“La città degli igienisti. Riforme e utopie sanitarie nell’Italia umbertina” di Guido Zucconi

Prof. Guido Zucconi, Lei è autore del libro La città degli igienisti. Riforme e utopie sanitarie nell’Italia umbertina, edito da Carocci: quando e come nasce la figura dell’esperto di igiene pubblica o igienista?
La città degli igienisti. Riforme e utopie sanitarie nell’Italia umbertina, Guido ZucconiQuella figura era già presente in nuce nei ranghi dell’apparato militare cui erano demandate procedure e strategie, specie quando vi era necessità di fronteggiare gravi epidemie. Il concetto di prevenzione introduce poi l’idea di una gestione civile del problema, guidata da medici e biologi cui si aggiunge la nuova figura dell’ingegnere igienista. Le scoperte in campo microbiologico hanno dimostrato le origini ambientali di alcuni flagelli epocali, come colera e tubercolosi polmonari. Vi sono dunque inediti margini per poter prevenire il male, attraverso la predisposizione di ambienti salubri a scale diverse: dall’alloggio alla città passando per un’ampia gamma di spazi pubblici e privati. A questo si aggiunga la posa delle reti per la distribuzione di acqua potabile, e per lo smaltimento di quelle luride.

Quale sviluppo caratterizzò la sanità collettiva nelle città europee di fine Ottocento?
Il fenomeno riguarda la totalità dei centri europei dove, nel corso dell’Ottocento, si erano raggiunti livelli patologici di congestione i quali, ovunque, rappresentano la premessa a drammatiche condizioni sanitarie. Dopo il 1885, a seguito delle sensazionali scoperte in campo microbiologico, tutti i maggiori stati europei da un lato creano un sistema permanente di monitoraggio, dall’altro intervengono direttamente sul corpo malato delle città: A questo servono i piani di risanamento con il loro corollario di demolizioni, tagli edilizi, costruzione di quartieri salubri e, contemporaneamente, con la predisposizione di reti d’acquedotto e di fognatura.

Quali riforme adottò contestualmente il nostro Paese nel campo dell’igiene pubblica?
Due in particolare: la cosiddetta “Legge di Napoli” varata nel 1885, allo scopo di dare ai comuni le possibilità (sia finanziarie, sia potestativa) per procedere in tempi rapidi alla messa in atto di radicali piani di risanamento. Tre anni dopo, una legge promossa da Francesco Crispi rende possibile l’istituzione di presidi sanitari, per il controllo e il monitoraggio costante delle condizioni sanitarie, oltre alla somministrazione di vaccini e chinini. Il neocostituito ufficio d’igiene ne rappresenta il fulcro, così come la nuova figura dell’ufficiale sanitario ne è il protagonista. Il sistema è di tipo piramidale: dalla base, formata dai comuni fino al vertice ministeriale, passando per le province.

Quali strategie adottò, per le città, il programma igienista?
Da un lato controllo e il monitoraggio delle condizioni, attraverso tabelle statistiche che dovranno essere costantemente aggiornati, dall’altro l’intervento diretto attraverso la predisposizione dei piani di risanamento e la posa di reti idriche. Più tardi (con la Legge Luzzatti del 1903) si aggiungerà, per i municipi, il compito di realizzare “quartieri salubri” e a basso costo, nelle fasce periferiche dei maggiori centri. A differenza che in passato, ora le reti elettriche (in particolare il tramway) permette di collegare i nuovi insediamenti con le parti centrali della città

Quale fu il lascito della rivoluzione igienista di fine Ottocento?
Imponente, sia perché il cosiddetto sanitario resta in piedi fino alla riforma sanitaria del 1977 con il passaggio di competenze alle regioni, sia per una serie di paradigmi che entrano definitivamente nel corpo normativo, soprattutto a livello comunale. Si pensi soltanto alla permanenza di una serie di disposizioni nel regolamento edilizio: alludo a norme come la distanza minima tra i fronti edilizi o come il rapporto tra superficie aerante e superficie di pavimento. Sono principi introdotti negli ottanta dell’Ottocento nel corso della rivoluzione igienista, allo scopo di garantire quantità minime di arie e luce. Più in generale, il concetto di standard rappresenta la principale eredità: rivela infatti la pretesa di esprimere una serie di relazioni ottimali in forma matematica.

Guido Zucconi ha insegnato Storia dell’architettura e Storia della città all’Università IUAV di Venezia

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