“L’impero del Giglio. I francesi in America del Nord (1534-1763)” di Giuseppe Patisso

Prof. Giuseppe Patisso, Lei è autore del libro L’impero del Giglio. I francesi in America del Nord (1534-1763) pubblicato da Carocci: quando e come nasce la «Nuova Francia»?
L’impero del Giglio. I francesi in America del Nord (1534-1763), Giuseppe PatissoLa Nuova Francia, o Nouvelle France, fu un impero che ebbe una lunga gestazione. La presenza francese in America del Nord si attesta già a partire dai primi decenni del XV secolo, con i viaggi che il fiorentino Giovanni da Verrazzano compì al servizio di Francesco I. Fu, infatti, il fratello di Giovanni, Girolamo, ad utilizzare il nome “Nova Gallia” per indicare le terre grosso modo comprese tra la valle del San Lorenzo e l’odierna New York. Alle spedizioni del fiorentino seguirono, tra gli anni Trenta e Quaranta del XV secolo, quelle del bretone Jacques Cartier, con le quali nasce, potremmo dire “ufficialmente”, l’impero del Giglio. Molto ancora, tuttavia, si sarebbe dovuto attendere prima che la Francia metropolitana decidesse di investire cospicuamente nella colonizzazione stanziale delle regioni esplorate e reclamate da Verrazzano e Cartier. Solo all’inizio del XVI secolo, quando la Francia riuscì a porre fine alle guerre di religione che funestarono la sua storia nella seconda metà del Cinquecento, fu ripreso il progetto imperiale nordamericano che rimase, di fatto, in sospeso per più di mezzo secolo. Proprio al 1608, ad opera del grande esploratore Samuel de Champlain, risale la fondazione della cittadina di Québec, centro nevralgico e capitale della Nuova Francia fino alla caduta dell’impero nordamericano francese. La nascita di Québec rappresenta sicuramente un momento importante per la storia della Nuova Francia, poiché simboleggia la volontà di intraprendere un popolamento delle terre esplorate, l’inizio di un progetto politico e amministrativo.

Quali esploratori legarono il proprio nome alla conquista francese del Nord America?
L’esplorazione francese dell’America Settentrionale fu un processo che occupò all’incirca due secoli: dalle spedizioni di Verrazzano avvenute nella prima metà del XV secolo fino a quelle di Pierre Gaultier de la Vérendrye, che si svolsero tra gli anni Venti e Trenta del XVIII secolo. In questo lasso di tempo furono decine gli esploratori che prestarono la propria opera all’impero del Giglio. Si potrebbe dire che, per molti versi, quello della Nuova Francia fu un popolo di esploratori e avventurieri. Mercanti, militari, navigatori e missionari, durante lo svolgimento delle proprie attività, non disdegnarono di inoltrarsi nelle terre selvagge, maturando scoperte ed esperienze che sarebbero state molto utili agli esploratori ufficiali scelti dalla corona e dalle autorità coloniali. Per tale motivo, risulta molto complesso indicare dei nomi. Tutto ciò considerato, vi furono sicuramente degli esploratori che per via delle loro gesta meritano una menzione particolare. Tra questi troviamo i già citati Verrazzano, Cartier e Champlain, quest’ultimo considerato da molti studiosi come il padre della Nuova Francia. Importanti furono anche le scoperte di Robert Cavelier de La Salle e del suo collaboratore Enrico Tonti, fondatori della colonia che avrebbe portato il nome del sovrano Luigi XIV, la Louisiana. Attorno a questi “grandi nomi”, come detto, ne gravitarono tantissimi altri non meno importanti nella costruzione del sogno imperiale francese.

Quali vicende politico-militari caratterizzarono la presenza francese in America del Nord?
La storia della Nuova Francia va inserita in quella del Nord America coloniale tra XV e XVIII secolo, periodo nel quale le regioni nordamericane furono teatro della lotta tra le potenze europee per il conseguimento dell’egemonia atlantica. Gli scontri tra le colonie francesi, olandesi, svedesi e inglesi furono una componente fondamentale per comprendere la storia dell’impero del Giglio. Provvedimenti e strategie adottati dalla Francia metropolitana e dalle autorità ultramarine francesi furono in molti casi una diretta conseguenza di fatti o eventi legati a questa lotta per la primazia. Anche i rapporti con le popolazioni native possono essere interpretati utilizzando questa chiave di lettura: essendo scarsamente popolate, le colonie della Nuova Francia avevano bisogno dell’appoggio degli indiani per impedire che i possedimenti delle potenze rivali prendessero il sopravvento, espandendosi territorialmente e imponendosi economicamente. Tenendo presente ciò si può, ad esempio, comprendere l’atteggiamento conciliante che i francesi adottarono nei confronti di molte tribù amerindie, con le quali costruirono un grande e solido sistema di alleanze.

Quali erano l’organizzazione politico-amministrativa, la società e l’economia di quei territori?
Nel periodo della sua massima espansione, ossia a cavallo tra XVII e XVIII secolo, la Nuova Francia si estendeva dalle prime propaggini della baia di Hudson alla foce del Mississippi, occupando gran parte delle regioni centrali dell’America del Nord. Tenendo conto che ci si trovava dinanzi ad una realtà coloniale, nella quale i confini erano oggetto di continue dispute tra le potenze europee impegnate nella colonizzazione dell’America settentrionale, come già detto, l’impero francese era composto essenzialmente da quattro realtà territoriali: Québec (o Canada), Acadia (odierno Nuovo Brunswick e Nuova Scozia), Plaisance (la parte meridionale dell’isola di Terranova) e Louisiana (odierni Illinois, Indiana, Ohio, Missouri, Kentucky, Arkansas, metà del Tennessee, Mississippi, Louisiana e il Texas orientale). L’amministrazione generale si trovava a Québec, dove risiedeva il governatore generale. Le altre colonie erano amministrate da governatori locali, secondo un sistema amministrativo concepito come fortemente gerarchizzato. In realtà, governare un territorio così esteso non fu sicuramente semplice per i francesi, soprattutto se teniamo conto delle difficoltà di popolamento di cui prima si è detto. Le distanze geografiche, le insidie poste in essere dalla natura e dai nativi rendevano molto complesso il controllo costante sui possedimenti. Nelle innevate lande della valle del San Lorenzo o nelle malsane paludi della Louisiana, era difficile reperire le risorse per vivere. Non raramente i coloni francesi dovettero imparare dagli indiani come procacciarsi il sostentamento. Il sistema economico dell’impero del Giglio, anche per via del clima non troppo clemente, non era basato sull’agricoltura. Quest’ultima veniva praticata quasi esclusivamente per sussistenza. L’intero apparato economico della Nuova Francia era, invece, basato sullo sfruttamento intensivo della fauna terrestre e ittica. La tratta delle pelli così come la cattura, il trattamento e la commercializzazione dei prodotti derivanti dalla pesca al merluzzo e alla balena furono le attività economiche principali dell’impero del Giglio.

Quale ruolo avevano la Chiesa e gli ordini religiosi?
La Chiesa e gli ordini religiosi ricoprirono un ruolo fondamentale per la costruzione dell’impero francese in America del Nord. I missionari che vi giunsero (francescani, gesuiti, sulpiziani, cappuccini) furono dei veri e propri mediatori culturali tra colonizzatori e popolazioni indiane. I primi dizionari delle lingue native, i primi studi etnografici sulle popolazioni amerindie furono realizzati proprio da padri francescani e gesuiti. Molto di ciò che noi conosciamo sulla storia e sulle tradizioni dei popoli nativi americani lo dobbiamo alle relazioni compilate dai missionari nel corso della loro missione apostolica nordamericana. Oltre a ciò, per lunghi periodi della storia della Nuova Francia, le istituzioni ecclesiastiche agirono come rappresentanti della monarchia francese: le missioni e le chiese situate nel territorio degli indiani, lontano dai centri francesi, divennero in molti casi delle strutture amministrative ed economiche vere e proprie. La presenza di queste strutture significava, ad esempio, che le terre sulle quali sorgevano erano di proprietà del re di Francia. Tali costruzioni erano utilizzate per innumerevoli scopi: come rifugio, come luogo per rifocillarsi a seguito di lunghi viaggi e, non di rado, come avamposti e depositi commerciali. Non è probabilmente un caso che molte delle missioni furono costruite nei pressi dei luoghi più frequentati dai mercanti di pellame.

Quando e come si dissolse il sogno imperiale francese nordamericano?
Le colonie francesi in America del Nord rimasero costantemente sottopopolate e sottosviluppate. Le ragioni di ciò sono molteplici e di natura sia economica che politica. L’impegno delle istituzioni e il sostegno della madrepatria non fu mai tale da consentire una crescita costante. I flussi migratori verso le colonie nordamericane erano discontinui, le risorse economiche investite furono scarse. In più di 200 anni di dominio sull’America Settentrionale, la corona francese si fece promotrice di poche politiche demografiche che mirassero a risolvere le problematiche di endemico sotto popolamento. La più famosa e riuscita tra queste fu forse quella esperita tra gli anni Sessanta e Ottanta del XVII secolo, quando Luigi XIV e Colbert promossero la migrazione delle cosiddette “filles du roi”, giovani donne mandate in Nuova Francia per prendere marito e dare figli alla colonia. Fu questa una delle ultime misure tentate per cercare i destini dell’impero del Giglio. A seguito della morte del Re Sole, il disinteresse verso i destini della Nuova Francia crebbe sempre di più. Le colonie francesi nei caraibi, fondate sullo sfruttamento della manodopera schiavile africana erano molto più remunerative per la corona. Lo zucchero di canna fruttava assai più delle pellicce e del merluzzo. Mentre in America del Nord i possedimenti francesi si avviavano verso un lungo ma inesorabile declino, quelli dell’Inghilterra – principale rivale della Francia nella colonizzazione nordamericana nel corso dei secoli XVII e XVIII – prosperavano e crescevano a ritmi sempre più veloci. Nel corso del XVIII secolo, la rivalità tra le colonie britanniche e quelle francesi crebbe in maniera esponenziale, entrambe le parti miravano ad ottenere e conservare l’egemonia sull’America Settentrionale e sull’Atlantico. In breve tempo, lo scontro tra civiltà divenne improcrastinabile, scatenato anche da acredini di carattere culturale e religioso che non raramente si trasformarono in odio vero e proprio: l’episodio della grande deportazione degli abitanti francesi dell’Acadia è forse una delle prove più chiare in questo senso.

Al momento dello scoppio della guerra dei sette anni, le colonie britanniche avevano circa venti volte gli abitanti di quelle francesi. La caduta della Nuova Francia al termine della guerra dei sette anni fu quasi una logica conseguenza di questa pronunciata disparità di forze. Anche se la vittoria inglese non fu così schiacciante come i numeri in precedenza citati lascerebbero immaginare.

Quale eredità ha lasciato la presenza francese in America del Nord?
Le testimonianze della presenza francese nell’America Settentrionale sono ancora oggi rintracciabili non solo nei documenti d’archivio, nella topografia e nei diversi monumenti giunti fino ai nostri giorni. È nella cultura e nella società degli attuali Canada e Stati Uniti che possono essere scorte le eredità della Nouvelle France. Basti pensare alle numerose comunità francofone presenti nei territori canadesi e statunitensi che conservano, ancora oggi, un forte legame con il proprio passato. Una delle tradizioni culturali più ricche della Louisiana, la cultura Cajun, nacque a seguito della diaspora degli Acadiani. Divennero Cajun quei francesi che deportati dal Nuovo Brunswick e dalla Nuova Scozia si stabilirono sulle rive del Mississippi. Molto importante è anche il ricordo della migrazione delle “fille du roi”. La memoria di questo evento storico rappresenta un elemento essenziale del patrimonio culturale e identitario della nazione canadese che ritiene quelle giovani donne come “le madri del Canada”. In generale, la storia della Nuova Francia rappresenta un elemento rilevante del patrimonio culturale di una parte significativa degli attuali Stati Uniti e Canada.

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