“La croce e il giglio. Il ducato di Savoia e la Francia tra XVI e XVII secolo” di Pierpaolo Merlin

La croce e il giglio. Il ducato di Savoia e la Francia tra XVI e XVII secolo, Pierpaolo MerlinProf. Pierpaolo Merlin, Lei è autore del libro La croce e il giglio. Il ducato di Savoia e la Francia tra XVI e XVII secolo edito da Carocci: quali rapporti politici e dinastici, di relazioni economiche e scambi culturali legavano ducato di Savoia e Corona francese?
Nato dalle ceneri dell’impero carolingio, il potere dei Savoia, in origine conti di Maurienne, un territorio della Savoia, si impone a partire dal XI secolo su una zona di confine delle Alpi occidentali, a cavaliere tra Italia e Francia, nevralgica per i collegamenti tra i due versanti alpini.

La dinastia, grazie all’iniziativa sia del ramo principale, sia di quello cadetto dei Savoia-Acaia nei secoli successivi estende il proprio dominio su altre terre savoiarde e piemontesi, costituendo due stati feudali distinti: la contea di Savoia e il principato di Piemonte. Qui i Savoia vengono in contatto con altre casate: i marchesi di Monferrato e di Saluzzo, con cui entreranno subito in competizione.

Il controllo delle vie di comunicazione e in particolare dei passi montani, favorisce fin dall’inizio le relazioni economiche e gli scambi culturali tra la Francia e il Piemonte. Non va dimenticato che attraverso la valle di Susa e il valico del Moncenisio passa la Via Francigena, il cammino dei pellegrini che nel medioevo si recano a Roma, i quali possono trovare rifugio nelle abbazie di Novalesa e San Michele della Chiusa. Stesso tragitto è percorso dai mercanti che transitano lungo l’asse Torino-Lione per recarsi in Francia, Svizzera e Paesi Bassi.

Quando nasce il legame tra ducato di Savoia e Corona francese?
Nel 1621 il gesuita savoiardo Pierre Monod pubblicava a Lione un libro intitolato Recherches historiques sur les alliances royales de France et de Savoye, in cui sottolineava i «molteplici e rimarchevoli vincoli di queste due Casate», elencando diciannove casi di unioni matrimoniali, che a partire dal medioevo avevano suggellato le relazioni politiche e dinastiche tra la Corona di Francia e i Savoia. L’autore intendeva dimostrare in questo modo l’antichità dei rapporti franco-sabaudi, proprio nel momento in cui Cristina di Borbone, figlia del re Enrico IV era diventata duchessa di Savoia, sposando Vittorio Amedeo I nel 1619.

Le unioni matrimoniali non avevano tuttavia impedito che nel corso dei secoli la Francia si fosse scontrata più volte con i Savoia, diventati duchi nel 1416, poiché il loro stato impediva alla corona francese di espandersi in territorio italiano.

In che modo lo Stato sabaudo seppe destreggiarsi nel gioco delle alleanze tra Francia e Spagna?
Il contrasto franco-sabaudo risultò evidente in particolare all’inizio dell’età moderna, quando sovrani come Carlo VIII e Luigi XII perseguirono una politica espansionistica che aveva come mira l’Italia e in particolare la Pianura padana, scontrandosi con la monarchia asburgica.

Nei primi decenni del Cinquecento scoppiò il conflitto tra la Francia e gli Asburgo per l’egemonia europea e i Savoia dovettero scegliere tra i due contendenti, decidendo di appoggiarsi all’imperatore Carlo V e alla potenza spagnola iniziando una politica di pendolarismo che rimarrà caratteristica della loro strategia.

Ciò spiega le scelte matrimoniali compiute dai Savoia tra XVI e XVII secolo, volte a legarsi di volta in volta al partito che sembrava più conveniente agli interessi della dinastia: così il duca Emanuele Filiberto sposò nel 1559 Margherita di Francia, mentre il figlio Carlo Emanuele I optò nel 1585 per la principessa spagnola Caterina d’Austria.

Con Vittorio Amedeo I si ritornò al partito francese. Il duca infatti si unì a Cristina di Borbone, che divenne reggente dopo la morte del marito nel 1637.

Come si articolarono le relazioni tra il ducato e la Francia durante la reggenza di Madama Cristina e fino alle paci di Vestfalia e dei Pirenei?
Con la reggenza di Cristina, passata alla storia come la prima Madama Reale, si accentuò la dipendenza del ducato dalla Francia, che già aveva costretto i Savoia ad un’alleanza molto vincolante con la pace di Cherasco del 1631 e il trattato di Rivoli del 1635, trascinando lo stato sabaudo nella Guerra dei Trent’Anni.

Nonostante le difficoltà dei primi anni di governo, in cui dovette affrontare l’ostilità dei cognati Maurizio e Tommaso di Savoia, che rivendicano un ruolo di potere, e le imposizioni del fratello Luigi XIII, sostenuto dal cardinale Richelieu, Cristina cercò di difendere l’indipendenza del ducato e la propria autonomia decisionale. Tali obiettivi furono in parte raggiunti al momento delle paci di Vestfalia del 1648, che misero fine alla Guerra dei Trent’Anni. In quell’occasione la diplomazia sabauda, pur dipendendo da quella francese, riuscì ad ottenere risultati che consentirono di aumentare il prestigio dello stato sabaudo a livello internazionale.

In quale momento si può affermare che il ducato di Savoia diventi uno Stato integralmente italiano?
Il ducato sabaudo fu per molto tempo caratterizzato da una duplice identità: francese ed italiana, che si espresse sul piano linguistico, culturale e delle strutture amministrative.

I Savoia si orientarono verso gli spazi dell’Italia nel corso di un processo lento che ebbe come tappe principali: la conquista del marchesato di Saluzzo nel 1588 e la perdita dei territori savoiardi della Bresse e del Bugey con la pace di Lione del 1601; l’acquisizione progressiva del Monferrato tra 1631 e 1713, l’annessione nel corso del Settecento dell’Alessandrino e del Novarese, che portò il dominio sabaudo a coincidere sostanzialmente con i confini geografici dell’attuale Piemonte.

Da non dimenticare la svolta determinata dall’acquisizione del titolo regio, che fece diventare i Savoia prima re di Sicilia e poi di Sardegna nel 1720, mettendoli in contatto con la realtà geopolitica italiana, benché insulare.

L’orientamento italiano diventerà decisivo soltanto nel corso dell’Ottocento, quando il Regno di Sardegna diventerà Regno d’Italia e dovrà rinunciare a domini storici quali la Savoia e Nizza, che passeranno alla Francia con il trattato di Torino del 1860, sancito dai plebisciti popolari.

Per l’occasione il re Vittorio Emanuele II inviò un proclama alle popolazioni di Nizza e Savoia, in cui tra l’altro affermava di non poter «dimenticare che le grandi affinità di razza, di linguaggio e di costume» rendevano le relazioni tra quelle provincie e la Francia «ognor più intime e naturali». Gli antichi rapporti tra il ducato e la Francia erano ormai giunti al loro esito naturale, determinando cioè l’effettiva unione politica.

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