“La chimera” di Sebastiano Vassalli: riassunto trama

La chimera, Sebastiano Vassalli, riassunto, trama«La chimera è un romanzo di Sebastiano Vassalli pubblicato nel 1990 nella collana “Supercoralli” di Einaudi. Vincitore del premio Strega e finalista al premio Campiello, acquista immediata notorietà ed è ristampato ininterrottamente fino a oggi.

La trama si sviluppa a cavallo tra XVI e XVII secolo (1590-1610) a Novara, periferia oscura e degradata dell’impero spagnolo. Protagonista è la strega Antonia, esposta (cioè orfana abbandonata in convento) dalla bellezza fuori del comune, che finirà la sua breve vita sul rogo. La vicenda della protagonista è seguita nel suo intero corso, dai primi anni trascorsi nel convento fino al processo e alla morte. Momento di svolta è l’adozione da parte di una coppia di agiati contadini di Zardino, piccolo villaggio del Novarese. La nuova vita, in un paesello superstizioso, sarà paradossalmente la sua rovina. La sua bellezza e il suo comportamento fuori dagli schemi attireranno difatti l’invidia dei suoi compaesani, che la denunceranno al tribunale dell’Inquisizione, decretandone la condanna.

Nella Chimera è rappresentato un mondo senza speranza di redenzione, volutamente antimanzoniano, in cui gli unici momenti di felicità sono confinati nei sogni e in cui l’unica Provvidenza possibile è quella descritta dalla prostituta Rosalina, involontaria maestra di vita della protagonista: «La sola cosa che vi aiuterà ad affrontare il mondo è quell’affare che avete tra le gambe. Lì c’è la Provvidenza, quella vera, l’unica che ci viene in aiuto anche quando il mondo intero ci è contro!». La pioggia finale del Congedo ricorda quella che lava via la peste dalla Milano manzoniana. Ma se lì è portatrice di nuova speranza, qui lascia tutto nell’oblio, perdendo ogni traccia di esemplarità. Non a caso il congedo si intitola Il nulla.

L’opera si inserisce nel canone poco stringente dei romanzi neostorici che, spinti dal successo planetario del Nome della rosa, riempiono gli scaffali delle librerie italiane nel corso degli anni Ottanta e Novanta. Il titolo si riferisce al monte Rosa, che dalla depressa piana novarese appare alla protagonista come un miraggio di libertà. La chimera potrebbe però alludere anche a un sogno impossibile (una vita normale e felice per Antonia), o a un mostro inconsueto e inquietante (Antonia stessa, nella sua bellezza considerata diabolica).

L’uso dei documenti e il tono neutro con cui sono narrati gli eventi, anche i più efferati, mira a ottenere un duplice effetto: dare l’idea di rigore della ricostruzione storica, evitando un facile patetismo lirico/indignato; far risaltare attraverso questa neutralità, spogliata di qualsiasi tinta emotiva, il mondo spietato in cui è ambientata la storia. Effettivamente, il romanzo è pervaso da un’ironia sottile finanche nei momenti più tragici, che sottrae spazio alla rappresentazione dei sentimenti. Ad esempio, nello ieratico vescovo Bascapé la perenne sofferenza fisica e morale, più che essere dramma, assume i contorni della parodia. Non sono le parole del narratore, insomma, a cercare la partecipazione del lettore. Semmai i fatti, nella loro cruda rappresentazione.

Il ricorso a documenti, spesso citati testualmente, è strutturale nel romanzo, ma è probabile che almeno una parte di essi sia inventata. È stata anzi avanzata l’ipotesi che la stessa protagonista, la cui vita si dichiara di voler fedelmente ricostruire, sia personaggio di pura invenzione. Questa considerazione riporta alla concezione della storia nella Chimera e al rapporto con i Promessi sposi, rivendicato esplicitamente, al punto da far parlare alcuni critici di riscrittura parodica. Vassalli segue Manzoni nel metodo ma ne rovescia il messaggio positivo. Nella recente postfazione, l’autore dichiara che il Seicento serve a illuminare la contemporaneità «seguendo l’esempio e l’insegnamento di Alessandro Manzoni che credeva di dover scoprire in quel secolo le radici dell’Italia moderna e del carattere degli italiani». Lui stesso racconta il xvii secolo per parlare della formazione dell’Italia contemporanea e dei suoi difetti, che Manzoni volle correggere e che lui si limita a portare allo scoperto.

La visione del mondo che ne risulta è nettamente pessimistica e i personaggi principali possono effettivamente apparire come il rovescio di quelli dei Promessi sposi (a riprova di ciò è sufficiente accostare Antonia, la strega uccisa da un destino beffardo, a Lucia, la santa salvata dalla Provvidenza). Centrale è il ruolo della Chiesa, origine di tutti i mali e forza castrante, nei suoi furori controriformistici, di ogni forma premoderna di libertà. Lo sfogo delle pulsioni, in fondo, è visto con relativa benevolenza. La Chiesa, in sé simoniaca e corrotta, deforma queste forze primitive tutto sommato vitalistiche in una repressione che sfocia, come reazione, in quel rito collettivo, frenetico quanto un baccanale pagano, che si consuma attorno al rogo dell’incolpevole Antonia.

Quello della Chimera è un universo nichilistico, che non ha insegnamenti da impartire. Vassalli adotta il piglio freddo e il distacco ironico di un illuminista après la lettre, convinto ormai dell’impossibilità di apportare migliorie o proporre chiavi di lettura consolatorie. Allo scrittore e al romanzo storico, ridotti a un ruolo marginale, spetta il solo compito di mostrare, a riparo dell’oggettività dei documenti e della fredda ironia, l’insensatezza del mondo contemporaneo e le sue radici remote.»

tratto da Il romanzo in Italia IV. Il secondo Novecento, a cura di Giancarlo Alfano e Francesco de Cristofaro, Carocci editore

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