Ipse è un pronome e un aggettivo determinativo formato da is, ea, id con l’aggiunta della particella enclitica -pse, con cui il latino isola un elemento; ha finito con il declinarsi proprio questa particella e non la prima parte del composto (il pronome originario is, ea, id). Abbiamo, così, ipse, ipsa, ipsum, che segue nella flessione gli aggettivi pronominali (vale a dire quegli aggettivi, come totus, tota, totum, che ai genitivi e ai dativi singolari terminano rispettivamente con -ius e -i). Nello specifico, ipse è pronome e non aggettivo (non ci sono, infatti, altri elementi con cui concordare) e si trova al nominativo maschile singolare, il caso del soggetto. Lo tradurremo con “proprio lui” o anche con “lui in persona”.
Il predicato verbale è invece costituito da dixit, III persona singolare attiva del verbo dico (dico, dicis, dixi, dictum, dicĕre, di III coniugazione) al tempo perfetto. Il perfetto latino è un tempo che si può tradurre in italiano con un passato prossimo, un passato remoto o un trapassato remoto. Dixit, dunque, è da tradursi con “ha detto”, “disse”, “ebbe detto”. La locuzione latina ipse dixit si può dunque tradurre con “l’ha detto lui in persona”.
Il brano originale in cui figura ipse dixit è un saggio filosofico di Cicerone sulla natura degli dei. Nel brano Cicerone riporta quella che, stando a quanto leggiamo, doveva essere un’abitudine presso i discepoli del filosofo Pitagora. Quando affermavano qualcosa e i loro interlocutori ne chiedevano la spiegazione razionale, il senso, i pitagorici erano soliti negarla e accontentarsi di un laconico ipse dixit, “l’ha detto lui in persona”, riferendosi evidentemente al maestro Pitagora. Come a dire che è così e basta, ed è corretto perché la fonte è autorevolissima.
A noi, ma d’altronde allo stesso Cicerone, una risposta così non può né deve bastare, tanto che lo stesso Arpinate inizia proprio prendendo le distanze dai pitagorici e dal loro modo di liquidare ogni eventuale discussione: «non è mia abitudine condividere ciò che recepiamo dai pitagorici», scrive, facendo riferimento appunto a una simile tendenza (difficile, d’altra parte, credere che il più grande oratore di Roma, che vinceva le cause dimostrando e confutando, potesse adottare una simile logica tanto semplicistica e irrazionale).
Anche oggi, quando capita di sentire ipse dixit, ci troviamo in presenza di qualcuno che non è in grado di spiegare o motivare quanto sta dicendo. È un modo con cui ci si nasconde dietro la fondata, o presunta tale, autorità della fonte. Ma è anche vero che capita di sentire ipse dixit con una punta di scetticismo da parte di chi la pronuncia.
tratto da Se vuoi essere fico usa il latino di Massimo Blasi, Newton Compton Editori