“L’amministrazione romana. Stato e città in età repubblicana e imperiale” di Simonetta Segenni e Cesare Letta

L'amministrazione romana. Stato e città in età repubblicana e imperiale, Simonetta Segenni, Cesare LettaL’amministrazione romana. Stato e città in età repubblicana e imperiale
di Simonetta Segenni e Cesare Letta
Carocci editore
 

«Questo volume si propone di colmare una lacuna, offrendo a studenti e studiosi una sintesi rapida ma il più possibile completa e aggiornata di tutti gli aspetti dell’amministrazione dello Stato romano. I capitoli 1-3, di Simonetta Segenni, sono dedicati all’amministrazione dello Stato romano e della città di Roma; i capitoli 4 e 5, di Cesare Letta, all’amministrazione delle altre città dell’impero.

Per i capitoli 1-3 ci si avvale del contributo offerto da numerosi studi, importanti, in prevalenza dedicati alle riforme augustee e ai nuovi settori amministrativi che Augusto inaugurò nella sua vasta opera di riorganizzazione dello Stato.

In questa sede si è voluto offrire una sintesi, che si è avvalsa delle ricerche e degli studi più significativi dedicati ai settori dell’amministrazione creati da Augusto e dai suoi successori – in primis l’imperatore Claudio – e alle innovazioni che tali settori richiesero in piena età imperiale.

Il quadro che si è voluto proporre e la riflessione che ne è scaturita hanno richiesto di esaminare e approfondire quali fossero state le soluzioni di natura amministrativa che furono adottate in età repubblicana: dunque quali i problemi, quali le emergenze che di volta in volta la res publica si trovò ad affrontare. E quali le scelte attuate.

Le attività dei magistrati in età repubblicana, che richiedevano e comportavano interventi – appunto – di carattere amministrativo, sono argomento del capitolo 1, nel quale si è voluto altresì porre in evidenza l’impatto e le conseguenze delle riforme augustee nelle competenze degli antichi magistrati repubblicani.

Il quadro complessivo dei settori amministrativi creati nei primi decenni del principato, i “grandi servizi pubblici”, che riguardarono essenzialmente la città di Roma, la capitale dell’impero, è il tema del capitolo 2, in cui è stata seguita la sequenza cronologica dell’istituzione di ciascuno di essi.

Ogni settore amministrativo, nell’esposizione, è preceduto da un paragrafo dedicato all’esame dei problemi e delle soluzioni in precedenza adottate in età repubblicana. Questo ha permesso di comprendere non solo quali fossero le necessità, i bisogni della capitale dell’impero a cui Augusto intese dare una risposta adeguata, ma soprattutto di mettere in evidenza quanto sia stato importante il bagaglio delle esperienze repubblicane nelle scelte attuate della nuova organizzazione amministrativa voluta dal princeps.

Gli uffici centrali dello Stato, gran parte dei quali creati in piena età imperiale, rappresentano il tema trattato nel capitolo 3. L’attenzione è stata rivolta alla gestione delle finanze e ai suoi organi in età repubblicana e, naturalmente, all’organizzazione finanziaria di età imperiale, ma ci si è soffermati anche sui nuovi uffici della burocrazia imperiale che ebbero poi sede nel cuore dello Stato, a Roma.

Magistrati e funzionari erano coadiuvati nelle loro attività da personale subalterno, costituito non solo da apparitores, ma anche da una squadra di schiavi e liberti imperiali, molto esperti, dotati di competenze specifiche, che costituivano l’organico di ciascun dicastero.

All’amministrazione provinciale, già ampiamente trattata nel volume Roma e le sue province curato dagli autori per l’editore Carocci (Letta, Segenni, 2015), è stata riservata un’Appendice, in cui vengono affrontati, in forma sintetica, i problemi posti dall’amministrazione provinciale in età repubblicana e imperiale, ma si è voluto altresì proporre in tabelle riassuntive soprattutto l’epoca in cui ciascun ambito geografico divenne una provincia territoriale romana, e anche indicare se in età imperiale furono attribuite al Senato o all’imperatore per la loro amministrazione e per il loro governo.

Nei capitoli 4-5, dedicati all’evoluzione dell’amministrazione delle città in età repubblicana fino a Cesare (cap. 4) e poi nell’ambito del principato (cap. 5), si è cercato di dar conto dei dibattiti in corso, proponendo una linea interpretativa coerente, senza trascurare opinioni divergenti, e soprattutto si è messo in rilievo il ruolo fondamentale delle città in un’ottica di decentramento che consentiva allo Stato romano di amministrare un impero composito e gigantesco.

Da tutto il volume emergono con chiarezza alcune caratteristiche che possono considerarsi i punti di forza dello Stato romano, ossia il ricorso a strutture amministrative “leggere”, flessibili e facilmente adattabili alle diverse situazioni, caratteristiche che per tutto l’alto impero consentirono di evitare i rischi di elefantiasi e sclerosi burocratica tipici dei grandi imperi.»

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