“L’economia di Dio. Famiglia e mercato tra cristianesimo, ebraismo, islam” di Gérard Delille

L'economia di Dio. Famiglia e mercato tra cristianesimo, ebraismo, islam Gérard DelilleProf. Gérard Delille, Lei è autore del libro L’economia di Dio. Famiglia e mercato tra cristianesimo, ebraismo, islam, edito da Salerno: quale influenza hanno avuto le tre grandi religioni monoteiste sulle politiche matrimoniali e di trasmissione dell’eredità?
Le tre grandi religioni monoteistiche hanno fondato la filiazione, il matrimonio e la parentela su elementi di ordine biologico. Una persona è figlio di un’altra perché nata dal suo “sangue”. Sul piano concreto, questa concezione si è affermata gradualmente. Essa era in forte opposizione con quella che prevaleva nella maggior parte dei sistemi di filiazione e parentela -tra loro molto diversi- dell’antichità per i quali un legame parentale aveva valore soltanto se riconosciuto sul piano giuridico: un genitore doveva dichiarare pubblicamente di essere il padre del bambino e la phratrie o la tribù doveva accettare questa scelta. Nel caso contrario, il bambino era figlio di nessuno e, in Grecia e a Roma, veniva generalmente ucciso. Un parente lontano o un estraneo poteva essere adottato e diventare a tutti gli effetti “figlio” dell’adottante. A Roma come nell’Arabia pre-islamica forme di matrimonio diverse avevano effetti “legali” diversi e determinavano relazioni di parentela anch’esse dissimile. Il Corano invece vieta l’adozione, il cristianesimo la impedisce di fatto; il giudaismo come le altre due religioni, pratica un’adozione di “carità” che non diventa mai completa. Ognuna delle grandi religione monoteista tende a uniformare, attraverso precetti religiosi più o meno precisi e spesso in opposizione alle altre fedi, le regole della parentela e dell’alleanza che diventano cosi degli indicatori della loro identità. Si tratta di un processo lungo che sarà insieme causa e effetto di conflitti interni: basti pensare alle divergenze tra sunniti, chiiti, malikiti o tra cattolici, ortodossi e protestanti. Nella loro espansione, le religioni dovranno anche spesso confrontarsi con sistemi matrimoniali molto diversi per cercare di imporre il loro modello. Beninteso, su altri piani, le distinzioni tra le tre religioni rimangono profonde: alcune, per esempio, continuano a permettere la poligamia e il ripudio della moglie (l’ebraismo e l’islam), altre le vietano totalmente o parzialmente (il cristianesimo).

Queste trasformazioni profonde dei concetti di parentela e alleanza hanno avuto come conseguenza “collaterale” di migliorare notevolmente la condizione e lo status sociale delle donne. Nell’Islam, la dote è versata direttamente alla donna e non più alla sua famiglia ma il suo ruolo patrimoniale rimane, di fatto, limitato; nel giudaismo la donna trasmette l’appartenenza religiosa e, attraverso il versamento di doti talvolta cospicue, ha una funzione importante nella costituzione di società di commercio o di prestito; nel cristianesimo la donna è considerata “uguale” all’uomo (il sistema di parentela diventa cognatico, cioè non distingue più il lato maschile da quello femminile anche se i ruoli rimangono diversi) e le donne possono, in certe condizioni, ereditare e trasmettere patrimoni anche cospicui, addirittura regni.

Nel Suo testo Lei sostiene che le scelte in materia di parentela adottate in Occidente abbiano favorito lo sviluppo capitalistico dell’Europa.
Semplificando un po’ le cose, possiamo dire che nell’Antichità l’accumulazione e la circolazione dei beni dipendono da un lato dai rapporti con lo Stato attraverso le politiche di conquista e le depredazioni che ne conseguono (il caso di Roma è esemplare), la creazione- distribuzione di alte cariche (le denunce di Cicerone contro Verre) e infine il controllo dei commerci, dall’altro dalle reti parentali che gestiscono le trasmissioni e gli eventuali accorpamenti di patrimoni attivando, se necessario, matrimoni tra parenti stretti (tutti i sistemi di parentela-alleanza dell’Antichità sono molto endogamici). Su quest’ultimo punto, il cristianesimo finisce coll’imporre delle regole del gioco nuove. Prese separatamente, le norme che diventeranno legge comune quando il papato fa suo, nel XI° secolo, il diritto matrimoniale, non hanno niente di originale: il cognatismo, la possibilità di trasmettere beni attraverso le donne, i divieti di poligamia, di divorzio, di consanguineità e affinità fino al terzo o quarto grado, si ritrovano in altre società del mondo. Quello che è originale è la costruzione d’insieme che detta precise regole di scambi matrimoniali ma nello stesso tempo rompe lo stretto controllo delle famiglie sulla circolazione dei beni. Se una donna è figlia unica-erede (ciò che avviene spesso, circa una successione su 4 o 5) non potrà sposare un parente stretto (per esempio un cugino come nel mondo musulmano o uno zio come in quello ebraico), dovrà accontentarsi di un parente o alleato lontano o, peggio, di un “estraneo”. I beni girano cosi da una famiglia a un’altra secondo, talvolta, i capricci della vita e della morte. Carlo Quinto eredita attraverso le donne i domini di Borgogna-Austria e Spagna e si ritrova a capo di un impero che nessuno aveva immaginato e nessuno voleva. L’incertezza diventa una componente fondamentale delle economie occidentali. Quest’enorme circolazione “incontrollata” di beni suscita nuove regole del mercato. Le famiglie tentano di reagire stabilendo la primogenitura maschile o il fedecommesso che in alcuni casi (la Spagna, l’Italia), freneranno l’evoluzione verso un mercato completamente autonomo; premono sulla Chiesa per ottenere dispense di matrimonio in gradi di parentela sempre più ravvicinati.

Ma globalmente la marcia continua. In Francia, nel ‘6-‘700, i beni di origine femminile (doti e eredità) vengono sempre più frequentemente immessi sul mercato “libero” alimentando flussi di beni considerevoli che si uniscono a quelli generati dai commerci locali e internazionali, minando l’intero sistema feudale. La Rivoluzione sancisce quest’evoluzione profonda e sottomette tutti i beni alle nuove leggi del mercato (“tutto si vende e tutto si compra”).
Il sistema cristiano-occidentale si rivela dunque molto diverso da quello islamico e da quello ebraico ma sarebbe forviante attribuirle delle qualità intrinseche di superiorità economica-sociale o addirittura etiche. È un sistema che, come è successo a tanti altri, ha trovato, ad un certo momento, delle condizioni favorevoli alla sua espansione. Va anche detto che nell’islam e nel mondo ebraico, l’estrema endogamia che fissa le famiglie e i beni comporta anche necessariamente un lato esogamico che permette di stringere alleanze su vasti territori a cavallo, nel caso dell’islam, tra zone semi-aride e desertiche e di controllarli. Il matrimonio arabo non è stato soltanto un elemento distintivo dell’islam, è stato anche uno strumento fondamentale della sua espansione e del suo dominio.

Quale futuro per l’emancipazione femminile nel mondo musulmano?
Solo il tempo permetterà di rispondere a questa domanda. Credo che il mondo arabo-musulmano attraversi oggi una crisi profonda in quanto le sue strutture familiari fondamentali non adempiscono più alle loro funzioni tradizionali di costruzione di reti di potere (di tipo tribale o altro), di gestione dei patrimoni e di controllo dei territori. Serve ancora tessere alleanze con chi controllo un pozzo d’acqua nel deserto? Nelle grandi città, i tassi di matrimoni tra consanguinei tendono a diminuire rapidamente e negli Emirati Arabi, a Dubai, in Arabia Saudita stessa, la cugina parallela patrilaterale (la figlia del fratello del padre) appare sempre meno come una sposa preferita. Tuttavia, globalmente, in un’aerea geografica che va dal Marocco al Pakistan, i matrimoni tra cugini prossimi oscillano ancora tra il 20 e il 60% del totale. I tassi di natalità, conseguenza, in parte, della condizione delle donne, danno anch’essi segni di cedimento ma rimangono tra i più alti del mondo. Tutto questo mostra che vi sono evoluzioni profonde in corso ma non significa che le strutture fondamentali della famiglia verranno necessariamente sconvolte e si adegueranno a schemi di tipo occidentale. Le resistenze culturali e religiose sono molto forti come dimostrano i molti esempi dell’attualità.

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