“La dissidenza comunista italiana, Trockij e le origini della Quarta Internazionale” di Gabriele Mastrolillo

Dott. Gabriele Mastrolillo, Lei è autore del libro La dissidenza comunista italiana, Trockij e le origini della Quarta Internazionale 1928-1938, edito da Carocci: quali vicende segnarono la nascita e lo sviluppo dell’Opposizione di sinistra internazionale?
La dissidenza comunista italiana, Trockij e le origini della Quarta Internazionale, Gabriele MastrolilloL’Opposizione di sinistra internazionale (OGI nella sigla francese, la lingua franca dell’epoca e quindi dello stesso movimento trockista) fu fondata a Parigi nell’aprile 1930 come erede transnazionale dell’Opposizione di sinistra sorta nel 1923 nel Partito comunista sovietico e capeggiata da Lev D. Trockij. La battaglia dell’Opposizione di sinistra (e dell’Opposizione unificata dal 1926 al 1929) fu incentrata sulla critica alla gestione del partito da parte della fazione staliniana, accusata di aver inaugurato un processo di burocratizzazione del partito stesso che aveva posto fine al centralismo democratico e aveva favorito il rimpiazzo dei quadri rivoluzionari della prima ora con l’ingresso di nuovi individui, in buona parte di estrazione non proletaria, che spesso avevano maturato tale scelta per convenienza. L’Opposizione criticò altresì le scelte di politica economica e di politica estera seguite dal gruppo dirigente staliniano; nel primo caso, poiché temeva che la Nuova politica economica avesse potuto portare all’ascesa, in Unione Sovietica, di una classe di piccoli imprenditori privati e di contadini ricchi; nel secondo, perché riteneva che la politica promossa dall’Internazionale comunista (Komintern) relativamente alla Rivoluzione cinese su impulso del Cremlino, una politica collaborazionista nei confronti del Partito nazionalista (Kuomintang), avrebbe nuociuto agli sviluppi del movimento comunista in Cina.

La sconfitta definitiva dell’Opposizione unificata portò all’espulsione degli oppositori dal partito (1927) e di Trockij dall’Unione Sovietica (1929). Paradossalmente, l’aver inviato Trockij in esilio fu un gravissimo errore politico commesso da Stalin: fuori dalla giurisdizione sovietica, infatti, egli poté coltivare i contatti con le varie opposizioni di sinistra che nel frattempo erano sorte nei principali partiti comunisti conseguentemente allo scontro interno al Partito sovietico. Così facendo, egli riuscì a compattarle in un movimento internazionale che si considerò inizialmente l’Opposizione di sinistra internazionale del Komintern, mirante a promuovere un ripensamento della politica del Komintern (politica che, col consolidamento del regime di Stalin, risentì direttamente delle decisioni del Cremlino) e quindi un suo spostamento sulle posizioni promosse dal movimento trockista. Sostanzialmente, il movimento guidato “da remoto” da Trockij (in esilio dapprima in Turchia, poi in Francia, in Norvegia e infine in Messico) si concepì come alternativa globale allo stalinismo, alternativa che dal 1930 al 1933 fu ideata come leadership sostitutiva di quella che all’epoca guidava il Komintern.

Il trionfo di Hitler cambiò drasticamente lo scenario ed ebbe conseguenze anche all’interno del movimento trockista internazionale. Il successo del nazionalsocialismo, infatti, era stato indirettamente agevolato dalla politica settaria promossa dal Partito comunista tedesco in ossequio proprio alle direttive del Komintern, che a cavallo tra i due decenni promosse la linea nota come “classe contro classe”, un aspetto della quale fu la considerazione della socialdemocrazia come forza reazionaria, “socialfascista”, da sconfiggere piuttosto che da considerare alleata del movimento comunista. Questa politica fu categoricamente criticata da Trockij e dai suoi seguaci, invano. Proprio l’assenza di reazioni alla “catastrofe tedesca” da parte del Komintern fu ciò che convinse Trockij e il Segretariato internazionale (SI), l’organismo di direzione e coordinamento dell’OGI, della necessità di muoversi nella prospettiva di fondare una nuova Internazionale comunista, un altro Komintern, dato che quello esistente aveva dimostrato di essere succube della politica del Cremlino e non più un’organizzazione indipendente volta a coordinare gli sviluppi del movimento comunista a livello globale (come da statuto). Ciò portò alla “svolta indipendentista” del movimento trockista internazionale, che nell’agosto 1933 cessò di considerarsi Opposizione di sinistra del Komintern e si concepì come organizzazione comunista transnazionale indipendente, alternativa non più alla leadership stalinista del Komintern ma al Komintern stesso e pertanto embrione di una nuova Internazionale comunista, la Quarta in ordine cronologico. A tal fine, l’OGI cambiò denominazione, assumendo quella di Lega comunista internazionalista (LCI), suggerita da Alfonso Leonetti.

Dalla seconda metà del 1933, quindi, ebbe inizio il processo di costruzione della Quarta Internazionale, processo che in un primo momento cercò di coinvolgere anche l’eterogeneo mondo della sinistra socialista, invano, per una serie di ragioni affrontate nel libro, in primis la politica da adottare nei confronti del Partido obrero de unificación marxista (POUM) e quindi relativamente alla guerra civile spagnola. Al riguardo, la LCI (che nel luglio 1936, durante la I conferenza internazionale del movimento trockista, si rifondò e assunse la denominazione di Movimento per la Quarta Internazionale, MQI) promosse, in sintonia con Trockij, una politica settaria, critica nei confronti della politica frontista seguita dal POUM; ciò provocò l’allontanamento dal movimento trockista di una serie di influenti dirigenti tra cui il neerlandese Henk Sneevliet, il cui allontanamento privò il movimento trockista dell’appoggio di un influente partito, il Revolutionair-Socialistische Arbeiderspartij, guidato da Sneevliet. Ciononostante, con le proprie, esigue forze, il MQI riuscì comunque a fondare la Quarta Internazionale (ufficialmente denominata Partito mondiale della rivoluzione socialista) a Périgny-sur-Yerres, nei pressi di Parigi, il 3 settembre 1938.

Quale contributo fornì la dissidenza comunista italiana alla costruzione di questa alternativa globale allo stalinismo?
Tre furono, nel periodo interbellico, le formazioni comuniste dissidenti esterne al Partito comunista d’Italia (PCd’I), tutte alla sua sinistra e tutte derivanti da esso: quella consiglista (guidata da Michelangelo Pappalardi), quella bordighista (il cui principale dirigente fu Ottorino Perrone) e quella trockista, la più debole e più piccola delle tre. Pappalardi fu dal 1927 a capo di un raggruppamento (inizialmente ala sinistra della Frazione di sinistra bordighista), formato all’incirca da cinquanta/sessanta militanti presenti a Parigi e Lione, espressione italiana del cosiddetto “comunismo dei consigli”, una tendenza di estrema sinistra critica tanto dello stalinismo quanto dello stesso leninismo e quindi del trockismo. Di conseguenza, tra i seguaci di Pappalardi e il movimento trockista non ci fu alcun rapporto e gli sviluppi dell’OGI furono oggetto di una sterile ed effimera polemica sulle pagine degli organi di stampa dei consiglisti tra il 1928 e il 1931, anno in cui il raggruppamento guidato da Pappalardi si dissolse.

La principale formazione comunista eterodossa italiana fu la Frazione di sinistra, fondata nell’aprile 1928 a Pantin (nei pressi di Parigi) come erede della corrente del PCd’I capeggiata da Amadeo Bordiga, il principale dirigente del partito dalla sua fondazione (1921) al 1924, quando Antonio Gramsci fu nominato segretario. La Frazione di sinistra (con all’attivo all’incirca 200 militanti e varie migliaia di simpatizzanti in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti) seguì con interesse gli sviluppi dell’Opposizione di sinistra e iniziò a collaborare con l’OGI partecipando con due delegati alla conferenza dell’aprile 1930 in cui l’OGI fu fondata (la cosiddetta Conferenza preliminare), ma una serie di contrasti sorti tra il 1930 e il 1932 portarono all’allontanamento dei bordighisti dai ranghi dell’OGI e alla cessazione di ogni rapporto di collaborazione.

Diverso fu il caso del minuscolo raggruppamento trockista italiano, che coinvolse all’incirca una trentina di individui presenti a Parigi e dintorni. La prima organizzazione trockista italiana fu nota come Nuova opposizione italiana (NOI) – “nuova” per distinguerla dalla “vecchia”, la Frazione di sinistra –, fondata nel maggio 1930 da Alfonso Leonetti, Paolo Ravazzoli, Pietro Tresso, Mario Bavassano e Gaetana Teresa Recchia nell’ultima fase dello scontro ai vertici del PCd’I che portò alla loro espulsione dal partito nell’estate 1930 e al consolidamento del gruppo dirigente togliattiano. Nonostante l’esiguità numerica, gli sviluppi del trockismo italiano furono al centro dell’attenzione di Trockij e del SI specialmente nel primo triennio degli anni Trenta alla luce del peso ricoperto a livello internazionale da Leonetti e in misura minore da Tresso e dato il contrasto che divise la NOI dalla Ligue communiste, la sezione francese dell’OGI nonché una delle sue più importanti ramificazioni.

Che ruolo vi ebbero figure come Alfonso Leonetti e Pietro Tresso?
Il ruolo ricoperto da Leonetti e Tresso nella costruzione di questa alternativa globale allo stalinismo fu di primaria importanza, specialmente quello del primo. Infatti, studiare il suo ruolo coincide sostanzialmente con lo studio degli sviluppi dell’OGI e della LCI dato che Leonetti fu, insieme a Lev L. Sedov, colui che lavorò all’interno del SI per più tempo in assoluto: dal 1930 al 1936 (ufficialmente fino al 1937), eccetto per una breve parentesi tra il 1932 e il 1933 in cui fu sostituito da Tresso. Leonetti fu altresì membro della Commissione preparatoria della pre-conferenza internazionale dell’OGI, della Commissione tedesca della LCI e del Comitato di coordinamento sulla guerra italo-etiopica della LCI nonché esponente del Consiglio generale e del Bureau internazionale del MQI. Egli, inoltre, fu il responsabile editoriale del bollettino dell’OGI e fu incaricato di coordinare i lavori che avrebbero dovuto portare alla creazione di un’organizzazione giovanile quartinternazionalista. Fu quindi uno dei massimi dirigenti del movimento trockista, dal quale si allontanò nel 1937 a seguito di vari dissensi inerenti alla politica seguita dalla LCI.

Meno rilevante (seppur altresì importante) fu il ruolo di Tresso, membro del SI tra il 1932 e il 1933, della Commissione preparatoria della pre-conferenza internazionale e del Comitato esecutivo eletto nella conferenza di fondazione della Quarta Internazionale. La sua minore rilevanza a livello internazionale rispetto a Leonetti si spiega considerando che Tresso si impegnò già dal 1931 nelle file del trockismo francese, divenendone uno dei principali dirigenti già nella prima metà del decennio.

Come si esaurì l’esperienza del trockismo italiano?
Drammatiche furono le sorti del trockismo italiano, forza minoritaria nell’emigrazione antifascista in Francia, priva di quei finanziamenti necessari per far sì che un’organizzazione di esuli semiclandestini potesse sopravvivere pubblicizzando adeguatamente la propria attività politica sui propri organi di stampa. La prima fase del trockismo italiano terminò nel 1935, dopo che da tale raggruppamento (noto dapprima come NOI / Sezione italiana dell’OGI e poi come Sezione italiana della LCI) si allontanarono Bavassano, Recchia e Ravazzoli per una serie di dissensi relativi alla “svolta indipendentista” e (nel caso di Ravazzoli) a una maturazione politica peculiare. Nella seconda metà del decennio, le poche decine di trockisti italiani si riorganizzarono come frazione interna al Partito socialista italiano guidato da Pietro Nenni per praticare la cosiddetta “svolta francese” o entrista promossa da Trockij e dal SI della LCI. Questa fase entrista durò fino al gennaio 1937, quando i trockisti furono espulsi per la loro contrarietà alla politica frontista che il Partito socialista stava attuando col PCd’I; da quel momento, essi si ricostituirono come organizzazione indipendente, nota come Gruppo bolscevico italiano, che si disintegrò poche settimane dopo, senza lasciare alcuna traccia di sé.

Gabriele Mastrolillo, dottore di ricerca in Storia dell’Europa (“Sapienza” Università di Roma), è membro delle redazioni di “Historia Magistra” (Roma) e “Risorgimento e Mezzogiorno” (Bari). È autore e curatore di studi relativi alla storia del socialismo e del comunismo italiano nel periodo interbellico, del movimento comunista transnazionale nella prima metà del Novecento e del primo dopoguerra in Italia e in Europa centrale.

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