
I pazienti di cui parla nelle pagine del suo libro sono molti. Uomini e donne affetti fin dalla nascita da gravi lesioni encefaliche, o vittime di tali lesioni solo in tarda età. Di alcuni riporta il nome. Altri, invece, vengono identificati con una lettera, come il dottor P., il protagonista del racconto L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, che dà il titolo al volume. In ogni caso, anche una sola lettera è sufficiente al lettore per restare inevitabilmente coinvolto nelle storie di vita che Sacks racconta.
Trama
Il testo è diviso in quattro sezioni, ognuna dedicata a casi clinici accomunati dalla natura neurologica delle loro disfunzioni. La prima sezione, la più ampia di tutte, è «Perdita» e contiene le esperienze di nove pazienti. Al suo interno Sacks inserisce le storie di quegli individui a cui la neurologia ha diagnosticato un «deficit», ovvero la mancanza di funzioni essenziali per l’essere umano da imputare a lesioni dell’emisfero destro del cervello. Si intende la perdita di identità, del linguaggio, della percezione del proprio corpo o di altre funzioni ancora.
La seconda parte, composta da cinque racconti, è dedicata al contrario agli «Eccessi», perché non può esistere un deficit senza il suo opposto. Così come alcuni pazienti sono stati destinati dalla natura ad avere qualcosa in meno, allo stesso modo altri sono stati costretti a subire la condanna inversa, ritrovandosi all’improvviso, a causa di danni cerebrali, a scivolare nell’esagerazione di una condizione di instabilità psico-fisica. Al centro del capitolo ci sono soprattutto analisi riguardanti la sindrome di Tourette, utilizzata come esempio per spiegare questo tipo di patologie.
La terza sezione, intitolata «Trasporti», è alquanto insolita ma altrettanto affascinante, perché a caratterizzare i sei racconti da cui è formata c’è la comune sensazione dei pazienti di essere «trasportati» nuovamente in luoghi o stati d’animo passati che si credevano perduti per sempre. A fare da collante fra le varie storie sono il potere del sogno, dell’immaginazione e il modo in cui i pazienti reagiscono alle stesse patologie con risposte differenti.
L’ultima parte del romanzo, «Il mondo dei semplici», è incentrata su pazienti impossibilitati a condurre un’esistenza ordinaria a causa del loro modo atipico di stare al mondo, che li ha resi degli emarginati. Per i quattro casi analizzati si parla di individui affetti da un autismo derivato da gravi lesioni cerebrali, i quali hanno però scoperto una grande «fantasia creativa autistica», dimostrando sì di essere persone semplici per tutto ciò che concerne la vita quotidiana, ma di avere molte altre incredibili qualità in quanto esseri umani.
Recensione
La struttura estremamente precisa e il linguaggio tecnico utilizzato da Oliver Sacks per descrivere e spiegare le patologie di cui soffrono i protagonisti dei suoi racconti non sono un intralcio alla sensibilità con cui l’autore affronta argomenti così delicati, né alla lettura di un testo che risulta scorrevole e con il quale è davvero facile entrare in contatto. L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello sa unire la precisione scientifica di un saggio alla semplicità e alla capacità di immedesimazione di un romanzo, in una missione che per il neurologo britannico è di vitale importanza: capire e dimostrare che, nonostante le malattie che li affliggono e gli impediscono di condurre una vita come tutti gli altri, anche i pazienti di cui si occupa sono esseri umani e in quanto tali vanno considerati.
Come a più riprese ci tiene a specificare nel testo, non si limita a studiare la «difettologia» dei suoi pazienti ma a trovarne l’umanità sepolta da strati di pregiudizi e problemi di salute. In molti dei casi che descrive sostiene l’inutilità di studiare le malattie che li affliggono attraverso osservazioni mediche condotte in clinica. Piuttosto, Sacks è affascinato dai risvolti che possono avere se osservate nel mondo reale, se inserite in un ambiente non asettico in cui sono libere di manifestarsi in tutta la loro «mostruosità».
È incredibile la lucidità con cui il dottore studia i suoi pazienti con l’attenzione di uno scienziato ma al tempo stesso si accorge delle loro necessità. Intuizione, empatia, capacità di conforto e comprensione. Da questa raccolta di esperienze emergono con chiarezza gli obiettivi di tutte le opere di Oliver Sacks (gran parte pubblicate in Italia da Adelphi) a cui l’etichetta di «medico» è sempre andata un po’ stretta se non veniva accompagnata da quella di «naturalista e drammaturgo», come lui stesso si definisce.
La bellezza di questo testo sta anche e soprattutto nella precisione con cui descrive i personaggi, le loro emozioni, le loro reazioni alle terapie con cui cerca di aiutarli a combattere. Attraverso una prosa limpida e chiara, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello è comprensibile a qualsiasi tipo di lettore e offre un ampio ventaglio di spunti a chi è sempre stato affascinato dalla mente umana e dai suoi misteri.
Sacks non si pone solo come un dottore nei confronti dei suoi pazienti, ma assume quasi il ruolo di un collaboratore nel percorso di cura che intraprende insieme a loro. È quindi una figura di riferimento ma anche un compagno, in questo viaggio che dura molti anni e spesso ha ben poche soluzioni.
In un contesto come quello ospedaliero in cui uomini e donne vengono svuotati della propria essenza, da ricordi, sensazioni e percezioni, Oliver Sacks restituisce loro dignità, personalità, identità. Ne ridelinea i confini con precisione, quasi stesse tracciando con una penna sottile i contorni di una figura sbiadita per restituirle concretezza. Rende incredibilmente umani individui etichettati troppe volte come folli; tenuti a distanza per una diversità che li marchia a vita e che in realtà, nella maggior parte dei casi, deriva solo da malattie neurologiche, i cui sintomi possono essere alleggeriti.
Non è necessario leggere tutto d’un fiato questa potente raccolta di racconti psicologici, anche se la struttura ordinata e piena di continui rimandi da un caso clinico all’altro permette di farlo con estrema leggerezza. È una lettura scorrevole ed elegante, fa riflettere e commuove. Alla fine, il motivo per cui Sacks ha scelto di riportare nero su bianco le storie dei pazienti che ha conosciuto, durante gli anni di lavoro come neurologo, sta nella domanda che lui stesso si pone, alla fine della raccolta: «c’è “posto” nel mondo per un uomo che è come un’isola, che non può essere acculturato, reso parte della terraferma? Può la “terraferma” accogliere il singolare, fargli posto?».
Un interrogativo che non si adatta solo al «mondo dei semplici», ma a tutti gli emarginati della storia dell’umanità.
Elena Scipione