
Il protagonista è Linus Baker, un impiegato al Dipartimento di Magia Minorile. Egli è inizialmente grigio e apatico, svolge scrupolosamente il suo lavoro senza condirlo con un minimo di umanità, il che lo rende perfetto per tutti quei compiti che sarebbero strappalacrime per un umano dotato di cuore: ad esempio denunciare la presenza di poteri magici all’interno di luoghi non idonei, arrivando ad allontanare bambini dai contesti di riferimento dove stava avvenendo la loro crescita. Tale sua caratteristica è quella che gli consente di essere notato dai suoi superiori per svolgere una ricerca segreta sugli abitanti dell’isola celeste. Si tratta di un lavoro molto ben retribuito e che se svolto in modo soddisfacente sarà in grado di assicurargli un posto d’onore al Dipartimento di Magia.
Inizialmente Linus è restio a lasciare i suoi schemi privi di qualsiasi calore, se non quello del suo gatto. Egli, infatti, da quando si sveglia a quando va a dormire, non manifesta un minimo di entusiasmo in ciò che fa: mangia le solite cose, compie le stesse azioni, parla con tono piatto e non intrattiene relazioni sociali extra lavorative. Non dice di essere né felice né triste della sua condizione, si limita a esistere. Ma non si può vivere solo perché non si è morti, è un tradimento, bisogna vivere come le stelle e splendere, come ci ricorda Stefansson nei suoi romanzi.
In ogni caso Linus, per non disobbedire agli ordini, decide di accettare il compito che gli viene assegnato e intraprende il suo viaggio. Alcuni dati che gli vengono forniti dai fascicoli riguardanti gli abitanti dell’isola gli provocano un forte turbamento, come la constatazione che uno dei bambini magici ospiti nell’orfanotrofio dell’isola celeste è l’anticristo. Inizialmente scosso da questa scoperta si sente sopraffatto e comincia ad avere dei ripensamenti sulla mansione accettata ma una scintilla nella sua testa e nel suo cuore si comincia ad accendere consentendogli di proseguire l’avventura.
Una volta giunto a destinazione viene accolto da uno spirito dell’isola che lo porta dal direttore dell’orfanotrofio, Arthur Parnassus. Da questo momento nulla sarà come prima in quanto i bambini sono dei veri vulcani di energia, ognuno con i propri poteri speciali e Il direttore è un uomo che scatena a dir poco l’interesse di Linus. Le scintille che si erano accese in Linus diventano pian piano un fuoco che arde sempre più intensamente man mano che trascorre il tempo in quest’idillio paradisiaco. Quando si accorge che i bambini vengono marginalizzati dagli abitanti del paese che hanno paura di loro si arrabbia immensamente e li difende verbalmente a spada tratta. Ma la sorpresa maggiore sarà alla fine quando Linus si accorgerà di essersi innamorato follemente di Arthur.
Il romanzo sembra terminare con il protagonista che torna dai suoi superiori dopo aver acquisito molte delle informazioni che gli erano state richieste nella sua indagine sull’isola. Ad un certo punto però il fuoco in Linus divampa in un’enorme fiammata che brucia tutta la sua razionalità in un colpo solo e gli consente di ritornare dal suo grande amore con il cuore colmo di gioia per sposarsi, vivere insieme e crescere i bambini essendo tutti una grande famiglia.
Il tema dell’integrazione del diverso è trattato in modo molto naturale e spontaneo, soprattutto per i lettori più piccoli che integreranno nella loro visione un amore ad ampio raggio, infatti la sfera affettiva trattata in questo libro esula totalmente dalla concezione classica e “normale” di famiglia della nostra società, formata da padre madre e i loro figli. Nel romanzo viene presentato come nucleo familiare ed affettivo quello composto da una banda di ragazzini vivaci con i poteri magici più variegati senza genitori biologici e che hanno per genitori una coppia omosessuale. L’amore della coppia viene descritto con molta dolcezza e passione agli occhi di tutte le età e perciò immensamente giusto.
Un altro tema che viene affrontato in modo insolito è quello del male. Nei libri per l’infanzia infatti solitamente la divisione fra male e bene è molto netta e marcata. Ci sono i buoni e ci sono i cattivi, c’è il bianco e c’è il nero e sono i buoni che ovviamente devono prevalere. Il grigio è un colore che non è contemplato, si pensa forse che così i bambini comprendano più facilmente. Invece in questa storia il bambino che porta l’etichetta di “anticristo” si manifesta proprio secondo questa gradazione cromatica. Infatti anche se il potere dentro di lui è grande e malvagio, seppure i suoi istinti lo portino a volte a sogghignare in modo malevolo e a parlare con voce tetra di uccisioni e torture, queste esternazioni si presentano sempre velate dall’ironia del gioco dell’infanzia, da non prendere sul serio né dai coetanei né dagli adulti di riferimento.
Una nota di particolare riguardo va posta al modo in cui gli adulti si approcciano al bambino quando eccede nelle sue manifestazioni del potere magico in termini negativi e pericolosi per se stesso o per gli altri: sono comprensivi e affabili, gli mostrano la loro vicinanza. Inoltre è la conversazione lo snodo centrale che consente a questo “male” di integrarsi nel quotidiano come semplice caratteristica non pericolosa, il direttore e Lucifer infatti intrattengono lunghe conversazioni psicologiche dove sviscerano le questioni che hanno dato luogo a problemi e che dal piccolo sono derivate.
Tutti noi dovremmo tenere in grande considerazione questo insegnamento, infatti troppo spesso si è incentrati sul problema e sul puntare il dito contro questo o quell’altro e troppo poco frequentemente si opta per un dialogo costruttivo e per trovare con impegno le molteplici soluzioni che esistono ai problemi. Anche il bambino che sarebbe dovuto essere un autentico pericolo per l’intera umanità, l’anticristo, si rivela docile e affettuoso se preso con i giusti modi e con un’adeguata dose di tenerezza. Ciò sta a spiegare che spesso i pericoli sono tali solo se non ne rifuggiamo e riusciamo ad adottare dei comportamenti funzionali.
Il romanzo di Travis Klune è adatto a tutte le età in quanto è una spinta a tuffarci in mare abbandonando lo scoglio a cui siamo ancorati per comodità e pigrizia, ci spinge a nuotare nell’oceano freddo e pieno di insidie con impegno, costanza e audacia e continuare a proseguire finché penseremo di essere giunti alla fine dei nostri giorni, stremati dagli innumerevoli ostacoli. Ecco che invece sarà proprio là che troveremo la nostra salvezza, la nostra isola celeste che ci consentirà di essere felici e di esprimerci al massimo di noi stessi in situazioni che meritano il nostro tempo e persone che meritano il nostro amore essendo in grado di ricambiarlo in modo altrettanto focoso.
Ida Tomaselli