
La città sarà tanto più compatta e felice quanto più sarà un «corpo di repubblica». […] la ‘repubblica’ è un organismo vivente, che deve mirare a preservare e incrementare la propria salute, anche fisica, e che come ogni organismo è composta da membra molteplici e diversificate per compiti e funzioni, ma tutte coordinate al benessere dell’insieme, condizione e orizzonte di quello delle singole parti.
Protetta e difesa da sette cerchia di mura, in cui sono accorpati i palazzi delle abitazioni, la città è collocata in un luogo dal clima ideale, che favorisca la sua salute fisica, e sulle pendici di un colle, perché l’aria sia più leggera e pura. Uno degli aspetti di maggior rilievo della comunità solare è la concezione e la distribuzione del lavoro. […] Per i Solari nessuna attività è vile o bassa, e ognuna ha pari dignità – anzi, sono più lodate quelle che richiedono maggior fatica, come la professione del fabbro e del muratore. Tutti devono conoscere ogni mestiere e poi ognuno pratica quello per cui mostra una più spiccata attitudine, e anche chi ha menomazioni fisiche contribuisce secondo le sue possibilità. I Solari non hanno schiavi, bastano a se stessi e nessun servizio è ritenuto indegno […].
Grazie all’equa suddivisione del lavoro, è sufficiente che ognuno dedichi all’attività lavorativa quattro ore al giorno: ma è fondamentale che lavorino tutti, perché l’ozio degli uni si ripercuoterebbe sullo sfruttamento e la fatica degli altri […]. Quanto ai beni e alla proprietà, i Solari non posseggono nulla, ma tutto è comune, dai pasti alle abitazioni, dall’apprendimento delle scienze all’esercizio delle attività, dagli onori ai divertimenti, dalle donne ai figli: vi è chi è preposto alla distribuzione di ogni cosa e sorveglia che ciò avvenga secondo giustizia, ma nessuno può appropriarsi di alcunché. […].
Uno degli aspetti più spettacolari e immaginosi della Città del Sole, che colpì da subito i suoi lettori, è quello delle mura dipinte. I gironi non sono solo cerchi per racchiudere e proteggere la città, ma anche le quinte di uno straordinario teatro e le pagine di un’enciclopedia illustrata del sapere. […] Le pareti dei loggiati dei palazzi sono «istoriate» con le immagini di tutte le arti e le scienze: a partire dal muro che regge le colonne del tempio e via via scendendo nei vari gironi, secondo l’ordine dei pianeti, da Mercurio a Saturno, incontriamo la raffigurazione del cielo e delle stelle, delle figure matematiche, di ogni paese della terra «con li riti e costumi e leggi loro», e quindi tutte le meraviglie e i segreti del mondo minerale, vegetale ed animale, per giungere agli uomini. Nel muro interno del sesto girone sono rappresentati «tutte l’arti meccaniche e l’inventori loro». […] Nel muro esterno sono rappresentati «tutti l’inventori delle leggi e delle scienze e dell’armi» – ed è qui che il Genovese, in «luogo molto onorato» (ma insieme a Mosè, Osiride, Giove, Mercurio e Maometto) riconosce Cristo e i dodici apostoli.
Il sapere non è racchiuso in libri conservati in luoghi separati come le biblioteche, ma è tutto squadernato sotto gli occhi di tutti: visualizzazione che favorisce un apprendimento più rapido (i Solari imparano in un anno quello che da noi si impara in dieci o quindici anni), più agevole e più efficace, in quanto connesso con l’arte della memoria, che insisteva sulla forza evocativa ed emotiva delle immagini. Fin dalla più tenera età i bambini percorrono, opportunamente guidati e seguendo corretti ritmi e itinerari, questo teatro del sapere e imparano gioiosamente, come per gioco, senza fatica e pena. Il Metafisico, capo politico e spirituale, deve essere il più sapiente di tutti. […]
Oltre alla comunità dei beni e alle pareti dipinte, un altro aspetto caratterizza la città solare, ed è quello più difficile e sconcertante, che Campanella stesso presenta come cosa «dura e ardua»: la comunità delle donne. La soluzione adottata dai Solari riguarda un problema specifico, che è quello della generazione. […] L’atto generativo comporta un’enorme responsabilità da parte di chi genera, e se viene esercitato in modo scorretto può dar luogo a una lunga catena di sofferenze. […] La generazione dovrà pertanto rispettare precise norme, e non essere affidata al caso né ai sentimenti individuali. I Solari infatti distinguono tra amore ed esercizio della sessualità. L’attrazione tra gli uomini e le donne (che è basata sull’amicizia e il rispetto più che sulla «concupiscenza ardente») si esprime in modi non privi di gentilezza, ma estremamente pudichi e molto lontani dalla sessualità. […] La sessualità generativa (è contemplata, ma a un livello inferiore, anche quella esercitata «per delizia o per servire alla necessità», e in ogni caso «a nullo manca il necessario quanto al gusto») deve rispettare tutta una serie di disposizioni, concernenti soprattutto la combinazione di ‘accoppiamenti giudiziosi’ per doti fisiche e morali e la scelta dell’ora favorevole, stabilita dall’astrologia – che nella città solare gioca un ruolo di primo piano, in quanto è una sorta di orologio cosmico, che segnala i tempi opportuni per mettere in sintonia gli eventi umani con le adeguate figure celesti. […].
Oltre che quello di generatrici, le donne hanno un ruolo importante nella città solare. Liberate dal peso della cura e dell’educazione individuale dei figli, esse esercitano le stesse attività pratiche degli uomini, evitando solo quelle più faticose, apprendono le scienze speculative e possono dedicarsi alle arti, come la pittura e la musica. Campanella non le esclude neppure dall’esercizio delle armi, a scopi ausiliari e difensivi. […]
La religione solare (che pur riconosce princìpi fondamentali del cristianesimo quali l’immortalità dell’anima e la provvidenza divina) è una religione naturale che stabilisce una specie di osmosi con il cielo e gli astri. Il tempio è aperto e non circondato da mura […]. Sulla volta della cupola del tempio sono raffigurate le stelle con le loro corrispondenze con gli enti terrestri; l’altare, che è unico e sul quale vi sono, affiancati, solo i due globi del cielo e della terra, è a forma di sole; le preghiere sono rivolte al cielo; il compito dei ventiquattro sacerdoti che vivono in celle collocate nella parte più alta del tempio – che è così anche una sorta di osservatorio astronomico – è quello «di guardar le stelle e notare con astrolabi tutti li movimenti loro e gli effetti che producono»: essi «dicono l’ore della generazione e li giorni del seminare e raccogliere, e serveno come mezzani tra Dio e gli uomini». […]
Già in queste pagine Campanella ha imboccato quella strada che percorrerà nel tempo, comunicando quell’intuizione che andrà sviluppando e perfezionando: fra natura e religione non c’è conflitto e antagonismo, ma continuità e armonia […]. Il problema più delicato riguarda il rapporto fra cristianesimo e religione naturale. Anche a questo proposito, Campanella non esita ad affermare che non c’è contrasto fra i due livelli: il cristianesimo, espressione della razionalità divina, non può che coincidere con la religione naturale, e l’aggiunta dei dogmi e dei sacramenti non ha il fine di distruggere la natura, bensì di perfezionarla.»
tratto da Tommaso Campanella. Il libro e il corpo della natura di Germana Ernst, Laterza