“L’eredità di Mendel. All’origine della genetica” di Alfonso Lucifredi

L’eredità di Mendel. All'origine della genetica, Alfonso LucifrediDott. Alfonso Lucifredi, Lei è autore del libro L’eredità di Mendel. All’origine della genetica edito da Hoepli, la prima biografia italiana del padre della genetica Gregor Johann Mendel: qual è l’importanza storica e scientifica di Mendel?
Direi che dal punto di vista storico la figura di Mendel è fondamentale. Oggi è ritenuto universalmente il padre della genetica moderna, ma nel corso della sua vita nessuno si accorse dell’importanza delle scoperte che aveva compiuto. Ironia della sorte, quando nacque questa disciplina, nei primi anni del XX secolo, il suo fondatore era già morto da molti anni.

Purtroppo per Mendel, i suoi studi si rivelarono molto avanti rispetto ai suoi tempi, forse troppo. Ne è conferma il fatto che i suoi riscopritori De Vries, Correns e Tschermak in Europa, e poco dopo Spillman negli Stati Uniti, fecero esperimenti di ibridazione con metodologie e risultati simili a quelli del monaco. Questi, però, avvennero tutti in contemporanea nel biennio 1900-1, oltre trent’anni dopo gli studi di Mendel a Brno: evidentemente, solo a quel punto le conoscenze scientifiche e tecniche erano sufficientemente mature per raggiungere quei risultati.

Per quanto le sue leggi siano fondamentali alcuni loro contenuti, come la dominanza dei caratteri o la ricomparsa dei fenotipi recessivi negli ibridi di seconda generazione, erano fenomeni già noti agli studiosi dei suoi tempi. A mio avviso, ciò che più di ogni altro aspetto ha reso Mendel grande è stato l’utilizzo di un metodo di ricerca impeccabile, basato sulla matematica e sulla statistica, e ben lontano dai sistemi usati ai suoi tempi in orticoltura e in botanica.

Mendel era un monaco agostiniano: in che modo condusse le sue ricerche all’interno dell’abbazia di Brno?
Non bisogna pensare che chiudersi in un’abbazia significhi isolarsi dal mondo. L’abbazia di Brno (ai tempi Brünn), in particolare, era un centro di conoscenza e di ricerca di alto livello, proprio nel cuore dell’Impero Austro-Ungarico. Il merito era soprattutto dell’abate Cyril Napp, uomo di scienza e di grande cultura, che favorì e difese gli studi di Mendel dalle ingerenze esterne. Da quell’abbazia infatti, oltre a Mendel sono usciti anche grandi musicisti, filosofi, pensatori.

Gli studi di Mendel vennero portati avanti soprattutto in una serra nel cuore del giardino, che purtroppo ora non esiste più, e in altre aree sparse qua e là nel centro religioso. Tra questi “luoghi di Mendel” ci sono una piccola stazione meteo, una vasta biblioteca e una “casa delle api” fatta realizzare dallo stesso Mendel quando divenne abate, per portare avanti le sue ricerche su questi insetti.

Le leggi formulate da Mendel sono valide ancora oggi?
In linea generale sono valide ma esistono numerose eccezioni, come la codominanza (ad esempio nei gruppi sanguigni umani) o la dominanza incompleta (come nei fiori di bella di notte: se si incrociano un fiore rosso e uno bianco si ha una discendenza con fiori rosa). In ogni caso le leggi di Mendel forniscono ancora oggi una base fondamentale per capire il funzionamento dell’ereditarietà e della segregazione dei caratteri. Col progredire delle nostre conoscenze nel campo, però, si sono ovviamente aggiunte molte altre variabili e si è reso necessario capire perché, in determinati casi, le leggi di Mendel sembrassero non essere valide.

A quali fonti ha attinto per il Suo lavoro?
Le fonti bibliografiche sono fondamentali ma, nel caso di Mendel, anche drammaticamente poche. C’è una serie di biografi “ufficiali” del monaco che hanno svolto un lavoro egregio e vanno assolutamente conosciuti, in particolare Hugo Iltis e Vítězslav Orel. Il problema è che, tolti questi primi studiosi e storici della scienza, ben in pochi hanno effettuato ricerche di prima mano sul padre della genetica e questo è, a mio avviso, davvero sorprendente. Basti pensare a Darwin: è sufficiente recarsi in una qualunque libreria, con un minimo di selezione dedicata alla scienza, per trovare decine di testi sul padre dell’evoluzionismo, più di quanto sia stato prodotto in totale, in più di un secolo, per Mendel. In aggiunta, dei pochissimi testi in italiano disponibili sul tema, la maggior parte sono rielaborazioni di quanto fatto dai biografi ufficiali. C’è inoltre la rivista Folia Mendeliana, che è una buona fonte di materiali originali, e qualche decina di paper scientifici pubblicati in svariati decenni. In definitiva si tratta di pochissimo materiale, se andiamo a vedere l’importanza storica del personaggio.

Il problema è che la vita di Mendel venne erroneamente considerata piuttosto semplice e lineare. Inoltre, la gran parte delle sue carte venne distrutta subito dopo la sua morte, come si usava fare nei monasteri al tempo. Vedendo quanto poco materiale fosse disponibile, ho deciso di visitare di persona i luoghi di Mendel. Non avevo certo la presunzione di scoprire qualcosa di nuovo, ma ero sicuro che avrei trovato materiale non presente sui libri. E così è stato.

Ho concordato la visita nell’abbazia con lo staff dell’università locale e del Mendel Museum, ho visto i luoghi di studio e di lavoro di Mendel, e ho approfondito tanti aspetti della sua attività scientifica, come gli studi di apicoltura o le ricerche in campo meteorologico. Ho poi intervistato professori, giornalisti e autori che prima di me si erano cimentati con ricerche sullo scienziato, e anche questo aiuto si è rivelato prezioso per raschiare un po’ sotto la superficie.

Perché si può affermare che la storia di Mendel è un perfetto riassunto delle vicende che ancora oggi caratterizzano la vita di tanti scienziati? 
Perché, ahimè, molti scienziati ancora al giorno d’oggi devono confrontarsi con mille problemi, nonostante l’importanza e la validità delle loro idee.

Ai tempi, Mendel non era uno scienziato in senso stretto, veniva visto più come un valido appassionato. E così per il suo saggio sulle ibridazioni, che conteneva tutti i risultati delle sue scoperte e le basi di quelle che poi sarebbero diventate le sue leggi, ci fu un disinteresse pressoché totale. Il grande botanico Karl von Nägeli fu l’unico scienziato famoso che si interessò un minimo all’opera di Mendel, pur trattando gli studi del monaco con perplessità e il loro autore come un semplice dilettante.

Anche le difficoltà economiche prima e gli obblighi lavorativi dopo, in particolare quando fu eletto abate, rallentarono l’attività di ricerca di Mendel. Per non parlare del disinteresse della comunità scientifica del suo tempo.

Alcune cose oggi sono cambiate in meglio. Lo scienziato “dilettante” non esiste più o quasi, e più o meno tutti i ricercatori possono pubblicare articoli scientifici a cui tutto il mondo può accedere, in particolare altri scienziati che operano nello stesso campo di ricerca. Moltissimi studi validi vengono però totalmente ignorati dal grande pubblico, e il rischio che scoperte significative restino ignorate per anni esiste ancora.

L’esempio di Mendel è toccante perché, nonostante le difficoltà di una vita non semplice e il disinteresse dei suoi contemporanei, è riuscito comunque a passare alla storia della scienza grazie a tenacia, dedizione e una mente fuori dal comune. Una bella storia che merita di essere ricordata ancora oggi.

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