“La psicoterapia tra miti e realtà” di Fabio Leonardi

La psicoterapia tra miti e realtà, Fabio LeonardiDott. Fabio Leonardi, Lei è autore del libro La psicoterapia tra miti e realtà edito da Armando: la psicoterapia funziona veramente?
La risposta è certamente affermativa. Vi sono migliaia di studi, validati scientificamente, che dimostrano come la psicoterapia sia efficace nel curare la gran parte dei Disturbi psicologici, sicuramente più efficace dei trattamenti placebo e delle cure basate esclusivamente su farmaci. Inoltre la psicoterapia è risultata efficace anche nel risolvere problemi psicologici che, pur non essendo classificabili come veri e propri disturbi, possono comunque limitare significativamente la qualità della vita.

Quindi chi afferma che la psicoterapia sia solo un trattamento ausiliario, lenitivo, afferma qualcosa contrario ai dati scientifici. Tuttavia tale evidenza non deve indurre a facili entusiasmi, in quanto la psicoterapia è un ambito molto complesso, e il dato sull’efficacia lascia aperti alcuni interrogativi che ho cercato di analizzare in modo sistematico e rigoroso nel mio lavoro.

La psicoterapia può produrre danni o effetti negativi?
Anche in questo caso la risposta è certamente affermativa, anche se questo dato purtroppo è spesso sottostimato. Se si guarda con attenzione, si comprende che in realtà la possibilità di generare effetti negativi da parte della psicoterapia, è l’inevitabile aspetto complementare della sua efficacia. Infatti, proprio perché la psicoterapia può far bene, e quindi può cambiare il sistema psicologico di un individuo eliminando l’eventuale Disturbo, allo stesso tempo può potenzialmente indurre un cambiamento peggiorativo, se usata male o in modo inappropriato. Metaforicamente è come un bisturi che se usato bene può salvare la vita di una persona, ma se usato male può generare anche un peggioramento.

A quali bizzarre derive si giunge talvolta nelle cure psicologiche?
Lo sviluppo della psicoterapia non è stato uno sviluppo lineare e nel corso della sua breve storia, non di rado vi sono state derive verso pratiche non scientifiche. Tale fenomeno è attribuibile sia ad un’endemica carenza di rigore scientifico di ampi settore della psicoterapia, sia al comprensibile tentativo delle pratiche non scientifiche di accreditarsi all’interno del mondo scientifico della psicoterapia.
Nella realtà, dunque, si sono venute a creare una gran mole di interventi che si presentano con un linguaggio apparentemente scientifico che in realtà non lo sono affatto in quanto sono frutto di credenze e superstizioni, senza alcuna validazione scientifica. Tra queste ve ne sono alcune apparentemente verosimili, ma altre davvero bizzarre, financo ad altre quasi comiche.
Leggendole si potrebbe trovarle anche divertenti, se non fosse che ancora migliaia di persone con seri problemi si affidano a queste pseudo cure, convinti di fare un intervento scientifico che in realtà non lo è affatto.

È meglio fare una psicoterapia o assumere psicofarmaci?
In questa fase storica l’indicazione prevalente, per la maggior parte dei Disturbi, è quella di integrare psicofarmaci e psicoterapie, anche se le evidenze scientifiche sono in continua evoluzione, e negli anni recenti stanno modificandosi, nel senso che aumentano i Disturbi per i quali viene indicato l’uso esclusivo di psicoterapia (Disturbi d’ansia, Disturbi depressivi moderati, Disturbi Alimentari, ecc.). Ovviamente, va specificato, che essendo un’area in continua evoluzione, i pareri degli addetti ai lavori non sempre sono concordi e quindi spetta poi ai singoli pazienti scegliere a chi affidarsi per curare i propri Disturbi. Va inoltre precisato, che il ricorso o meno all’integrazione con i farmaci, dipende anche dal tipo di psicoterapia utilizzato, nel senso che vi sono psicoterapie che necessitano dell’azione concomitante del farmaco, e altre che possono esplicare la loro azione sui medesimi Disturbi senza l’ausilio dei farmaci.

Perché esistono tante psicoterapie diverse?
La risposta in realtà è molto complessa, e nel mio volume ho identificato alcune spiegazioni per dare conto di questa abnorme numerosità. Sicuramente il numero di psicoterapie esistenti è impressionante, se si considera che al mondo sono state contate diverse centinaia di psicoterapie diverse, per curare i medesimi Disturbi. Tale numerosità pone seri problemi di credibilità e di status scientifico, che nel mio volume vengono affrontati.

Come scegliere una psicoterapia?
Su questa domanda è bene fare chiarezza: in linea di massima, ogni psicoterapeuta ritiene che il proprio approccio sia il più indicato, così come ogni paziente che ha risolto il suo problema, pensa che il modello di psicoterapia utilizzato con lui, sia il migliore.

Al di là delle comprensibili opinioni personali, che non possono rappresentare un riferimento attendibile, i dati sull’efficacia non ci aiutano a scegliere: in tal senso va sottolineato che il dato più consolidato sull’efficacia delle psicoterapie ci dice che vi è una sostanziale uguaglianza nell’efficacia dei vari modelli, sebbene vi siano dubbi su tali dati.

Per questa ragione, la scelta non può che fondarsi sul tipo di esperienza clinica in cui il paziente vuole trovarsi per tentare di risolvere il proprio problema (vista la pluralità di psicoterapie esistenti, possiamo dire che la scelta è molto vasta).

Quanto deve durare ragionevolmente una psicoterapia?
Dal mio punto di vista, una psicoterapia dovrebbe durare il minor tempo possibile, sia per ragioni cliniche che per ragioni economiche. Tuttavia va detto, che vi sono psicoterapie che per esplicare la loro azione terapeutica, richiedono diversi anni, mentre altre che agendo su altri meccanismi riescono ad agire in un massimo 10 sedute.
Sta al paziente scegliere, appunto, attraverso quale esperienza psicoterapeutica provare a curarsi.

Quali sono i “principi attivi” della psicoterapia?
Nel mio lavoro, oltre ai fattori aspecifici presenti in ogni psicoterapia, ho identificato 5 diversi principi attivi rinvenibili al di sotto delle diverse prassi cliniche utilizzate dalle centinaia di psicoterapie esistenti: modificazione dei significati esperiti, modificazione dei processi relazionali, modificazione del comportamento, modificazione degli stati psico-fisici, utilizzo paradossale del sintomo.

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