“L’etica fiscale ed economica nell’opera di Ezio Vanoni” di Paolo Del Debbio

L'etica fiscale ed economica nell'opera di Ezio Vanoni, Paolo Del DebbioProf. Paolo Del Debbio, Lei è autore del libro L’etica fiscale ed economica nell’opera di Ezio Vanoni edito da Giuffrè Francis Lefebvre: a distanza di oltre 60 anni dalla sua morte, di quale attualità è il pensiero di Ezio Vanoni?
L’attualità del pensiero di Vanoni è legata a ciò che manca oggi nei progetti di riforma tributaria: una visione che unisca valori etico-politici e progettualità politica. In Vanoni c’è una notevole continuità tra l’impianto etico-politico e il riformismo fiscale. La stessa coerenza tra le tre fasi della sua vita indica la sistematicità del suo pensiero. In altri termini, tra la fase accademica e di ricerca in materia tributaria (con la produzione di studi ancora oggi fondamentali come quello sulla natura e l’interpretazione delle leggi tributarie), la fase di incontro con la cultura cattolica che trova una sua esplicazione nella partecipazione alla redazione del Codice di Camaldoli, la fase politico governativa che culmina nella Riforma tributaria del 1951, si ha una coerenza che ci permette un rimando tra le diverse parti e che rappresenta un unicum nella storia del riformismo fiscale italiano. Il sistema fiscale è un corpo unico e qualsiasi intervento su di una parte di esso ha un immediato effetto sull’insieme del sistema. Per questo il pensiero e l’azione di Vanoni sono di grande attualità: essi indicano una strada nella quale, avendo chiaro il sistema fiscale verso il quale dirigersi, fa sì che le diverse parziali riforme non vadano, come oggi, ad accumularsi in un tutto disorganico ma formino un’unità coerente.

Quali vicende segnarono maggiormente la formazione e l’azione politico-governativa di Vanoni?
Un contributo molto importante alla formazione di Vanoni viene dall’educazione materna. Sua mamma Luisa Samaden, una cattolica praticante, impartisce ai quattro figli un’educazione religiosa profonda fatta di insegnamenti ma soprattutto fondata sull’esempio quotidiano di una vita religiosa e sobria. Il piccolo Ezio seguiva spesso la madre nel suo impegno caritatevole della San Vincenzo, visitando famiglie povere e offrendo loro un sostegno. Dal padre Teobaldo, Vanoni porterà con sé, per tutta la vita (spesso vi fa riferimento anche nei Discorsi parlamentari), l’educazione montanara ed una vita sobria e costante, del “passo dopo passo, lento e costante”. Molto importanti saranno due momenti della sua vita: il primo è l’incontro con la fede socialista, nella versione umanitaria turatiana, negli anni dell’università; la seconda sarà data dall’incontro a cavallo degli anni Quaranta con la cultura cattolica, per meglio dire un re-incontro, attraverso le figure di Sergio Paronetto e del gruppo dei cattolici che lavoreranno alla stesura del Codice di Camaldoli. La visione politica di Vanoni rappresenterà una sintesi tra il socialismo umanistico turatiano e la dottrina sociale della Chiesa, con particolare riferimento agli insegnamenti di Leone XIII, Pio XI e di Pio XII.

Qual era l’idea del tributo, della sua dimensione etica, dei suoi limiti e delle sue finalità, in Ezio Vanoni?
In Vanoni l’idea del tributo, nonché la sua causa impositionis, sono legati alla partecipazione dei cittadini alle spese pubbliche sostenute per l’insieme della collettività e per i più deboli. Potremmo dire che in ciò si esprime la natura sociale dell’uomo, nel suo essere cittadino. Vanoni era cosciente del fatto che per portare a compimento una buona riforma occorreva che lo Stato facesse il primo passo nel senso dell’onestà, per questo Vanoni fece tre cose: sanò le diverse situazioni di molti contribuenti per prendere le mosse da un punto di chiarezza rispetto al passato, in modo che i contribuenti non dovessero portarsi dietro situazioni poco chiare e comunque compromettenti la loro posizione di contribuente; la seconda cosa che Vanoni fece fu quella di abbassare le tasse del ceto medio e il risultato fu un aumento considerevole del gettito fiscale: questo voleva dire che con delle aliquote più eque i cittadini avrebbero contribuito di più (da questo punto di vista aveva messo in pratica il principio costituzionale della capacità contributiva); la terza cosa riguardò la dichiarazione dei redditi che Vanoni introdusse in una formula semplificata, di facile comprensione, di veloce compilazione. Vanoni si concentrò molto sulla riforma degli uffici tributari, si occupò in particolare della formazione dei funzionari preposti alle funzioni tributarie: questo perché Vanoni voleva che gli accertamenti fatti dalla guardia di finanza e dagli uffici periferici del Governo fossero analitici e non generali (per intenderci, come negli studi di settore), cioè il più possibile corrispondenti alla reale capacità contributiva dei cittadini e delle imprese.

Come furono accolte le sue idee nella nostra Costituzione?
Come suggerisce Antonino Tramontana, il contributo di Vanoni ai lavori della Costituente fu molteplice. Infatti, l’autorevolezza che si era conquistato a livello accademico sia nazionale che internazionale, ebbe una sua eco anche nelle aule parlamentari che ospitavano i padri costituenti. In particolare potremmo citare tre articoli della costituzione nei quai il contributo di Vanoni emerge con particolare chiarezza: l’articolo 23 sulla riserva di legge in materia fiscale che ripropone in forma diversa la medesima filosofia che guidò la rivoluzione americana del 1776 sintetizzata dal motto “no taxation without representation”; l’articolo 53 sul carattere progressivo del sistema fiscale e sul principio di capacità contributiva che abbiamo visto sopra; l’articolo 81 che controlla la spesa pubblica aggiuntiva vincolandola alla necessaria ricerca delle risorse senza contrarre ulteriore debito.

In che modo le idee di Ezio Vanoni possono rappresentare oggi un punto di riferimento per un riformismo fiscale eticamente fondato?
Le idee sono sostanzialmente tre: la prima consiste in una ripartizione più equa del carico fiscale che oggi vede il ceto medio (soprattutto il lavoro dipendente) come quello più ingiustamente tartassato; la seconda riguarda la semplificazione a partire dalla dichiarazione dei redditi; la terza riguarda l’attuazione del principio di capacità contributiva, oggi largamente disatteso, soprattutto per le fasce di contribuenti medio-basse.

Paolo Del Debbio è nato a Lucca nel 1958. Laureato in filosofia. Giornalista e conduttore televisivo. Insegna Etica ed economia all’Università Iulm di Milano. Ha pubblicato, tra l’altro, Elogio dello Stato a pendolo. Stato e mercato nel XXI secolo (2009), Libertà (2013), Più etica nel mercato? L’inganno di un luogo comune e le responsabilità della politica (2016), L’etica fiscale ed economica di Ezio Vanoni (2019), Cosa rischiano i nostri figli (2019). Attualmente conduce su Rete 4 il programma di approfondimento e informazione politica ed economica Dritto e Rovescio

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