
La diversità, che prima era un’esperienza specifica nella vita, è diventata un aspetto ordinario della realtà: quali le conseguenze per la comunicazione?
Siamo tutti in qualche modo esposti costantemente al dibattito pubblico come se fossimo personaggi pubblici. Un tempo certi aspetti di comunicazione e gestione della reputazione erano per addetti ai lavori e per persone note. Oggi riguardano ciascuno. Acquisire la giusta consapevolezza sulle nostre possibilità di comunicazione (che sono molte e molto efficaci) dovrebbe essere ormai conoscenza di base, come leggere e scrivere o parlare correttamente la lingua, per vivere in società in modo proficuo.
Si può imparare a sostenere il proprio punto di vista davanti all’altro che non è d’accordo?
Sì, è faticoso e richiede impegno e intenzionalità. La nostra tendenza è stare con i simili, rifiutare i diversi, cercare conferme, fuggire da chi mette in dubbio i nostri assunti. Una volta riconosciuto in noi questo istinto, ci si può lavorare, scoprendo ad esempio che le migliori idee nella vita di solito le abbiamo a seguito di un confronto o di una divergenza. Nessuno di noi vive come un intellettuale solitario in una torre. Conoscere è spesso “scontrarsi” con un pezzo di realtà che non si era notato fino a quel momento, spesso è proprio qualcuno con una prospettiva opposta a mostrarcelo.
Quali sono gli strumenti a nostra disposizione per costruire un confronto pacifico?
Nel libro propongo, in sintesi e con l’aiuto di molti esempi pratici, quattro mosse. La prima è interpretare se stessi, cioè affrontare i confronti dal proprio punto di vista, con le proprie competenze reali e sugli argomenti che veramente conosciamo. La seconda è rompere le bolle, cercare cioè di uscire dalla zona di sicurezza delle proprie certezze e prendere per buoni gli argomenti dell’altro, rispondendo ad essi con il ragionamento e non per reazione. La terza è sovvertire: cercare sia di rielaborare le proprie tesi in modo nuovi e più comprensibili, sia essere distaccati e autoironici, riconoscendo i limiti delle proprie argomentazioni. Infine la quarta: scendere dai pulpiti. In una discussione, soprattutto online, non conta il ruolo, non contano gli studi, non contano gli anni di esperienza: bisogna argomentare con semplicità sul campo, accettando la sfida del dibattito disintermediato in cui si è tutti, in qualche modo, alla pari.