“L’arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita” di Alessandro D’Avenia: riassunto trama e recensione

L’arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita, Alessandro D’AveniaL’arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita, questo il titolo di uno degli ultimi capolavori di Alessandro D’Avenia pubblicato nell’ottobre 2016 per i tipi di Mondadori. Come si evince dal titolo, un ruolo chiave nella lettura di questo libro ha Giacomo Leopardi, poeta vissuto nell’Ottocento da sempre considerato pessimista per antonomasia a causa delle tematiche, quali infelicità, natura, morte, al centro delle sue opere principali. Tuttavia, quella di D’Avenia, è una lettura del poeta di Recanati e delle sue opere che si allontana dall’immagine tradizionale che da sempre ha accompagnato la figura di Leopardi; D’Avenia sin dal titolo pone in evidenza una lettura della poetica leopardiana come fragilità, fisica e psicologica, capace però di trasformarsi in ricchezza. La rivalutazione della figura di Leopardi è pienamente inserita nel presente, come si afferma nella quarta di copertina: «Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra essere bandita. Ma c’è un altro modo per mettersi in salvo. Ed è costruire, come te, Giacomo, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili».

È questa, dunque, la cifra entro cui si pone l’opera di D’Avenia che immagina di rivolgersi in prima persona all’autore scrivendogli delle lettere; egli, infatti afferma: «In queste pagine pongo domande (la letteratura serve a fare interrogativi, non interrogazioni) e rispondo a Leopardi, che mi ha a sua volta accolto amorevolmente nelle sue “stanze” (così si chiamano le strofe delle sue poesie) scrivendomi lettere accorate e vigorose: questo è un epistolario intrattenuto con lui in uno spazio-tempo creato dall’atto della lettura, lo spazio-tempo della bellezza, che vince sul tempo misurato dagli orologi ed espande la vita come solo amore e dolore, scrittura e lettura possono fare». Così, ripercorrendo le tappe della vita e della poetica leopardiana in ogni lettera, in cui non mancano continui riferimenti al mondo scolastico e degli adolescenti con cui l’autore è quotidianamente in contatto (essendo un docente di lettere), si scopre un nuovo Leopardi capace di interloquire con i giovani della nostra epoca caratterizzati dalla stessa fragilità dell’autore ottocentesco.

Le domande circa il senso della vita oggi, come allora sono proprie di ogni ragazzo che si affaccia sul mondo adulto con paure, curiosità, emozioni che tutto ciò comporta infatti: «L’adolescenza è la tappa dell’informe che cerca la forma, del caos che cerca l’ordine, della speranza che cerca l’esperienza e dell’impossibile che cerca il possibile. Proprio tu, Giacomo, consapevole di questa tappa come altri mai, attraverso i personaggi dei tuoi canti hai dato forma di domanda all’informe sperare e temere, non offrendo risposte, ma vivendo le domande, senza spegnerle. Sono quelle di Saffo e del pastore errante, di Nerina e di Silvia, del passero solitario e del viandante confuso…Le parole della tua poesia sono strumenti che aiutano ad affrontare la vita di tutti i giorni, ad abitarne luci e ombre, proprio perché riescono a dare voce al grido del cuore silenzioso».

Accompagnati dalle parole di D’Avenia e da quelle di Leopardi si riscopre un infinito fatto di piccole cose, gesti quotidiani ed emozioni che nutrono la nostra esistenza. Ciò che rende questo libro una perla da custodire nel proprio animo è il messaggio che lascia al lettore, anche a chi conosce Leopardi dalle pagine dello scrittore moderno: la vera poesia è quella della vita, fatta di buio e luce, fragilità e momenti in cui ci si sente pronti a tutto pertanto, nonostante le difficoltà, non bisogna mai desistere dal perseguire i propri desideri e di puntare, come dicevano i latini (de-sidera), alle stelle.

Clarissa Maldera

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