambiamento può essere positivo (come la scoperta del vaccino del vaiolo, che ha salvato 300 milioni di vite), ma anche negativo (pensiamo ai cambiamenti climatici). Ecco dunque che entra in gioco l’umanesimo, che dà la direzione verso cui applicare la scienza: ogni uomo vale uno, indipendentemente da sesso, razza, etnia, religione, eccetera. Pinker ha dimostrato come questi tre principi, quando sono stati applicati, abbiano portato a enormi miglioramenti nelle condizioni di vita degli esseri umani.

Valerio Capraro è senior lecturer in economia all’Università del Middlesex di Londra. Nella sua attività di ricerca si occupa di cooperazione, altruismo, onestà e altri comportamenti morali. Ha pubblicato oltre 50 saggi scientifici. Le sue ricerche sono state coperte da numerosi media, inclusi il New York Times, il Washington Post e il The Economist.

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