
Il Giro d’Italia racconta l’Italia, esprime la sua cultura, descrive le sue bellezze, esalta i suoi valori. Nasce proprio da questa constatazione la ricerca che ha costituito il presupposto per il nostro libro: un articolato e complesso “abbraccio” tra società, cultura ed economia, turismo e ambiente, formazione e solidarietà, politica e media, che si muovono armoniosamente sul palcoscenico rappresentato da quella dimensione sportiva che del Giro d’Italia rappresenta la prima e più irrinunciabile ricchezza.
Il dato a nostro avviso più significativo che emerge da questa ricerca consiste nella certificazione di una caratteristica per molti versi innata del Giro d’Italia, ma che proprio per questo necessitava di essere messa “nero su bianco”: quella, cioè, di essere un fenomeno capace di esprimere e coniugare al meglio molteplici e diverse dimensioni, ciascuna delle quali coincide con uno degli impatti sui quali il libro si focalizza: sportivo, sociale, economico, culturale, turistico, mediatico, politico, ambientale, formativo, solidale.
Il Giro d’Italia appartiene al costume del nostro Paese, ed è talmente radicato nel tessuto sociale da essere diventato un appuntamento fisso e irrinunciabile nell’agenda degli italiani, in grado al tempo stesso di “dettare l’agenda” degli appuntamenti di appassionati e non.
Qual è la rilevanza della manifestazione ciclistica dal punto di vista sociale ed economico?
Tra le molteplici e diverse lenti di ingrandimento attraverso cui il Giro d’Italia può essere analizzato, quella sociologica è senza dubbio una delle più affascinanti. Quando la Corsa Rosa prende il via per la prima volta, ormai più di cento anni fa, l’auspicio dei suoi organizzatori era quello di creare «una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale» (come si legge nell’annuncio pubblicato su «La Gazzetta dello Sport»), capace non solo di competere ad armi pari con il Tour de France ma anche di ritagliarsi un proprio ruolo nel nascente, moderno concetto di “sport”. Né i suoi organizzatori, né tantomeno i giornalisti che per primi raccontarono le gesta dei 127 corridori impegnati nei 2.448 chilometri di corsa, potevano tuttavia immaginare cosa sarebbe diventata la Corsa Rosa negli anni a venire: un vero e proprio mito italiano, capace di conservare intatto, edizione dopo edizione, quello «strano potere – per citare le parole di Indro Montanelli – di trasformare in domenica ogni giorno della settimana».
Il Giro d’Italia rappresenta – e viene soprattutto percepito come – un fenomeno sociale e culturale che appartiene alla storia del costume nazionale, capace di incarnare e veicolare valori positivi tanto dal punto di vista sportivo che in una più ampia prospettiva sociale e di stile di vita. Non solo. Il Giro d’Italia, in quanto grande evento, assurge anche al ruolo di produttore di cultura, per esempio attraverso la fitta mappa di iniziative ed eventi culturali che costellano ogni anno il suo percorso.
Ma il Giro d’Italia, in quanto grande evento, diventa anche un indiscusso motore per lo sviluppo dell’economia del nostro Paese, certamente per l’indotto che esso appare in grado di generare, quanto per i processi di natura economica che riesce ad attivare nei territori interessati dal suo passaggio. Ospitare un grande evento sportivo significa infatti per molte Amministrazioni pubbliche e locali poter dare una positiva spinta all’economia del proprio territorio, tanto attraverso quegli introiti direttamente connessi alla realizzazione dell’evento e che sono immediatamente valutabili e misurabili, quanto grazie a quei vantaggi e benefici che saranno apprezzabili nel lungo periodo e in una prospettiva sistemica. La redditività di un grande evento sportivo necessita infatti di essere letta tanto attraverso quei flussi economici generati in coincidenza dell’evento stesso e che consentono di coprire gli ingenti costi che essi comportano, quanto attraverso l’incremento dell’awareness della località, che consentirà di attrarre visitatori, turisti ma anche potenziali investimenti in grado di dare impulso al mercato del lavoro e allo sviluppo economico del territorio.
In che modo il Giro d’Italia promuove le bellezze naturali e paesaggistiche del nostro Paese e ne valorizza il patrimonio artistico e culturale?
In qualità di evento sportivo di portata internazionale che coinvolge centinaia di corridori provenienti da tutto il mondo, decine di squadre sportive, e con una copertura mediatica pressoché globale, il Giro d’Italia rappresenta senza dubbio un palcoscenico importante per mettere in mostra la “grande bellezza” italiana e infondere linfa ai flussi turistici, tanto delle località che già godono di ampia visibilità quanto di quella miriade di borghi sconosciuti ai più, e che invece rappresentano una delle principali ricchezze del nostro Paese.
Il Giro richiama a sé visitatori, turisti e curiosi, nonché appassionati e sportivi che, come bene emerge dalla nostra ricerca, possiedono una maggiore propensione al movimento e ad affrontare lunghi viaggi per raggiungere il Comune sede di tappa. Il potenziale attrattivo del Giro, d’altra parte, si esplica certamente in concomitanza dell’evento (e quindi del passaggio della Corsa Rosa), ma è in grado di dipanarsi – come testimoniato dagli Amministratori di alcune delle località storicamente sede di tappa – anche oltre l’evento stesso: grazie all’attenzione e all’interesse che i media concedono al Giro, ne risultano infatti rafforzate la notorietà e l’immagine tanto della città che ha ospitato la tappa quanto dell’intero territorio che ha visto il passaggio del Giro.
Ma la valorizzazione del territorio resa possibile dalla Corsa Rosa passa non soltanto attraverso un incremento dell’awareness e una maggiore domanda turistica, ma anche attraverso un rafforzamento del legame della città con la popolazione residente. Da questo punto di vista, la ricerca conferma come la capacità del Giro di ri-semantizzare gli spazi e di conseguenza di diventare, soprattutto per gli spettatori “locali”, una irripetibile occasione per riscoprire il proprio territorio: in particolare, quella serie di iniziative, manifestazioni ed eventi correlati al Giro diventano la cornice all’interno della quale l’ordinarietà diventa stra-ordinarietà e in cui la dimensione festiva e quella feriale si fondono.
Quale clima caratterizza l’aggregazione sociale che accompagna l’evento sportivo?
Il Giro d’Italia è oggi una delle massime espressioni del costume italiano: un fattore di socializzazione e aggregazione sociale che trascende le competenze specialistiche per affermarsi invece come patrimonio condiviso, espressione dell’orgoglio italiano e del forte senso di appartenenza al proprio territorio e alle singole località che ospitano, di anno in anno, una o più tappe del Giro.
La Corsa Rosa continua tutt’oggi a essere associata a quell’idea di “festa popolare”, che la contraddistingue fin dalle origini: un momento di rottura delle tradizionali routine, dall’elevato valore socializzante, visto che alla “festa rosa” raramente si partecipa da soli, ma – come conferma la nostra ricerca – è un’esperienza da vivere e partecipare con famiglia, amici e in genere con chi condivide la passione per le due ruote.
In che modo il Giro costituisce anche una palestra utile per acquisire un know-how professionale?
Con la sua straordinaria spinta unificatrice, il Giro d’Italia rafforza – come visto – l’identità nazionale, ma agisce in modo ancora più evidente in ambito locale, dando forte impulso alla valorizzazione del territorio, innescando in particolare un processo di creazione di valore per la collettività attraverso lo sviluppo di nuove competenze; non da ultimo, consolidando nel tempo quella primaria funzione di “integratore sociale” tradizionalmente attribuita allo sport, quale strumento di educazione al benessere, alla relazionalità, al rispetto e al buon uso delle risorse.
Dalla ricerca tende dunque a emergere questa consapevolezza del valore formativo del Giro d’Italia e nel contempo la necessità di una forte coesione tra tutti gli stakeholder coinvolti, per mettere a frutto tanto nel breve quanto nel lungo periodo il know-how acquisito. Tuttavia, se consapevolezza e coesione rimandano a una dimensione formativa del Giro d’Italia per lo più interna alla macchina organizzativa, che agisce in modo mirato su Amministrazioni e stakeholder, la keyword che meglio si presta ad analizzare la Corsa Rosa come strumento educativo e sociale in senso lato è sensibilizzazione, intesa come impegno a stimolare un corale interesse costruttivo e partecipativo, finalizzato all’adozione di best practices il cui impatto formativo va oltre la contingenza del Giro.
Di Giro d’Italia si può dunque, anzi si deve parlare, anche per il suo incarnare un moderno modello di “formatore”, nonché per la capacità di promuovere e valorizzare il lavoro di squadra.
Quali misure sono necessarie per preservare questa policy pubblica dal così elevato ritorno?
Il Giro d’Italia, nella sua lunga storia, ha dimostrato grande spirito di adattamento nei confronti dei grandi cambiamenti sociali e culturali che hanno interessato negli ultimi decenni il nostro Paese e non solo, dando prova della sua innata capacità a coniugare e tenere insieme versatilità e specificità, innovazione e tradizione. Un evento che ancora oggi ogni anno raccoglie milioni di persone tra spettatori, curiosi, appassionati e professionisti, e che per circa un mese è in grado di trasportare l’Italia e l’italianità oltreconfine, non ha certo la necessità di ricevere consigli su come preservare e salvaguardare se stesso e i suoi benefici effetti. La Corsa Rosa si è affermata nell’immaginario collettivo italiano certamente come grande evento sportivo, dotato tuttavia di un carattere di sacralità che trascende la dimensione della corsa ciclistica per tramutarsi in vera e propria festa e sinonimo di italianità. Un fenomeno sociale capace di incarnare un rinnovato spirito del tempo, destinato a non esaurirsi con la conclusione dell’evento ma ad arricchirsi costantemente, veicolando i propri valori e dialogando in modo efficace con appassionati di ciclismo e non solo.
Nicola Ferrigni è Professore Associato di Sociologia generale alla Link Campus University, dove dirige Link LAB, il Laboratorio di Ricerca Sociale di Ateneo. I suoi studi si focalizzano sulla percezione della sicurezza e dell’ordine pubblico (con particolare riferimento alla violenza negli stadi), sui temi del lavoro, dello sport nonché sull’analisi dell’universo giovanile italiano. Di sport si occupa altresì con riferimento alla dimensione sociale dei grandi eventi sportivi nonché all’analisi sociologica del pubblico. Ha diretto il Primo Rapporto Nazionale sul Ciclismo e la ricerca sull’impatto socio-culturale ed economico del 100° Giro d’Italia. Autore di numerose pubblicazioni, tra cui: Redditanza. Il reddito di cittadinanza raccontato da giornali e percepito dai cittadini (Gangemi 2017); La sicurezza negli stadi: il nuovo modello organizzativo dello Stadio Olimpico di Roma (Amministrare, 2016); La violenza negli stadi. Il modello italiano per la sicurezza (Rassegna italiana di sociologia, 2015); Dieci anni di ordine pubblico. Focus sulle manifestazioni politiche-sindacali-sportive (Eurilink 2015); C’era una volta l’ultrà (Eurilink 2013).