“L’officina di Nostradamus. Il futuro inventato delle Profezie” di Paolo Cortesi

Dott. Paolo Cortesi, Lei è autore del libro L’officina di Nostradamus. Il futuro inventato delle Profezie edito da Carocci: a cosa è dovuta la fortuna che l’astrologo francese ha riscosso nella cultura contemporanea?
L’officina di Nostradamus. Il futuro inventato delle Profezie, Paolo CortesiNonostante mi occupi di Nostradamus da trent’anni, mi colpisce ancora la suggestione che questo medico del XVI secolo esercita oggi. Ad ogni evento (purché abbastanza grandioso e abbastanza tragico), ci sono sempre volenterosi “interpreti” che assicurano: Nostradamus l’aveva previsto. Le spiegazioni sono sempre forzate, arbitrarie, talvolta assurde, molto spesso manipolate, basate su versioni di testi che non danno nessuna garanzia di correttezza filologica. Nostradamus, unico fra i veggenti e astrologi del suo tempo, è pubblicato ancora oggi: perché? La sua straordinaria e immeritata longevità si deve, secondo me, almeno a due fattori. Il primo: Nostradamus ha scritto moltissimo: 939 quartine, per un totale di 3756 versi. Questa notevole quantità di materiale grezzo ha consentito, e consente tuttora, ai nostradamiani (chiamo così coloro che credono all’infallibilità del medico provenzale) di maneggiare un sacco di nomi di oggetti, persone, animali, toponimi, azioni… e questo permette le letture più diverse. Le Profezie sono come un gigantesco magazzino teatrale, in cui si può sempre trovare qualcosa di buono per la prossima recita.

È evidente che quando non si ha alcun metodo se non la fantasia, si trova sempre quello che si cerca. Il secondo motivo della fortuna di Nostradamus sta nella struttura della sua opera: 10 centurie di 100 quartine ciascuna: questa griglia numerologica ha suscitato interesse e ha motivato le più astruse speculazioni degli esoteristi e dei mistici.

In che modo Nostradamus fa uso della tecnica oracolare?
Nostradamus dichiarava di ricavare la sua conoscenza del futuro dallo studio delle stelle. Si considerava qualcosa di più di uno dei tanti astrologues del suo tempo; lui si presentava come astrophile: conoscitore delle influenze celesti.

Tecnicamente, Nostradamus era un pessimo astrologo. Nel 1558, uscì un libretto firmato da Laurent Videl, un medico e astrologo professionista, che dimostrava come Nostradamus ignorasse le nozioni basilari della pratica astrologica: tra l’altro, rivolgendosi direttamente a lui, scriveva: «Se volessi elencare tutti i tuoi errori, abusi e bestialità che hai messo nelle tue opere da quattro o cinque anni, bisognerebbe fare un grosso libro». «Povero stupido ignorante» (pouvre sot ignorant), «ignaro ebete» (ignare ebeté), «grosso asino» (gros asne), lo incalzava Videl, «faresti meglio a non metterti mai a parlare d’astrologia […] scienza della quale sei del tutto privo e ignorante».

Studiosi moderni hanno rivisto i calcoli astrologici di Nostradamus ed hanno verificato che le furiose accuse di Vide erano giuste: Nostradamus commetteva errori grossolani, tra cui il più grave: non eseguiva nessuna interpolazione delle effemeridi, calcolo che è indispensabile, come sa ancora oggi ogni dilettante di astrologia. Ma la vera sorgente da cui il provenzale riceveva immagini del futuro era la magia cerimoniale. Nostradamus, cioè, ed è lui a rivelarlo ad un suo corrispondente, eseguiva rituali magici notturni nei quali evocava gli angeli per ricevere la visione degli eventi futuri, una visione «obnubilata come in uno specchio ardente», scrisse. Le sue sedute magiche erano regolate da una procedura ben precisa: si svolgevano da mezzanotte alle quattro, lui sedeva su un tripode di bronzo (lo troveremo nella prima quartina delle sue Prophéties) con un ramo d’alloro che cingeva la testa ed un anello con pietra azzurra al dito, mentre bruciavano piante magiche. Conosciamo anche l’invocazione di Nostradamus al suo spirito benefico: «O angelo che sei mio custode, governami con pietà; fa’ che io vaticini il vero secondo il corso delle stelle, come se parlassi dal tripode di bronzo, sulla trasformazione delle cose naturali. Concedi questo, ti supplico, durante i silenzi amici della Luna, durante queste tenebre con Marte oriente lucente. Accordamelo, te lo chiedo, col favore di Cristo ottimo e massimo, della Vergine madre santa e dell’Arcangelo Michele mio invincibile patrono».

Dunque, Nostradamus era un mago; praticava quella forma di magia che Cornelio Agrippa definiva apollinea. L’astrologia – che Michel de Notredame conosceva male e praticava peggio – è in lui piuttosto una sorta di codificazione razionale dell’indicibile; la traduzione in un linguaggio socialmente accettato di un fenomeno imbarazzante e ambiguo qual era la magia.

Come si sviluppa la storia editoriale delle Profezie?
Le Profezie non uscirono dalla testa di Nostradamus tutte, complete e subito come Minerva dalla testa di Giove. Il primo libro che aveva quel titolo, e nulla faceva supporre che sarebbe seguito da altri simili, uscì a Lione nel maggio 1555, presso l’editore Macé Bonhomme, ed era composto dalle Centurie I, II, III complete e solo 53 quartine della IV Centuria; totale: 353 quartine. Probabilmente spinto dal grande successo di quel primo volumetto, Nostradamus pubblicò nel 1557 e 1558 altre due tranches successive dei suoi oracoli, completando così l’architettura di dieci Centurie (la centuria è formata da cento quartine). Il successo commerciale fu vasto e immediato; lo prova tra l’altro il fatto che i libri del medico veggente ebbero diverse edizioni pirata.

Oggi, le prime edizioni di Nostradamus sono rarissime; se ne conoscono pochi esemplari in biblioteche europee. Una notizia curiosa: la Biblioteca di Monaco (Bayerische Staatsbibliothek) possedeva una copia dell’edizione del 1557, fino agli inizi degli Anni Trenta del secolo scorso. In quel periodo, Adolf Hitler incaricò il ministro della Baviera, Hermann Esser, di fargli avere il volume; Esser (che fu in carica dal 1933 al 1935) depositò una cauzione di 3000 marchi alla Biblioteca di Monaco per prelevare il volume che fu consegnato al Fuhrer. L’inventario registrò, il 6 giugno 1942, lo smarrimento del volume che, se esiste ancora, forse oggi si trova in Russia, come bottino di guerra.

Cosa rivela l’esame attento delle Profezie?
Credo che sinonimo di esame attento debba essere esame razionale. Molti nostradamiani hanno applicato alle Profezie una attenzione quasi maniacale, elaborando codici anche articolati e minuziosi. Ma il loro punto di partenza è una dichiarazione di fede: si può conoscere il futuro e Nostradamus l’ha fatto meglio di tutti. Questa affermazione non è razionale. È, ripeto, un atto di fede. Così, questi devoti di Nostradamus sono costretti a cercare conferme. Quando non ci sono (e non ci sono mai), loro le inventano.

Leggono le Profezie non per capire cosa esse dicono, ma per trovare ciò che essi danno per scontato ci debba essere: la precognizione del futuro.

Un esame razionale ci porta invece ad una sola conclusione: Nostradamus non ha mai previsto nulla. Del resto, le sue profezie sono così ambigue, oscure e contorte che gli si può far dire ogni cosa. Questa è da sempre la natura della profezia: emettere un oracolo che possa essere interpretato in molti modi diversi, così che si possa cavarne fuori quello che serve. Non dimentichiamo, poi, una cosa molto importante che però, stranamente, non interessa il pubblico: da secoli, le stesse quartine vengono interpretate nei modi più diversi, secondo il momento storico, eppure questo fatto pare non mettere dubbi.

E ancora: perché si dice Nostradamus l’aveva previsto? Perché la sua pretesa infallibilità funziona solo retroattivamente? Perché nessuno è mai arricchito giocando in borsa affidandosi alle previsioni di Nostradamus? Perché nessuna tragedia è mai stata evitata consultando le previsioni di Nostradamus?

Chi è il Dominus Mundi evocato dall’astrologo francese?
Nostradamus era un abilissimo manager di se stesso. La sua fortuna inizia proprio dalla immensa considerazione che aveva di sé e dalla capacità di presentarsi come ispirato da Dio. Per non sciupare questo suo ascendente, il medico provenzale ad ogni persona di riguardo, ad ogni aristocratico, ad ogni ricco mercante, presagiva fortuna, salute, potere e ricchezza. Per essere ancora più preciso, devo dire che Nostradamus prevedeva ciò che il cliente desiderava; confezionava il futuro su misura dei sogni di chi lo pagava.

Seguendo il versante francese di un antichissimo mito, Nostradamus prevedeva che un re francese avrebbe ottenuto il dominio mondiale, sarebbe divenuto Domunus Mundi, unico sovrano di tutta la cristianità pacificata sotto il suo scettro. Una visione più mistica che politica, ma che nel XVI secolo era ancora assai vitale nell’ambiente di corte dei Valois. Questo re del mondo è indicato come Chyren, trasparente anagramma di Henryc (Enrico). Quando Nostradamus scriveva le sue Profezie, era re di Francia Enrico II.

Gli successe il figlio quindicenne Francesco II che morì dopo poco più di un anno di regno, più nominale che di fatto, e con la cattolica famiglia dei Guisa che aveva imposto la sua feroce politica antiprotestante. Alla morte di Francesco, salì al trono il fratello Carlo IX che morì nel 1574 senza eredi; gli successe il fratello Enrico III.

Questi era nato nel 1551, dunque Nostradamus poteva indicare anche lui, come Chyren, nelle sue profezie sul Dominus Mundi. Per il mago di Salon, il fatto che padre e figlio si chiamassero entrambi Henryc/Chyren era un fattore che aumentava la probabilità di azzeccare il futuro, ma soprattutto di adulare e lusingare la casata regnante.

Naturalmente, questa è la spiegazione razionale e documentata; quella interpretazione, cioè, che considera e studia Nostradamus come un autore della filosofia occulta rinascimentale, uomo tra gli uomini del suo tempo. Chi lo ritiene a priori un veggente dotato di ineffabili poteri, inventa le più fantastiche storie, convinto (?) di svelare Nostradamus, mentre non fa che raccontare le avventure di un personaggio da romanzo.

In che modo le coeve lotte di religione si riverberano nelle Profezie?
Quando Nostradamus fece uscire le sue Profezie, in Francia stavano diventando sempre più frequenti e violente le tensioni fra cattolici e protestanti che sarebbero esplose precedendo di pochi anni la morte del mago, nella prima delle guerre di religione (1562). Poiché ogni profezia è, sempre, la proiezione più o meno consapevole dei timori e delle speranze del presente, nei versi di Nostradamus sono numerosi gli accenni alle persecuzioni delle genti di chiesa, ai pericoli che incombono sulla barca di San Pietro, ai violenti contrasti tra Guisa e Coligny. Nostradamus ha diverse espressioni di solidarietà con i cattolici; la corte – con cui ha ottimi rapporti- è cattolica; cattolici sono i suoi più potenti e ricchi clienti in Francia; cattolico è il mercato librario per cui produce con successo. Questa sua professione di fede cattolica (dedica anche una sua opera al pontefice Pio IV; un’altra a Francesco Fabrizio Serbelloni, cugino del papa), gli attira la condanna dei riformati.

TuttaviaNostradamus è un vero professionista della profezia, un eccellente venditore di futuro; così, con i suoi ricchi clienti protestanti, austriaci e tedeschi, si dichiara protestante, seguace della vera chiesa di Cristo, nemico dei papisti. Ma questa confessione è assolutamente segreta, chiusa in uno scambio epistolare riservatissimo. Eppure, per quanto Nostradamus evitasse di scoprirsi, il Venerdì Santo del 1561, a Salon, fu tra i sospettati d’essere luterani e sfuggì a stento al linciaggio di 500 scalmanati cattolici, aizzati da un frate.

Per salvarsi, dovette fuggire ad Avignone, dove restò per più di due mesi.

Ma allora, qual era la fede di Nostradamus? Ufficialmente è un devoto cattolico, ma il suo spirito è troppo sensibile al neoplatonismo (in declinazione rinascimentale) per accettare la dottrina cattolica romana senza riserve. Il dio di Nostradamus è uno spirito onnipotente che permea l’universo e che ne ha creato e ne mantiene la vivente potenza e l’armonia, in un disegno che solo il sapiente può conoscere ed il mago può utilizzare.

Alla luce della loro dimensione storica, qual è dunque il messaggio originario delle Profezie?
Il sostantivo più frequente, nelle Profezie, è mort (morte, morto): appare 115 volte. Ed il secondo è sang (sangue): Nostradamus lo scrisse 102 volte.

Ecco, se volessi rispondere un po’ teatralmente, direi che questo è il messaggio originario, profondo, autentico dell’opera del mago di Salon: egli ci rivela un avvenire di morte e di sangue.

La storia futura è un cupo labirinto di guerra e di fame, di peste e di calamità. Come in tutte le profezie, anche in quella di Nostradamus c’è la promessa di un futuro felice, ma così remoto da dissolversi in un tempo non più umano, metastorico, metafisico. Il 3797 è l’anno in cui termineranno le visioni del mago e, forse, la storia umana. E prima di approdare a questa meta estrema, occorre attraversare secoli e secoli di dolore e di violenza.

Il futuro che Nostradamus ci addita è la proiezione deformata del suo presente: ad esempio, il solo protagonista della storia mondiale (futura, a suo dire) è l’aristocrazia; il mondo che Nostradamus vede nel futuro è un mondo di monarchie, riproduzione esatta della società europea del XVI secolo. Nelle Profezie, la parola roy, re, appare 99 volte; la parola prince/princes, principe/principi, compare 40 volte; la parola republique, repubblica, solo 5 volte; eppure oggi le repubbliche sono in netta maggioranza sulle monarchie.

Il tempo di Nostradamus era fatto di malattie; strano che colui il quale avrebbe conosciuto in dettaglio i secoli a venire non abbia scritto una sillaba sulla medicina del XX e XXI secolo, ma conosca solo quella del suo secolo, e proponga di prevenire e curare la peste con segatura di legno di cipresso, iris di Firenze, garofani, aloe e rose rosse.

La vita nel XVI secolo era dura e breve, la società era spietata con i deboli, la violenza era ovunque. Nostradamus non fa che ingigantire in una fuga prospettica temporale questo suo tetro presente; le sue visioni sono dolenti e cupe; le figure umane si alternano con animali mostruosi e cieli corruschi. Ne nasce un poema oscuro, visionario e convulso, che ha un suo grande, inquietante fascino se lo leggiamo come opera d’arte.

Cercare in esso rivelazioni del futuro è grottesco.

Paolo Cortesi, scrittore e saggista, ha curato l’edizione delle Profezie (Newton Compton, 2014). Tra le sue pubblicazioni: Stelle e impero. Il mito del monarca universale nelle profezie di Nostradamus (Arktos, 1990), Nostradamus profeta di corte (Solfanelli, 1993), La filosofia di Nostradamus (sear, 1994)

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