
di Raffaele Morelli
Mondadori
«Nel mondo moderno si diffonde sempre di più l’idea che possiamo cambiare tutto ciò che vogliamo, che il progresso ci consegnerà un nuovo regno tecnologico dove potremo essere finalmente liberi di realizzare ogni nostro sogno grazie alle scoperte della scienza. L’immagine del femminile, fra tutte, è quella che forse maggiormente ha subito dei cambiamenti. Perché non avere un figlio a 50 anni e oltre? Che cosa ci impedisce di rifare il seno, magari come regalo dei 18 anni? E il ciclo… che fastidio! Perché non eliminarlo?
Nessuno considera che Iside, la divinità che riunisce in sé tutte le dee del femminile, è un’energia che crea nella ciclicità e genera la capacità gravidica, non solo, ma produce incessantemente la psiche femminile: sì, perché la mente di ogni donna è antica, ed è imperniata, come alle origini, sulla natura, sulla metamorfosi, sul divenire. Come dirò più avanti, ogni mestruazione, comparendo e scomparendo ogni ventotto giorni, mostra l’apparire e il nascondersi, il legame con la terra e le stagioni… E la menopausa? È forse l’epoca della propria vita nella quale una donna acquisisce la massima sapienza del femminile e l’erotismo più libero… proprio quando la nostra cultura vorrebbe relegarla soltanto al ruolo di nonna!
Le donne creano incessantemente se stesse e il mondo: nelle aree più nascoste del cervello contengono un “latte primordiale” che nutre loro stesse e chi sta loro vicino. Noi vediamo la madre che allatta, ma è solo un momento della vita femminile, la quale possiede un “seno psichico” che alimenta incessantemente ogni donna e la sua vita affettiva. Si dovrebbe parlare a lungo di “atmosfera femminile” che si propaga a ciò che sta intorno e crea immagini, fantasie, desideri, e infine soprattutto saperi pratici, concreti. Le donne sono le Signore della materia e per questo molte di loro amano cucinare, così come producono il latte e custodiscono il senso della permanenza, delle tradizioni, di tutto ciò che ritorna ogni anno come le stagioni. E poi la casa: grazie al mio lavoro ho scoperto come, via via che gli anni passano, le donne si sentono davvero indipendenti solo quando possiedono il loro spazio, che forse è più importante dell’amore. […]
Tutto questo per dire che c’è una “donna antica”, e guai ad allontanarsi da lei: è la Signora di tutte le donne e ignorarla significa ammalarsi. Nella nostra cultura molto cerebrale sembra che si possa avere tutto e subito, e mai come oggi abbiamo perduto la pazienza di aspettare, che è un arte tipicamente femminile ed è la qualità che fa maturare le esperienze affinché possano dare i loro frutti.
Non potevo esimermi dal parlare di questa donna antica, che dalle origini rappresenta il fondamento del femminile. Ogni donna è, come abbiamo detto, un concerto di dee, che sono le stesse di sempre, che rappresentano le fondamenta, senza le quali sono in agguato la nevrosi, il disagio, la depressione.
Ogni donna aspetta se stessa giorno dopo giorno e aspetta quel nuovo che sorge dall’inconscio e che solo la donna antica può partorire.
Ciò che vive nascosto, che appartiene alla terra e alla natura, e che ha il suo centro nella ciclicità del divenire: questo è il femminile. “Femminile” significa che esiste una struttura, una funzione che contiene il processo creativo, sia per gli uomini sia per le donne. Del resto la genetica ci insegna che la donna è XX, mentre il maschio è XY: forse il dramma dei femminicidi è legato alla dimenticanza che i maschi fanno proprio di questa loro X, in nome e per conto di un maschile che soffoca e domina completamente la coscienza. Occuparsi della psicologia del femminile è quanto mai fondamentale in questa epoca: non soltanto per evitare il suicidio delle capacità creative dei maschi, ma per restituire alle donne il loro regno, spesso camuffato e disturbato dall’opinione comune. […]
Ogni donna può lottare per la sua liberazione dal maschilismo e dai suoi atavismi, ma qualsiasi idea abbia sulla meta da raggiungere, non può mai prescindere dai codici del pensiero eterno del femminile.»