“L’erede mancato: Agrippa Postumo e la successione di Augusto” di Alessandra Valentini

Prof.ssa Alessandra Valentini, Lei è autrice del libro L’erede mancato: Agrippa Postumo e la successione di Augusto, edito da Pàtron: innanzitutto, chi era Marco Vipsanio Agrippa Postumo?
L'erede mancato: Agrippa Postumo e la successione di Augusto, Alessandra ValentiniMarco Vipsanio Agrippa Postumo fu il quinto figlio di Giulia Maggiore, l’unica discendente diretta di Augusto e di Marco Vipsanio Agrippa, uno dei principali collaboratori politici e amici del principe. Come ci svela il suo nome, Agrippa Postumo nacque nel 12 a.C. alcuni mesi dopo la morte del padre e, per onorare la memoria dell’amico e genero defunto, lo stesso Augusto scelse di attribuire al bambino il nome di suo padre. L’infanzia e l’adolescenza di Agrippa hanno suscitato poca attenzione da parte degli storici antichi, circostanza probabilmente legata al fatto che egli fu messo nell’ombra dalla promozione politica dei due fratelli maggiori, Gaio e Lucio Cesari, adottati da Augusto nel 17 a.C. e divenuti, dunque, sul piano giuridico, figli del principe e suoi eredi designati. La sua condizione di ultimo nella linea di successione, insieme alla cattiva fama che gli venne attribuita dopo la sua relegazione ne giustifica la marginalizzazione nella memoria storica del tempo. L’analisi attenta della documentazione epigrafica, fondamentale perché registra i fatti nel tempo del loro svolgersi, svela, però, un quadro differente: Agrippa è spesso accostato, infatti, ai fratelli nelle iscrizioni onorifiche e ciò sembra dimostrare che Augusto avesse preparato per lui non un’esclusione dalla linea di successione ma che, piuttosto, lo considerasse un candidato ‘di riserva’. Ciò sarebbe testimoniato anche dall’attenzione rivolta dal principe alla formazione culturale e politica del nipote volta a garantire al giovane quegli strumenti che ne avrebbero potuto fare un possibile candidato alla successione nel caso della morte improvvisa di uno dei due fratelli maggiori.

Per quali ragioni Augusto lo esiliò prima a Sorrento e poi a Pianosa?
Nella biografia di Agrippa Postumo l’anno di svolta può essere individuato nel 4 d.C.: in quel momento i piani posti in essere da Augusto per assicurare una successione ereditaria al principato, che valorizzasse i legami di sangue, furono destinati a essere messi in discussione a causa della prematura morte nel 2 e nel 4 d.C. dei fratelli di Agrippa. L’improvvisa perdita dei due eredi designati costrinse il principe a elaborare una nuova soluzione trovando un compromesso tra le due anime che costituivano la sua famiglia, quella giulia, a cui appartenevano i discendenti diretti di Augusto, e quella claudia, che faceva capo alla moglie del principe, Livia Drusilla. Il 26 giugno del 4 d.C. Augusto procedette, dunque, all’adozione congiunta di Tiberio, figlio primogenito di Livia, e di Agrippa Postumo.

Si trattava di una soluzione fortemente sbilanciata sul piano politico poiché Tiberio aveva quarantasei anni e poteva vantare una prestigiosa carriera politica e militare, Agrippa, invece, di trent’anni più giovane rispetto al nuovo fratellastro, era completamente privo di esperienza politica. Inoltre la concessione a Tiberio di importanti prerogative (tribunicia potestas e imperium proconsulare maius sulle province occidentali dell’impero) rendevano, di fatto, costui un collega e collaboratore di Augusto, che aveva il compito di affiancare il principe nella gestione dello stato. Ciò prefigurava già una progressiva emarginazione di Agrippa Postumo. Costui, però, nella nuova condizione di figlio adottivo del principe fu posto, suo malgrado, al centro della scena politica, divenendo punto di riferimento politico di coloro che avevano supportato il gruppo dei Giuli: questi identificarono in Agrippa Postumo uno strumento per garantire l’affermazione della loro visione politica e un mezzo per la promozione delle proprie carriere magistratuali, obiettivi compromessi dalla prematura scomparsa dei due eredi di Augusto e dalla consistente promozione politica di Tiberio.

Sono gli eventi del periodo 5-9 d.C., dunque, che resero Agrippa Postumo figura simbolo della parte giulia e principale avversario della linea di successione claudia. È in questo momento che nella tradizione antica si viene a costruire un ritratto negativo del giovane, rappresentato come selvaggio, arrogante, folle, imprevedibile e subordinato, caratteristiche a lui attribuite in ottica di delegittimarne l’azione politica.

Sfruttando un momento di difficoltà per il governo di Augusto, determinato da agitazioni scoppiate a seguito di un difficile controllo dei confini settentrionali e di una serie di annate di cattivo raccolto, i sostenitori del ramo giulio della domus Augusta organizzarono, infatti, alcune azioni volte alla promozione politica di Agrippa Postumo ai danni di Tiberio, al seguito delle quali Augusto decise di revocare l’adozione del nipote e di allontanarlo da Roma, ufficialmente a causa del suo comportamento irascibile e folle, di fatto per la pericolosità che sul piano politico aveva assunto il nipote.

Fu lo stesso principe ad agire al fine di censurare le reali motivazioni che lo spinsero ad assumere tale decisione, restituendo una memoria fortemente parcellizzata e inquinata degli eventi. Agrippa fu, dunque, escluso dalla famiglia giulia e inviato a Sorrento; in questo modo Augusto impedì ai suoi sostenitori di portare a compimento i propri piani sovversivi sfruttando la figura del nipote. Il provvedimento però si dimostrò del tutto insufficiente per fermare le azioni dei sostenitori di Agrippa Postumo: tra il 7 e l’8 d.C. infatti nuove azioni furono poste in essere dai sostenitori del ramo giulio della famiglia di Augusto, volte a sovvertire le decisioni del principe e a reintegrare il nipote: principali animatori di tali azioni furono Giulia Minore, sorella di Agrippa Postumo, e il marito L. Emilio Paolo, entrambi severamente puniti dal principe con la relegazione la prima e la pena di morte il secondo. Costoro organizzarono un vero e proprio tentativo di fuga da Sorrento per Agrippa Postumo sfruttando il sostegno di personaggi di bassa estrazione sociale. Tali azioni testimoniano l’esistenza di piani molto vasti che interessarono la plebe urbana di Roma, gli eserciti e la stessa famiglia di Augusto con l’obiettivo di destabilizzare le sue scelte in materia di successione, attraverso ribellioni nella capitale e sollevazioni degli eserciti e giustificano la scelta del principe di inasprire la punizione di Agrippa Postumo relegandolo nell’isola di Pianosa verso la fine dell’8 d.C.

Che importanza assunse Agrippa Postumo negli eventi della fine del principato di Augusto?
La morte di Agrippa Postumo seguì di pochi giorni quella del nonno avvenuta il 19 agosto del 14 d.C. Il ventiseienne ultimo nipote maschio di Augusto si trovava ancora in esilio a Pianosa, per decisione del nonno che aveva scelto di non richiamarlo a Roma: qui il giovane fu assassinato immediatamente dopo la morte di Augusto, forse per decisione dello stesso nonno che non volendo veder disattesi i suoi piani per la successione, aveva lasciato tale ordine affinché fosse eseguito non appena giunta la notizia della sua morte, forse per ordine di Livia o del nuovo principe Tiberio. Al di là della provenienza dell’ordine di mettere a morte il giovane, risulta evidente come tale scelta sveli la pericolosità dell’esistenza stessa di un possibile candidato alla successione alternativo a Tiberio: Agrippa restava, infatti, il più diretto consanguineo di Augusto e questa condizione venne sfruttata dai sostenitori del ramo giulio anche dopo la morte del loro candidato.

A pochi giorni dalla morte del principe scoppiarono, infatti, una serie di pericolose ribellioni delle truppe schierate sui confini renano-danubiano legate al difficile momento del passaggio di potere da Augusto a Tiberio. Contestualmente (e per la seconda volta) uno schiavo di nome Clemente, giunto troppo tardi a Pianosa, quando Agrippa era già morto, rubò le ceneri del padrone e ne assunse l’identità protraendo la sua azione fino al 16 d.C., nel tentativo di destabilizzare la posizione del successore di Augusto. Di sicuro un semplice schiavo non avrebbe potuto agire da solo: il falso Agrippa dovette poter contare sull’appoggio di un consistente gruppo di cui facevano parte membri della domus Augusta, senatori e cavalieri, che avrebbero potuto garantire proprio il supporto delle truppe. La pericolosità dell’azione di Clemente è svelata dal fatto che, dopo la sua cattura, Tiberio decise di agire senza conferire ulteriore pubblicità all’azione del giovane e lo fece giustiziare nelle prigioni del palazzo imperiale. Gli obiettivi di Clemente e del gruppo che a lui faceva riferimento sono passati sotto silenzio dalla tradizione antica, colpiti senz’altro dalla censura imperiale, ma è probabile che l’idea centrale fosse quella di portare sul soglio imperiale un membro del ramo giulio della famiglia di Augusto, sfruttando il sostegno delle legioni schierate sul fronte occidentale. Il candidato ideale sarebbe stato Agrippa Postumo, che poteva vantare un legame di sangue con Augusto in contrapposizione a quello adottivo di Tiberio. La sua eliminazione però impose ai suoi sostenitori di agire in forme più aggressive e spudorate, anche attraverso l’apporto di uno schiavo. Anche dopo la morte, dunque, Agrippa Postumo costituì una concreta minaccia per il nuovo principe e per la tenuta del suo governo.

In che modo la vicenda di Agrippa Postumo è utile per comprendere la natura e le finalità specifiche dei gruppi che animavano la discussione politica nella domus Augusta?
Ricostruire la vicenda biografica e politica di Agrippa Postumo si rivela utile in due prospettive: in primo luogo per ricostruire la disgrazia politica di Agrippa Postumo è necessario superare il pesante inquinamento dovuto alla censura augustea intesa a disancorare gli eventi da qualsiasi obiettivo politico sovversivo attraverso il confronto tra i testimoni antichi che conservano particolari utili a ricostruire il quadro generale delle vicende. Ciò permette di svelare alcuni meccanismi della propaganda politica e della censura imperiale che agì sulla memoria degli eventi già nel momento in cui questi si verificarono. In secondo luogo l’improvvisa assunzione, a seguito di una serie di lutti improvvisi, di un ruolo di primo piano in un contesto politico in cui Agrippa Postumo aveva avuto la funzione di riserva rese l’ultimo nipote di Augusto il punto di riferimento del ramo giulio della famiglia di Augusto che, almeno dall’ultimo decennio del I secolo a.C., aveva animato una sempre più forte opposizione nei confronti di alcune scelte assunte da Augusto in tema di successione e sul carattere che il principato avrebbe dovuto assumere in tema di rapporti con il senato e di politica estera. Ricostruire la breve biografia dell’ultimo nipote di Augusto costituisce, dunque, un passo importante per chiarire le dinamiche dello scontro politico che attraversò la famiglia di Augusto tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C.

Alessandra Valentini è laureata in Storia Antica presso l’Università Ca’ Foscari Venezia; è dottore di ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presso l’Università Ca’ Foscari Venezia; è stata borsista dell’Istituto Italiano per la Storia Antica. I suoi studi vertono sulla storia delle donne nella Roma antica, sulla comunicazione politica e della propaganda ideologica in età repubblicana e augustea. Tra le pubblicazioni, Matronae tra novitas e mos maiorum (Venezia, 2012), Agrippina Maggiore. Una matrona nella politica nella domus Augusta (Venezia, 2019).

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