
A quando risalgono i primi tentativi di mettere per iscritto e dare forma letteraria alla lingua volgare tedesca?
La più antica testimonianza di un primitivo stadio della lingua tedesca è costituita da un insieme di circa trenta iscrizioni runiche, di area germanica meridionale, risalenti ai secoli V-VII. Queste iscrizioni, tutte su oggetti, sono, per la gran parte, costituite da nomi propri; in alcuni, singoli, casi traspare già una qualche eco della Cristianizzazione e alcune iscrizioni mostrano tracce di un primitivo linguaggio poetico tedesco e della sua stilizzazione, ad esempio nell’uso dell’allitterazione come strumento di organizzazione del testo. In questo contesto va segnalata in particolare la fibula I di Nordendorf, alemanna, risalente agli inizi del VII secolo, sul cui verso si legge, su tre righe: logaþore / wodan / wigiþonar, «Logathore, Odino, sacro-Donar», mentre sul recto ci sono i nomi dei donatori: awaleubwini «Awa (e) Leubwini». Qui le parole in L logaþore … leubwini abbracciano l’iscrizione nella sua interezza, mentre quelle con la W wodan wigiþonar collegano la parte interna. D’impronta già cristiana è la fibula franca di Osthofen, della seconda metà del VII secolo che contiene lo scongiuro go[d] fura d[i]h d[e]ofile «davanti a te Dio, diavolo». La trasmissione manoscritta di testi scritti in lingua volgare tedesca inizia invece con la metà dell’VIII secolo. All’inizio della storia della letteratura tedesca troviamo una serie di tentativi di mettere per iscritto e dare forma letteraria ad una lingua volgare, che, fino ad allora, era vissuta esclusivamente nell’oralità. I testi in volgare, prevalentemente traduzioni dal latino, vengono messi per iscritto sia con l’intento pedagogico di fornire un ausilio ai giovani allievi delle scuole conventuali che devono approfondire la conoscenza del latino, sia per la volontà di coinvolgere, almeno fino ad un certo punto, anche più ampie cerchie di laici illitterati nella tradizione culturale classico-cristiana. Importante è il ruolo dell’attività missionaria cristiana che non può fare a meno di testi in tedesco: per i missionari è fondamentale e impellente rendere accessibili, in una lingua comprensibile ai laici non istruiti, i testi religiosi e liturgici di base, in modo da poter agevolmente diffondere i più importanti contenuti della nuova fede; questo fervore si riflette nella ricchezza, già dagli inizi, della letteratura di traduzione. A partire dall’VIII secolo, nell’ambito di questa fervente attività di divulgazione culturale e religiosa, vengono redatte le prime traduzioni di testi catechetici e liturgici semplici, quali formule battesimali, Padre nostro, Credo, formule confessionali, che sono chiaramente funzionali alla diffusione della dottrina cristiana tra i laici. A partire dalla prima metà del IX secolo si hanno anche tentativi di dare una forma poetica a tematiche cristiano-religiose, utilizzando strumenti poetici della tradizione germanica quale il verso allitterante, forma che caratterizza anche il Canto d’Ildebrando, unica testimonianza dei primordi della poesia eroica germanica in area tedesca. Anche in area linguistica antico sassone fino al IX secolo si fa uso dell’allitterazione per la poesia a carattere religioso. Con il Liber Evangeliorum di Otfrid von Weißenburg si comincia poi ad usare una forma poetica diversa, quella dei versi a rima finale.
A quali generi appartengono i primi testi in tedesco?
Per il periodo tedesco antico non è possibile tracciare un vero e proprio sistema dei generi. I confini tra le varie tipologie di testo sono spesso fluidi. Questo emerge in modo particolare da un gruppo di carmi, a rima finale, dedicati alla celebrazione di santi ed eroi, come il Canto di San Giorgio o il Canto di Ludovico, con commistione di caratteristici tipici di generi diversi come la letteratura agiografica, la poesia encomiastica o il carme eroico. All’inizio della produzione del testo scritto in tedesco prevale la letteratura di traduzione, in particolare in ambito religioso. Vengono tradotti dal latino testi catechetici, le Sacre Scritture, gli Inni Ambrosiani e la Regola benedettina, più tardi anche testi scientifici e giuridici. Di particolare valore culturale sono le traduzioni di Notker di San Gallo di testi classici appartenenti alla sfera delle septem artes liberales. L’eredità dell’antica poesia germanica, tipicamente orale, si mostra nella ricca tradizione di incantesimi e di formule di benedizione, nella poesia cosmogonica ed escatologica e, non da ultimo, nel carme eroico. La poesia biblica segue inizialmente ancora l’antica tradizione formale del verso allitterante, mentre, nel IX secolo, nasce con il Liber Evangeliorum di Otfrid von Weißenburg una nuova forma poetica nella letteratura tedesca, quella del verso a rima finale, che caratterizzerà la poesia in lingua tedesca fino ad oggi. Non va dimenticata la vasta e variegata attività glossatoria del periodo antico e la nascita dei primi glossari latino-tedeschi come l’Abrogans, una traduzione in altotedesco antico di un vocabolario latino dei sinonimi che è stato redatto nella seconda metà dell’VIII secolo e che costituisce il ‘più antico libro tedesco’. Infine, nel contesto dell’attività glossatoria, vanno ricordati anche quei glossari che, come le Glosse e conversazioni di Kassel, sono stati arricchiti con frasari bilingue che simulano situazioni comunicative che un viaggiatore di lingua straniera doveva potenzialmente affrontare in terra tedescofona.
Quali sono i testi in lingua volgare dell’epoca più significativi?
Se consideriamo che la cultura scritta nell’alto Medioevo nell’area linguistica tedesca è quasi interamente in latino e che la tradizione scritta in lingua volgare costituisce solo una minima parte della produzione letteraria, sarei tentata di dire che tutti i testi che sono stati scritti in lingua tedesca in quel periodo sono significativi. Tuttavia, ci sono dei testi che per le loro particolari caratteristiche possono essere definiti più significativi di altri. Per l’area del bassotedesco va sicuramente menzionato lo Heliand, una delle più mature composizioni poetiche di argomento biblico che ci siano pervenute dai primordi della letteratura in lingua tedesca. Il suo anonimo autore si inserisce nella tradizione poetica germanica: i contenuti dei Vangeli vengono presentati in versi allitteranti e le strutture e i concetti biblici sono trasposti nelle forme, nei modelli e nella terminologia del poema eroico germanico. Questa scelta poetica si ripercuote anche sullo stile del poema, che risente dell’ampiezza dello stile epico germanico con il suo linguaggio elevato, le sue ricche perifrasi poetiche, i parallelismi, le formule e le variazioni, cioè le ripetizioni con altre parole di uno stesso concetto. Di particolare interesse filologico è il Canto di Ildebrando, un carme eroico in versi allitterante risalente all’VIII secolo e tramandato in un manoscritto del IX secolo che tematizza il diffuso motivo letterario del conflitto tra padre e figlio a esito tragico, qui inserito nella leggenda intorno a Teoderico il Grande. I versi tramandati sono scritti in una lingua che mescola tratti dell’altotedesco antico con caratteristiche del sassone antico, con tutta evidenza il risultato, non sempre riuscito, di un tentativo di trasporre in sassone antico un testo scritto originariamente altotedesco. Nell’ambito dei testi che documentano l’eredità germanica vanno menzionate anche le due Formule magiche di Merseburgo, in francone orientale, testimonianza di uno stadio estremamente antico sia dal punto di vista linguistico che mitologico. Il carattere prettamente germanico-pagano degli incantesimi rimanda ad un’epoca precedente alla Cristianizzazione del Regno franco. Le due formule, finalizzate una ad ottenere la liberazione di un prigioniero e l’altra la guarigione di una slogatura di un cavallo, hanno la medesima struttura: a un’introduzione di tipo narrativo segue un incantesimo integrato nel racconto. Proferendo la formula si evocherebbe una magia di tipo analogico, per cui le forze magiche si dovrebbero trasferire dal dato mitico al caso in questione; la tradizione formale germanica della poesia allitterante rafforza la tendenza alla ripetizione e al parallelismo propria del discorso magico. Di rilevanza non solo storico-culturale bensì anche storico-politica è, invece, il Canto di Ludovico, un carme dedicato alla vittoria riportata nell’881 da Ludovico III, re dei Franchi occidentali, sui Vichinghi danesi a Saucourt. Il particolare modo di tematizzare gli avvenimenti storici nell’opera e l’uso di un dialetto tedesco per presentare una situazione storico-politica del regno occidentale, ormai linguisticamente romanizzato, fanno pensare ad un possibile utilizzo del carme per scopi di propaganda politica, come tentativo di incitare anche i Franchi della parte orientale del regno carolingio ad opporsi in modo decisivo agli attacchi danesi. Quanto alla tarda fase del tedesco antico, avevo già accennato in precedenza all’importanza dell’opera di traduzione di Notker di San Gallo. Un’altra opera significativa di questa fase è costituita dalla parafrasi del Cantico dei Cantici ad opera di Williram von Eberberg, la Expositio in Cantica Canticorum, composta verso il 1060 in latino, in esametri leonini, dedicata con una poesia latina in undici distici elegiaci al giovane re Enrico IV (1056-1106). Nel prologo Williram spiega che cosa intende ottenere con quest’opera: vuole promuovere un rinnovamento dell’esegesi della Sacra scrittura contro la sempre crescente secolarizzazione della scienza e della poesia; in quest’ottica si propone di rendere più agevole la comprensione del Cantico dei Cantici, sia in versi, sia con una versione in prosa tedesca. L’opera di Williram è, dunque, una doppia parafrasi del testo biblico: accanto ad una rielaborazione in versi latini c’è una versione in prosa tedesca, annotata frase per frase con un commento in prosa mista tedesco-latina. Questa forma, che per l’inserzione del volgare è tripartita, costituisce un unicum per l’epoca; si ritrova nei manoscritti più antichi, risalenti alla seconda metà dell’XI secolo e redatti ancora sotto la guida dell’autore, e continua anche, in parte, nella tradizione seguente. La doppia parafrasi, in una versione in versi ed una in prosa, fa parte della tradizione: nella poesia cristiana la prima attestazione è in Sedulio, che fa seguire una parafrasi in prosa al suo Carmen Paschale in esametri; l’innovazione di Williram sta quindi nell’aver utilizzato il volgare tedesco per la versione in prosa, cosa che conferma la crescente importanza della lingua volgare pur in un contesto in cui la latinità continua ad essere predominante nella cultura scritta.
Claudia Händl insegna Filologia germanica presso l’Università di Genova. Ha pubblicato, tra l’altro, studi relativi alla poesia tedesca medievale, alla letteratura germanica delle origini, alla letteratura eroica in alto e basso tedesco medio e alla sua ricezione nell’età moderna, alla relazione fra testo e immagine nel medioevo tedesco, ai testi giuridici germanici e il loro lessico. È intervenuta con relazioni a numerosi convegni nazionali e internazionali nell’ambito della Filologia e linguistica germanica e ha organizzato convegni scientifici in Italia e all’estero.