
Il protagonista è Cullen Post, pastore episcopale, maniaco del lavoro dalla vita sentimentale praticamente inesistente e “avvocato degli innocenti” appunto, deciso a raddrizzare i torti di un sistema penale sballato e punitivo, in cui “per un pubblico ministero, non esiste maggiore gratificazione che assistere a un’esecuzione di cui è responsabile”.
Il libro si apre magistralmente a pochi minuti dall’esecuzione di un altro cliente di Post, Duke Russel, evitata per un soffio. Dopo di che l’azione si concentra sull’indagine su uomo di colore di nome Quincy Miller, condannato circa 22 anni prima per l’omicidio di un avvocato bianco in una piccola città della Florida, benché si fosse dichiarato innocente: “l’unico giurato nero ottenne l’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Gli undici bianchi furono delusi di non poter emettere una condanna a morte.”
Riesaminando il caso, Post si trova a riesumare vecchie testimonianze e a far luce sugli aspetti meno nobili del sistema giudiziario americano, dalla corruzione agli abusi di potere. “Per almeno quindici anni Quincy è rimasto senza avvocato né rappresentanti legali di alcun tipo, non c’era un cristiano al mondo che volesse dimostrare la sua estraneità al delitto” riflette Post davanti a un Quincy che sta invecchiando in carcere senza però abbrutirsi e che si commuove per il fatto che finalmente qualcuno si stia prendendo a cuore il suo caso, “So per esperienza che un fardello come il suo è quasi insopportabile. Un sistema corrotto l’ha messo dietro le sbarre e nessuno ha voglia di combatterlo. Ha già abbastanza pesi da portare in quanto innocente, ed essere rimasto senza voce l’ha fatto sentire davvero impotente”.
La trama si infittisce e Post, nel tentativo di scovare le prove a discarico di Quincy, si trova a dover far fronte a storie di droga e a criminali senza scrupoli, finendo per mettere in pericolo la vita di Quincy e poi la sua stessa incolumità.
La scrittura di Grisham è come sempre di grande qualità: le frasi corte e incalzanti, le scene descritte in modo vivido: sembra di essere al cinema, e non per niente da molti dei romanzi di Grisham sono stati tratti film di grande successo. Ecco ad esempio come viene trovato morto Keith Russo, l’avvocato della cui morte Quincy viene incolpato: “Lo trovarono morto, a terra dietro la scrivania, in una pozza di sangue. Qualcuno gli aveva sparato due volte alla testa con un fucile calibro 12, e della sua faccia non restava granché”.
E, come è accaduto spesso nella sua produzione, anche L’avvocato degli innocenti non è soltanto un thriller perfettamente riuscito, ma anche un modo per Grisham far luce su temi importanti quali la pena di morte, l’errore giudiziario e i pregiudizi del sistema legale.
“Non c’è niente di peggio che condannare ingiustamente una persona innocente per un crimine che non ha commesso mentre il vero autore rimane libero” dice lo scrittore, che nella vita reale è impegnato in prima persona nell’Innocence project, progetto che ha come obiettivo cercare di far scagionare gli ingiustamente condannati attraverso test del DNA e riformare il sistema penale per prevenire future ingiustizie. E facendo eco alle parole di Grisham, Post nel romanzo riconosce che la maggior parte dei prigionieri che lo contattano per presunte condanne illecite sono, in effetti, colpevoli; ma sono le migliaia di altre persone che sono diventate la sua vocazione. “Condannare un innocente è facilissimo, ma scagionarlo è quasi impossibile”, ricorda l’avvocato, che nella sua carriera è riuscito a far scagionare otto innocenti, a un potenziale cliente. E ancora: “Ho trascorso metà della mia carriera a girare per prigioni e ormai sono abituato alla cultura della violenza, ma non riesco a restare indifferente, perché se chiudi degli uomini in gabbia inventeranno modi sempre nuovi per farsi del male a vicenda”.
Un libro che intriga, fa riflettere e si legge tutto d’un fiato.
Silvia Maina