“La necessità degli apocalittici” di Geminello Alvi

La necessità degli apocalittici, Geminello AlviÈ un libro nient’affatto piano La necessità degli apocalittici di Geminello Alvi, edito da Marsilio; una prosa doviziosa lo caratterizza, a tratti bizantina, che, per ammissione diretta dell’Autore, «solo la meraviglia degli uomini miti potrà leggere […] con la calma che esso richiede.» Non un’interpretazione dell’Apocalisse, perché «come si potrebbe mai spiegare a qualcuno l’arcoba­leno, il suono di una tromba, l’odore del fuoco, la propria pochezza o che nell’Apocalisse viva ogni inestricabile dovere?» E dunque semplicemente un «diario enciclo­pedico di quanto appreso durante tanti anni leggendo e rileggendo il libro dell’Apocalisse».

Il nostro si produce in erudite dissertazioni di filologia e critica testuale neotestamentaria, a cominciare dall’attribuzione del libro: il Giovanni del quarto Vangelo o uno sconosciuto presbitero efesino? Vexata quaestio ancora irrisolta.

Alvi rivendica un’interpretazione teologica del testo giovanneo, contro ogni riduzione letteraria o tentazione ‘sociologizzante’, e, sulla scia di Antonio Rosmini, stigmatizza la «cattolicità in rincorsa altruista» e l’uomo che, «obbedendo all’Onu e al progresso […] si concede facoltà di stabilire il regno ideale per arbitrio, senza Dio; ma divinizzando.»

Il commento al testo apocalittico ne rivela la natura iniziatica tanto che l’Autore riconosce che «la lettura dell’Apocalisse è atto di ascesi»: la lunga teoria di «chiosatori», coi loro «commenti e vite apocalittiche» che scorre nel libro, lo testimonia. Come Sergej Nikolaevic Bulgakov, che si dedicò a scrivere, «con devo­zione totale e per molti anni, il suo commentario al libro dell’Apo­calisse» morendo però prima di poterlo finire. Tentativi di decifrare misteri insondabili, «vite [che] confermano l’urgenza degli apocalittici e la necessità dell’Apocalisse, che ci travolge all’impronunciabile», uomini «le cui esistenze sono commento dell’Apocalisse migliore di ogni altro mai scritto, essendone stati il vivente sacrificio.»

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