Italo Calvino: i libri più belli

Annoverato tra gli autori più significativi del Novecento, Italo Calvino ha saputo distinguersi attraverso le sue opere grazie ad una lucida vocazione sperimentale. Immaginando e raccontando un’infinità di mondi possibili, Calvino ha voluto abbracciare nel corso della sua produzione letteraria diverse tendenze, non precludendosi nulla.

Nella fase iniziale della sua carriera Calvino decide di rifarsi al filone del Neorealismo, spinto dall’urgenza di narrare il tragico passaggio dal periodo fascista a quello repubblicano, per poi effettuare un cambiamento di rotta a favore dello stile fiabesco-allegorico, divenuto con il tempo il suo tratto distintivo.

La seconda fase letteraria, invece, nasce in concomitanza con l’interesse dell’autore per le teorie scientifiche, nello specifico per la nascita del cosmo e la struttura della materia. Solo successivamente, Calvino metterà a frutto la sua vena postmoderna, sperimentando le pratiche della metanarrazione e del gioco combinatorio che mettono in discussione i meccanismi del racconto tradizionale.

Il sentiero dei nidi di ragno (1947)

«Il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali è una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni.»

Il romanzo d’esordio di Calvino narra le vicende di Pin, un bambino di dieci anni, impertinente, in perenne lotta con il mondo, soprattutto quello degli adulti. Attraverso il suo punto di vista vengono narrati gli eventi ambientati in Liguria all’epoca della Resistenza partigiana. Rimasto orfano di madre e con un padre sempre assente, Pin viene abbandonato a se stesso, deriso di continuo a causa delle relazioni sessuali che la sorella intrattiene con i militari tedeschi. Costretto a crescere troppo in fretta, Pin si ritroverà ad entrare a far parte di una banda partigiana pur di trovare approvazione e amicizia tra gli adulti.

Il visconte dimezzato (1952)

«Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse‚ stupide come l’aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso‚ e te l’auguro‚ ragazzo‚ capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo‚ ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda.»

Primo della trilogia “I nostri antenati”, questo romanzo breve narra la storia del visconte Medardo di Terralba, arruolatosi nell’esercito cristiano per combattere la guerra contro gli infedeli in Boemia. Durante lo scontro, però, il giovane visconte viene diviso a metà da una palla di cannone. Sul campo di battaglia i medici riescono a recuperarne solo una metà, che si scoprirà essere la parte cattiva del visconte, e lo riportano in patria per curarlo. Qui inizia a incutere terrore tra la gente, tanto da essere soprannominato il Gramo. Solo in seguito, verrà ritrovata anche l’altra metà del visconte, quella buona, e una volta riportata a casa si scoprirà innamorata della stessa donna di cui è innamorato il Gramo. Ne scaturisce un duello, dove entrambi si feriscono proprio nel punto in cui erano stati divisi dalla cannonata, tanto da indurre il medico a riattaccare le due parti originali. La storia viene raccontata da un bambino, il nipote del visconte, che offre spunti di riflessione su una tematica complessa: l’incompletezza dell’uomo.

Il barone rampante (1957)

«Rimpiangeva almeno un poco la nostra vita? Pensava a quanto breve era quel passo che lo separava dal ritorno nel nostro mondo, quanto breve e quanto facile?»

Proseguendo nel tentativo di coniugare componente realistica e componente fantastica, Calvino ci offre un romanzo ambientato nel Settecento, con protagonista un rampollo di una famiglia nobile ligure. A seguito di un litigio con i propri genitori, per non aver voluto mangiare un piatto di lumache, il giovane barone decide di arrampicarsi su un albero del giardino di casa e di non scendervi più. Dimostrando che non si tratta solo di un capriccio, il protagonista inizia a costruirsi una propria dimensione vitale sugli alberi scoprendo i valori dell’amore e dell’amicizia. Questo suo nuovo stile di vita si rivela essere un valido percorso di crescita e di formazione.

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città (1963)

«Marcovaldo sentiva la neve come amica, come un elemento che annullava la gabbia di muri in cui era imprigionata la sua vita.»

Raccolta di venti novelle, queste storie si presentano come delle vere e proprie favole contemporanee. Attraverso le vicende di Marcovaldo, un manovale desideroso di evadere da una routine soffocante, l’autore mette sotto la lente d’ingrandimento il processo d’industrializzazione della città. Descritte in maniera semplice e piacevole, le novelle si susseguono con il variare delle stagioni. Alla continua ricerca di un “paradiso terrestre”, all’interno di un contesto urbano, il protagonista sembra smarrirsi in una città che si rivela essere ostile e indifferente, caotica e disinteressata all’ambiente.

Le città invisibili (1972)

«Tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra.»

Frutto dell’influenza della letteratura combinatoria, Calvino ci offre l’esempio di un’opera in cui il lettore si ritrova a giocare con l’autore stesso, alla ricerca delle varie interpretazioni che si possono celare nel libro stesso. La storia ha inizio con un dialogo tra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari, il quale interroga l’esploratore sulle città che comprendono il suo impero. Le città descritte da Marco Polo sono sia reali sia immaginarie e incarnano il simbolo della complessità e del disordine della realtà. Il libro è costituito da nove capitoli e da un’ulteriore divisione interna: le 55 città descritte appartengono a undici categorie diverse e il lettore di conseguenza ha la possibilità di scegliere quale percorso narrativo seguire.

Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979)

«Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo. Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto.»

Per mezzo dell’incipit, l’autore dispensa consigli su come affrontare la lettura dell’opera. Il testo è articolato in dieci inizi di romanzi, intervallati dal racconto delle vicende dei due protagonisti: il Lettore e la Lettrice. Entrambi sono alla ricerca di un libro che non troveranno mai, perché ogni volta che si avvicineranno ad ottenerlo, avranno a che fare con libri incompleti e saranno costretti ad interrompere la lettura di un libro per intraprenderne una nuova.

L’intento finale di Calvino è di focalizzare l’attenzione sulle molteplici possibilità che la letteratura può offrire e sull’impossibilità di arrivare a conoscere interamente la realtà.

Federica Nitti

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