“La lirica dei trovatori” di Ulrich Mölk

La lirica dei trovatori, Ulrich MölkLa lirica dei trovatori
di Ulrich Mölk
il Mulino

«La lirica dei trovatori è uno di quei prodotti artistici che, anche se legati a una determinata epoca e a un determinato ambito culturale, hanno conservato intatta la loro forza e la loro bellezza al di là del tempo e dello spazio. Enigmatica nella sua origine come la lirica degli Scaldi, come questa essa ha formato la lingua per produrre le opere d’arte più singolari, rimanendo tuttavia arte sociale. In modo ben diverso dalla lirica del nord, la lirica dei trovatori, che vide la luce nella Francia meridionale, ha influenzato quasi tutta la poesia europea. Il Minnesang tedesco e l’opera di un Dante o di un Petrarca sono solo gli esempi a noi più noti della sua influenza diretta. Nella Francia settentrionale come in Catalogna e persino in Portogallo o in Inghilterra, sia i poeti che il pubblico furono consapevoli per molto tempo dell’eredità dei trovatori.

Gli inizi di quest’affascinante poesia vengono collocati generalmente a cavallo tra l’XI e il XII secolo; essa raggiunge il suo culmine tra il 1160 e il 1180. La crociata contro gli Albigesi (1209-1229) e la conseguente annessione dei territori meridionali nel regno francese rappresentano le tappe della sua decadenza. La costituzione, a Tolosa nel 1323, dell’unione dei poeti della ‘gaia scienza” (Consistori de la Gaya Sciensa) non significa il rinascere dei «saturnali di uno spirito, che ha resistito pazientemente a una pressione lunga e terribile», ma l’inaugurazione di una sterile poesia di scuola, che sigilla il destino della cultura, ormai morta, dei trovatori. La cultura dei trovatori, ed è a questa che si riferisce anche Friedrich Nietzsche, può invece essere chiamata benissimo cultura della «gaia scienza».

Se si prescinde da tentativi isolati di commentatori italiani di Petrarca nel Cinquecento, l’indagine filologica sulla lirica dei trovatori inizia durante l’Illuminismo francese, per poi raggiungere la sua fondazione scientifica solo con il Romanticismo. Il primo capitolo di questo volume è dedicato alla riscoperta dei testi provenzali, che Friedrich Schlegel definì le «fonti della poesia romantica». Nei capitoli successivi il nostro scopo principale sarà quello di far emergere la specificità artistica della lirica dei trovatori. Considereremo quindi i fenomeni storici e storico-filosofici solo laddove essi risulteranno necessari alla nostra esposizione. Nel capitolo IX ci occuperemo infine dei testi in prosa che ci sono stati tramandati nei canzonieri; tuttavia, come il lettore vedrà, non ci allontaneremo in realtà dai testi poetici, che restano il nostro unico obiettivo.»

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