“La Luna di Oriana” di Oriana Fallaci: trama e recensione

La Luna di Oriana, Oriana Fallaci, trama, recensioneUn evento che ha cambiato la Storia, che ha ridisegnato i confini delle possibilità umane: lo sbarco sulla Luna ha rappresentato un avvenimento epocale e continua a costituire un fatto leggendario per l’immaginario mondiale. Se di recente il grande schermo ci ha raccontato le gesta del primo uomo sulla Luna – nel film First Man, diretto da Damien Chazelle –, in libreria sono le pagine di La Luna di Oriana, pubblicato da Rizzoli, a farci viaggiare a ritroso nel cosmo in compagnia dei suoi protagonisti. La casa editrice, difatti, ha raccolto gli articoli che Oriana Fallaci realizzò come inviata dal 1964 per «L’Europeo», a Cape Kennedy, dove i razzi alti come grattacieli si preparavano a lanciare l’uomo nel futuro. Lei, infaticabile cronista, incontrò e intervistò scienziati, medici, scrittori, fisici e tecnici, per esplorare da terra lo spazio e fissare su carta il fermento di anni incredibili, come le missioni che uomini del tutto “normali” si apprestavano a compiere. Gli astronauti, il successo e il fallimento delle loro operazioni diventano oggetto di articoli che la Fallaci consegna ai posteri con quello stile diretto, sagace e travolgente che ha segnato la sua intera carriera.

«La costante sorpresa è quanto siano terrene queste creature di fantascienza che dalla provincia volano direttamente dal cosmo e dal cosmo direttamente in provincia. Quanto siano terrene le loro curiosità, i loro problemi, le loro abitudini».

Nei suoi pezzi, la giornalista descrive la normalità di questi uomini pronti a compiere lo straordinario. Di James McDivitt, Dick Gordon e Jim Lovell, per esempio, cita le origini, i sogni da ragazzi, la famiglia, le chiacchiere fatte nei loro salotti. Dei tre astronauti morti nel rogo della capsula Apollo (Grissom, White e Chaffee), con i quali era stata nella base spaziale americana, traccia un ritratto appassionato e drammatico: li descrive come “coraggiosi in un mondo pieno di codardi, umili in un mondo di vanesi, intelligenti in un mondo pieno di imbecilli”.

«Io non l’ho imparata la loro disinvoltura dinanzi alla morte, la certezza che la morte sia il prezzo con cui si pagano i sogni, e pazienza se è un prezzo pagato anzitempo, a soli quarantun anni, trentasei anni, trentun anni, prima di vedere i leoni, gli elefanti, le tigri, l’Alaska. Non ho imparato neanche l’indifferenza con cui li tratta la gente».

E poi c’è Pete Conrad, incontrato alla Nasa e divenuto più che un amico, un fratello, con cui condivide la voglia di raggiungere la Luna, per la quale ha faticato una vita (secondo a salirci, dopo Armstrong, insieme ai compagni Richard Gordon e Alan Bean, di cui pure riporta storie e pensieri). La capacità unica della scrittrice risiede anche nel dare voce al mondo circostante agli “eroi della Luna”, nel riportare le loro fragilità e le sensazioni di uomini, le paure delle mogli. La sua scrittura segue in tempo reale le conquiste: il primo piede sulla Luna posato nel 1969, il successo dell’Apollo 11 e dell’Apollo 12, l’odissea del meno fortunato Apollo 13.

«That’s one small step for man, one giant leap for mankind. Questo è un piccolo passo per l’uomo, è un salto gigantesco per l’umanità».

Nelle pagine della giornalista toscana seguiamo conversazioni, dialoghi, racconti arricchiti da fotografie. Nel volume vengono riportate anche la sua intervista al capo della Nasa, il dottor Thomas Payne, e la sua prima grande inchiesta su un tema affascinante: l’esplorazione di Marte, esplosa dopo il crescente entusiasmo dovuto allo sbarco sulla superficie lunare. Il libro diventa un reportage appassionante che fa viaggiare il lettore nel tempo e nello spazio (letteralmente). Un tuffo tra l’ignoto e la grandezza di un sogno che, dal 1969 a oggi, continua a emozionare l’umanità.

«Ma eran davvero ubriachi di Luna? Io dico no: erano ubriachi di felicità. Perché si sentivano liberi, disubbidienti e liberi in quel pianeta tutto per sé, in quella fiaba tutta per sé. I bambini non fanno lo stesso quando si diverton con l’acqua e la mamma li rimprovera?».

Angelica Sicilia

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