
Quali problemi e figure si stagliano attualmente sui versanti della politica all’interno dello Stato e della politica fra gli Stati?
La risposta nelle sue linee di fondo è forse implicita nella parte conclusiva di quanto ho affermato nella domanda precedente, laddove ho sottolineato che il volume non intende dare né la mappa completa dei problemi né tanto meno è indirizzato a proporre tutti i classici della politica moderna e contemporanea. Il volume non intende porsi in alcun modo sul terreno dei tanti e diversi manuali tradizionali di Storia del pensiero politico, né vuol essere concorrente con questi ultimi ai fini della esaustività dei grandi nomi presentati. Attraverso la riflessione su alcune categorie fondative della politica e la presentazione di alcuni importanti esponenti del pensiero politico occidentale moderno e contemporaneo (da Machiavelli fino a Rawls), si intende invece lanciare il discorso su significative “criticità” di ieri e di oggi, nell’itinerario che, sotto il profilo istituzionale, conduce dallo Stato assoluto allo Stato di diritto allo Stato costituzionale di diritto, fino a toccare i lidi delle odierne crisi del liberalismo, della democrazia costituzionale e dello stesso sistema internazionale degli Stati. Su questo sfondo, per esempio, il tema del totalitarismo assume un particolare significato, nella sua veste originaria del XX secolo e oltre, così come diviene importante l’analisi dei cambiamenti e delle diverse “alterazioni” del regime rappresentativo-elettivo moderno e contemporaneo. Per quanto riguarda la considerazione di tematiche quali la pace, la guerra, le relazioni internazionali si tratta poi di evidenziare e di mettere criticamente in luce, per quanto possibile, quanto esse vengano sempre più complicandosi nell’attuale scenario globale, in cui gli Stati non sono più i soli titolari e soggetti riconosciuti della politica, così come l’era moderna ci ha abituati a pensare.
Quale bilancio è possibile tracciare delle trasformazioni dello Stato e delle sue “crisi”, anche in riferimento al tema delle riforme e/o della rivoluzione e dei difficili itinerari della democrazia tra passato e presente?
Ringrazio molto per avermi posto questa domanda perché davvero coglie nel segno, mettendo già di per sé stessa in risalto una delle più importanti linee di riflessione comuni (e condivise da parte di tutti gli autori e autrici dei diversi contributi raccolti nel volume) intorno alle quali si coagulano i diversi saggi, sia in relazione ai problemi che alle figure della politica presi in esame. Al fine di cogliere le differenti declinazioni e i difficili itinerari che hanno caratterizzato la democrazia tra passato e presente e di proporre qualche possibile indicazione per il futuro, si è deciso infatti di puntare l’attenzione, (oltre che sulle “crisi” che hanno segnato la plurisecolare storia dello Stato, istituzione per eccellenza della modernità), sul tema delle riforme e/o della rivoluzione quali vie di progettualità nuove e ritenute di volta in volta in grado di rispondere a bisogni, domande, istanze sociali diverse. Di qui la necessità di mettere bene in luce, oltre che la portata storica delle grandi Rivoluzioni (e in prima linea ovviamente la Rivoluzione americana e la Rivoluzione francese quali pilastri fondamentali della modernità e dello stesso nostro modo di pensare la politica e i suoi criteri di legittimazione, nel rapporto fra il cittadino e lo Stato) la sfida che si intende giocare anche a livello teorico e di proposta politica in tal senso, così come da parte di coloro che, in epoche diverse, opereranno nel segno di una progettualità riformatrice. Bilancio in tal senso? Penso che debba essere dato un giudizio positivo tutte le volte che, a partire dall’una o dall’altra dimensione, si tenterà effettivamente di raccogliere in profondità le diverse sfide del passato/presente per costruire il futuro in una nuova e condivisa dimensione progettuale. Ma questo è un giudizio strettamente personale che va probabilmente molto oltre la mia veste di curatrice del volume, giudizio tanto più difficile in questo tormentatissimo inizio del terzo decennio del XXI secolo, in cui termini quali “riforma” e “rivoluzione” appaiono caricarsi di nuovi significati, così come il concetto stesso di “democrazia” ora chiamato a misurarsi, a livello planetario, con drammatici problemi quali la pandemia Covid-19, la devastante guerra da pochi mesi in atto nel cuore dell’ Europa e dalle inimmaginabili deflagranti conseguenze anche nell’attuale sistema internazionale e le tante altre numerose guerre sulla scena mondiale. Resta comunque la convinzione da parte mia che sia possibile nonostante tutto, anche sulla base degli insegnamenti del passato, tener fermo a un patrimonio di idee di donne e di uomini che hanno saputo e voluto costruire istituzioni liberal-democratiche aperte alla trasformazione e da indirizzare alla reciproca comprensione e non alla strumentalizzazione e al dominio degli uni sugli altri.
Che ruolo assume il pensiero politico delle donne?
In questa nuova, terza edizione il pensiero politico delle donne assume un ruolo importantissimo, raccogliendo la sfida dei tanti studi che, negli anni più recenti, a livello nazionale e internazionale hanno messo in rilievo il rilevantissimo contributo dato da molte donne alla riflessione politica “alta”, del tutto degne di figurare perfettamente alla pari con i grandi del pensiero politico occidentale. E così si è voluto tracciare una sorta di filo rosso al femminile che segna la grande riflessione politica occidentale dal XVII secolo fino alla contemporaneità attraverso alcune protagoniste quali Mary Astell, Olympe de Gouges, Mary Wallstoncraft e altre per arrivare a Rosa Luxemburg, Simone Weil, Hannah Arendt. Come nel caso degli altri grandi pensatori politici presentati nel libro, non ho inteso fare una carrellata esaustiva di tutti i nomi illustri di pensatrici che hanno attraversato la scena del moderno Occidente, quanto mostrare i lineamenti di fondo di una riflessione al femminile che rappresenta un punto di riferimento essenziale tanto sotto il profilo dell’analisi teorica generale di aspetti costitutivi della politica (per esempio in riferimento a problematiche quali: liberà, uguaglianza, diritti umani ecc.) quanto per la capacità di svelare alcune aporìe insite in concetti di marca prettamente maschile. Mi è sembrato importante anche non relegare le donne sotto una etichetta che le comprendesse tutte insieme, per esempio sotto una qualche dicitura come “il pensiero politico delle donne” o simili. Quindi i contributi su pensatrici e pensatori politici sono ordinati semplicemente in ordine cronologico, con particolare attenzione alle opere più importanti presentate. Tale scelta mi è sembrata tanto più significativa ai fini di ribadire l’assoluta parità tra donne e uomini e anche la speranza in un futuro che possa davvero essere disegnato a partire da donne e uomini tutti uguali ed ugualmente liberi. Come donne e uomini del XXI secolo infatti non possiamo che sentirci tutti profondamente sotto scacco quando in Afghanistan e in tante altre parti del mondo (e a volte anche in insospettabili cornici dell’Occidente) dobbiamo ancora sentire pieno di attualità il grido di sdegno lanciato da Christine de Pizan già all’inizio del XV secolo: «Ahimé, mio Dio, – leggiamo nel suo La città delle dame – perché non mi hai fatta nascere maschio, affinché le mie virtù fossero tutte al tuo servizio, così da non sbagliarmi in nulla ed essere perfetta in tutto, come gli uomini credono di essere?»
Questa nuova edizione del volume vede aggiunti autori contemporanei come Hans Joachim Morgenthau, Raymond Aron, Martin Wight e John Rawls: quale contributo offrono al dibattito politico?
I nomi indicati rappresentano senz’altro punti di riferimento essenziali in relazione all’analisi dei grandi temi della politica contemporanea e delle forme della sua legittimazione sia sul terreno della storia del pensiero politico che per quanto riguarda la filosofia politica, la scienza politica e le relazioni internazionali. Anche sotto il profilo metodologico e dal punto di vista del confronto fra settori disciplinari diversi è sembrato importante introdurre l’analisi delle loro opere più significative e dei modelli teorici prospettati, anche in considerazione di tematiche-chiave del volume quali il problema dei rapporti fra gli Stati, della pace e della guerra. D’altra parte che i confini della politica interni ed esterni agli Stati siano più che mai interconnessi e strettamente correlati appare oggi più che mai chiaro. Anche nel caso di questi autori l’auspicio è quello di stimolare il lettore ad ulteriori approfondimenti proprio a partire dall’analisi delle loro opere, oramai entrate a far parte dei classici del dibattito politico contemporaneo. La sfida resta sempre quella che fa da volano a tutto il volume: la prospettiva di un pensiero critico che non prevede soluzioni di continuità fra passato-presente-futuro e che aiuti ad abbattere pericolosi dogmatismi preconcetti, spesso forieri di pericolosissime derive totalitarie.
Raffaella Gherardi, già Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Bologna in cui ha rivestito diverse cariche accademiche (Preside della Facoltà di Scienze politiche, Direttore di dipartimento, membro del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione). Fa parte della Giunta Centrale per gli Studi storici. I suoi interessi di ricerca sono orientati in particolare alle tematiche delle trasformazioni dello Stato in Europa in età moderna e contemporanea e al dibattito relativo, sia sotto il profilo del pensiero politico che per quanto riguarda gli effettivi mutamenti istituzionali. Fra i suoi volumi più recenti Politica, istituzioni, individui. Percorsi contemporanei (Carocci, 2018) e La Dichiarazione universale dei diritti umani. Storia, tradizioni, sviluppi contemporanei (a cura di; Viella, 2020).