
Come si formò il suo mito?
Il mito di Gerberto nasce dall’eccezionalità del personaggio, e si forma dal X secolo in poi a seguito della diffusione del suo nome nell’Europa medievale come espressione di una cultura fuori dagli schemi, fatta di dottrina scritturale, di sapienza umanistica e di conoscenze sperimentali fisico-matematiche. In più, il suo presunto rapporto con il diavolo, la sua capacità di evocare Satana e la facilità di lasciarsi coinvolgere in episodi a sfondo sessuale gli procurano una serie di eventi magici ed erotici che ne accrescono a dismisura la fama. Il più famoso mito originale sorto nel Medioevo che arriva fino all’età moderna.
Qual era la personalità di Gerberto?
Una mente di precocissima attività, un’incessante curiosità per ogni aspetto del sapere e un magnetismo nell’intrattenere i rapporti col prossimo compongono il quadro di un individuo destinato fin da giovane a suscitare interesse. A questo va aggiunto un atteggiamento aggressivo nella gestione delle cose e dei contatti umani, con qualche inclinazione all’impazienza, al vittimismo e alla tendenza a non dimenticare. Diventato papa sembra praticare con maggiore convinzione la tolleranza e l’attenzione ai deboli.
Come si svolse la sua formazione?
La versatilità del suo ingegno consente a Gerberto di saper studiare utilizzando la guida di differenti maestri in differenti luoghi del sapere: Aurillac, Barcelona, forse Cordoba, Roma, Reims punteggiano il suo passaggio dove la formazione regolare monastica si unisce alla cultura della Roma repubblicana e imperiale. Completa conoscenza delle arti del Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del Quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia) costituiscono l’impianto di base della sua scienza, cui si aggiunge una notevole capacità sperimentale e artigianale. Senza sosta la sua continua ricerca di opere e manoscritti e la sua promozione d’innovazioni grafiche.
Quali tappe segnò la sua carriera ecclesiastica?
Tutte tappe di primo ruolo: Scholasticus (maestro e rettore) nella Scuola di Reims; Abate nell’Abbazia di San Colombano a Bobbio; Arcivescovo nella diocesi di Reims; Arcivescovo nella diocesi di Ravenna; Papa con il nome di Silvestro II. Fondamentale il suo rapporto con la Corte imperiale degli Ottoni e, in particolare, con Ottone III, suo allievo. La sua carriera ecclesiastica coincide sempre con la sua carriera politica, molto coinvolta nelle questioni riguardanti la Corona di Francia. Risultato eccezionale della sua pastoralità la conversione al Cristianesimo del popolo ungherese con il re Stefano I. Esiti di tutto questo sono l’esperienza dell’esilio, l’allontanamento temporaneo dalle attività confessionali e la scomunica che lo colpisce perché la Chiesa di Roma non poteva accettare una conduzione così eccentrica del potere politico ed ecclesiastico, tutto in mano all’episcopato, alla monarchia e alla società di Francia. E soltanto pochi contemporanei lo sostenevano perché troppo legato alla corte imperiale degli Ottoni.
Che ruolo ebbe Gerberto nella cultura del Medioevo?
Un ruolo decisivo perché il suo modo d’essere interpreta perfettamente la fisionomia socio-culturale, politica e religiosa di ‘uomo dell’anno Mille’: capace di prevedere lo sviluppo di nuove dottrine, pronto a tessere nuove trame politiche, sensibile alle richieste di conversione che gli arrivano da zone lontane dal suo mondo, promotore di nuovi assetti sociali. Gerberto consegna alla cultura del Medioevo un identikit internazionale dove sapere umanistico, conoscenze scientifiche e approcci sperimentali aprono un nuovo orizzonte. Un homo copernicanus dove la fede e la scienza sono concordi nella costruzione di un individuo già moderno.
Massimo Oldoni è professore emerito di Lingua e letteratura mediolatine all’Università di Roma “La Sapienza”. Visiting professor nelle Università di Heidelberg, Turku, Berkeley, Valladolid e Copenhagen, nel 1986 ha ricevuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Direttore della collana di studi “Nuovo Medioevo” per l’editore Liguori, è stato tra i fondatori di “Galassia Gutenberg” Salone del Libro di Napoli e, dal 1979 al 1996, ha lavorato ai Programmi Culturali della RAI.