“La perizia psicologica. Prospettive e metodi in psicologia e psicopatologia forense” di Luca Sammicheli

La perizia psicologica. Prospettive e metodi in psicologia e psicopatologia forense, Luca SammicheliProf. Luca Sammicheli, Lei è autore del libro La perizia psicologica. Prospettive e metodi in psicologia e psicopatologia forense, edito dal Mulino: quale ruolo svolge lo psicologo nel processo?
Nei processi talvolta sono necessarie delle “consulenze” – effettuate da esperti dei più disparati settori scientifici – che svolgono una funzione di ingresso di nozioni tecniche necessarie per la soluzione della questione giuridica.

Nel mio testo si affrontano le problematiche dello psicologo chiamato quale “esperto” all’interno dei procedimenti giudiziari, sia penali che civili. Ossia le ipotesi nelle quali per la soluzione di una determinata questione giuridica è necessario un preliminare vaglio tecnico di tipo psicologico. Gli esempi possono essere i più disparati: la capacità di intendere e di volere dell’imputato o la idoneità a testimoniare del minore vittima di reato in ambito penale oppure la capacità di agire del testatore o la idoneità genitoriale del genitore affidatario in ambito civile.

Quali problematiche sono intrinseche della psicologia giuridica?
Nel volume ho cercato di approfondire e chiarire la sussistenza di due radicali “problematiche intrinseche” che investono l’ingresso delle scienze del comportamento nel processo.

Un inciso: ho cercato di sostituire spesso la locuzione scienze del comportamento  a quella più specifica di psicologia in quanto ritengo che molte delle questioni che emergono nella trattazione non riguardano esclusivamente la psicologia (così come può definirsi in termini riduttivamente accademici od ordinistici) ma più in generale tutte quelle discipline (medicina legale, psichiatria forense, criminologia…) che si occupano, per l’appunto, dell’ingresso di una conoscenza tecnica sul comportamento umano nel processo.

Ebbene, sulla scia degli spunti già offerti da noti studiosi (in primis Guglielmo Gulotta) si possono enucleare due problematiche che rendono particolare (ossia, rispetto alle altre discipline scientifiche prestate al processo) l’utilizzo processuale delle scienze del comportamento.

La prima è una particolare vicinanza di oggetto tra diritto e psicologia: si può infatti facilmente osservare, in uno sforzo di ipersemplificazione, che sia il diritto che la psicologia hanno come loro oggetto di studio (nel senso originario di cura, si occupano di…) il comportamento umano (già Gulotta, appunto, osservava anni fa: «I giuristi e gli psicologi rappresentano due comunità di studiosi che, pur occupandosi di due campi connessi, si ispirano a presupposti diversi»).

La seconda problematica è quella invece relativa alla elevata frammentazione epistemologica della psicologia e delle scienze del comportamento. Anche in questo caso possiamo dare di nuovo la parola a Gulotta sul tema: «La sfiducia del giurista dipende dalla congerie di antinomie in cui la psicologia si dibatte in relazione ad assunti reciprocamente incompatibili. In effetti la psicologia contemporanea offre quasi sempre paradigmi alternativi di interpretazione dei fatti che rappresentano differenti prospettive di valutazione degli stessi.».

Ecco, in uno sforzo di semplificazione, possiamo dire che queste due radicali problematiche connesse all’uso della psicologia impattano su due diversi aspetti: da una parte la maggiore vicinanza d’oggetto talvolta può creare rischi di confusione di ruoli tra giudici (ed attori giuridici in generale) e tecnici; dall’altra la frammentazione epistemologica delle scienze del comportamento può determinare profonde incertezze decisionali quando il giudice di trova di fronte a responsi scientifici così radicalmente distanti nei loro stessi fondamenti epistemologici.

Quali peculiarità presenta la prova scientifica di tipo psicologico?
In primo luogo le peculiarità sono quelle che abbiamo accennato prima: le problematiche intrinseche si traducono di fatto in peculiarità di gestione giudiziaria della prova scientifica di tipo psicologico.

A queste se ne aggiungono altre di tipo specifico. Una in particolare che ho cercato di sottoporre a critica nel testo è l’equazione per la quale – in sostanza – la psicologia assume valore scientifico (e dunque esula dallo scibile comune e dunque diventa dominio degli esperti) solo quanto entra nel dominio del patologico. E da ciò l’idea di un confine ideale tra normalità psichica e malattia mentale. Il tema ci conduce su vexatae quaestiones che agitano le nostre materie sin dalla loro origine: quali i rapporti tra psicologia e psichiatria; quali i rapporti tra psichiatria e medicina legale; come queste (reali o solo di facciata) si riflettono distinzioni nelle dinamiche peritali. Sul punto la mia posizione è sostanzialmente “ecumenica” nel ritenere che vi sia una convergenza di competenze formali alle quali devono però aggiungersi reali competenze concrete.

Quali applicazioni trova in ambito penale la psicologia forense?
Nel testo ragioni di spazio hanno impedito di entrare all’interno dei contesti peritali specifici. Mi sono limitato ad approfondire la disciplina (prevista dal codice di procedura penale) del lavoro del perito (e dei consulenti tecnici) valida in tutti i contesti peritali. In ogni caso volendo citare i contesti più noti si possono fare gli esempi delle perizie sulla imputabilità e pericolosità sociale; le perizie sui minori testimoni (e vittime) di reati sessuali oppure, per esempio, le perizie in caso di reati circonvenzione di incapace.

In cosa consiste la perizia e cosa deve accertare?
Il cosa deve accertare la perizia dipende appunto dal contesto in cui viene disposta. Per tornare agli esempi di prima, se viene disposta una perizia sulla imputabilità la perizia deve accertare che l’imputato fosse “capace di intendere e di volere” al momento del fatto ed in relazione al fatto, ossia di realmente determinarsi nel reato commesso. Se viene disposta una perizia sulla idoneità testimoniare di un minore, la perizia dovrà accertare che il minore sia in possesso di quelle facoltà psichiche adeguate (memoria, linguaggio, ragionamento, resistenza alla suggestione) per potere realmente fare il testimone di reato (e dunque essere mezzo di prova per eventualmente condannare un cittadino).

Qual è l’importanza della psicologia forense in ambito civile?
Anche in relazione a questo vale quanto detto prima. Nel testo non ho potuto approfondire i contesti peritali specifici del dominio civile, per i quali ci vorrebbe un testo a sé. Mi sono anche qua limitato ad una analisi delle norme giuridiche che disciplinano il lavoro del consulente in ambito civile, dandogli una lettura specifica dal punto di vista del consulente della psiche. Ossia cercando di affrontare proprio quelle problematiche che mi pare più sovente sorgano nella pratica peritale di psicologi e medici.

Volendo anche in questo caso fare degli esempi di attività peritali di tipo psichico in ambito civile si possono citare le delicatissime consulenze nell’ambito dell’affidamento dei minori (affidamenti sia endofamiliari che extrafamiliari, questi ultimi casi tristemente noti alle cronache recenti). Oppure le tematiche a mio avviso molto affascinanti legate alla capacità di agire: come conciliare la tutela della volontà di soggetti deboli (per esempio un testamento di soggetto di elevata età) con la certezza che tali volontà siano realmente genuine e frutto di mente ancora sufficientemente integra?

Quali problemi pratici e di metodo solleva la psicologia forense?
Forse troppi per poterli riassumere in una intervista! Quello che mi sento di potere dire è che ho cercato di affrontare tali “problemi” sia dal punto di vista dei tecnici sia dal punto di vista dei giuristi. Credo infatti che in questa disciplina molte problematiche non sorgano specificamente in uno dei due domini (diritto o scienze del comportamento) quanto piuttosto nel momento della loro interazione. Linguaggi simili, infatti, richiedono uno sforzo di traduzione ancora più accurato onde evitare di cadere in pericolose forme di…lost in translation…per citare un bel film.

Luca Sammicheli, psicologo forense, è professore a contratto di Psicologia forense presso l’Università degli Studi di Padova, professore a contratto di Neuropsicologia in ambito forense presso l’Università degli Studi di Bologna, Docente di Psicologia Clinica nel Master in Neuropsicologia e Psicopatologia Forense dell’Università degli Studi di Padova e professore a contratto presso la Scuola Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università degli Studi di Padova

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