
di Luigi Maria Epicoco
Rizzoli
«L’uomo è un essere imitativo, apprende la vita con gli occhi. Questo è il motivo per cui in ogni tempo e in ogni luogo ha sempre fissato la sguardo su qualcuno per capire se stesso. Nascono così le grandi storie che hanno attraversato i secoli come l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, ma anche testi sacri come la Bibbia o in tempi più recenti la Divina commedia, le opere di Shakespeare, o Il Signore degli anelli di Tolkien. Qualcuno, leggendo questo accostamento di generi ed epoche diversi, potrebbe restare inorridito, ma la mia considerazione non è letteraria, filosofica, filologica, o di qualunque altro genere, è solo quella di chi è convinto che ogni uomo è immerso in un immaginario che lo guida, e che chiunque riesce a entrare in quell’immaginario e a condizionarlo, ne condiziona la vita, ne diventa la variabile più decisiva.
Oggi, con l’avvento del cinema, la maggior parte dell’immaginario non è più consegnato a un testo scritto, ma a una rappresentazione sempre più realistica. Eppure, per quanto i cambiamenti tecnologici e antropologici siano stati decisivi e rivoluzionari negli ultimi decenni, c’è da dire che ci sono degli alfabeti dell’immaginario che rimangono dentro ognuno di noi, e agiscono in maniera latente. Sono frammenti di civiltà che come una genetica dell’immaginario si trasmettono di generazione in generazione. Ecco perché c’è sempre un rinnovato interesse per quelle opere che consideriamo classiche. Tra di esse ce n’è una che sembra ricoprire un posto più marginale, ma a mio avviso è forse quella che più si presta a diventare la chiave di lettura del presente, ed è l’Eneide di Virgilio. La riflessione raccolta in questo saggio è tutta intrisa di Eneide, ma ho preferito riportarne l’eco attraverso una personale riscrittura narrativa.
Alcuni passaggi decisivi della vita di Enea e della sua personalità mi sono parsi i più congeniali a illuminare il tempo attuale; ecco perché ogni capitolo di questo libro è preceduto da una parentesi narrativa che, a partire proprio dalla vicenda di Enea, prende spunto e declina la sua storia scavando non solo negli eventi ma soprattutto nel cuore dei protagonisti. Segue poi una riflessione sistematica sul tema, che ha come scopo ricollegare l’immaginario con la storia attuale, e sulle possibili scelte e opportunità che ci si aprono davanti.
Dichiaro fin da subito che per me è inevitabile avere come punto di riferimento l’esperienza cristiana, poiché parto dalla convinzione che il messaggio del Vangelo e soprattutto la persona di Gesù siano lo sguardo più realistico e allo stesso tempo più positivo che si possa avere sul mondo e sulla vita. Si può non credere in Gesù ma non trovo ragioni più grandi delle sue. È lui, a mio parere, colui che meglio di Enea ha tenuto insieme ogni frammento e ogni sfaccettatura della realtà, del cielo e della terra, della vita dell’uomo. Ecco perché molte riflessioni contenute in queste pagine hanno come sfondo l’immaginario biblico. Mi auguro che questo contributo possa essere d’aiuto in un tempo come il nostro che scarseggia di speranza e ha bisogno di guardare e di credere nella primavera in attesa sotto la neve dell’inverno che stiamo vivendo. Possano queste pagine provocare in noi quella medesima potente «scelta di Enea» che alla tragedia rispose osando la vita nonostante tutto.»