“Ippolito Nievo giornalista tra letteratura e storia, tra società e politica” a cura di Mariarosa Santiloni

Dott.ssa Mariarosa Santiloni, Lei ha curato l’edizione del libro Ippolito Nievo giornalista tra letteratura e storia, tra società e politica pubblicato da Franco Cesati Editore: quale importanza riveste, per l’opera di Ippolito Nievo, la sua produzione giornalistica?
Ippolito Nievo giornalista tra letteratura e storia, tra società e politica, Mariarosa SantiloniSino agli anni ’50 del secolo scorso, quando è iniziata in Italia la riscoperta dello scrittore Ippolito Nievo, i suoi scritti giornalistici erano poco conosciuti da critici e studiosi, nonostante ci fosse stata una produzione continua, su giornali e periodici, iniziata nel gennaio del 1853 su La Sferza di Brescia fino all’ultimo articolo su L’Uomo di Pietra del 16 febbraio 1861, scritto pochi giorni prima della sua scomparsa. C’è da dire che: «il giornalismo di Ippolito Nievo non [è] riducibile a scrittura effimera di cronaca dell’attualità socio-politica e tuttavia non è contenibile nella pur confermata qualità stilistica del (grande) narratore». Come scrive Rino Caputo nell’introduzione al volume.

Nievo, dunque, è un anticipatore consapevole del giornalismo politico-culturale e letterario del secondo Ottocento, fino alla cronaca pubblicistica che nel periodo postunitario porterà alle esperienze di autori quali Matilde Serao e Gabriele D’Annunzio.

Il giovane scrittore ha ben chiara l’importanza che la stampa riveste quale mezzo di promozione e divulgazione di istanze culturali, politiche e sociali, e allo stesso tempo è anche consapevole che, per la fortuna di un giovane autore presso i contemporanei, è necessario confrontarsi con il mercato editoriale per comunicare con un pubblico nuovo. A tal proposito, Ugo Olivieri, nel volume Opere, Ricciardi editore, scrive che nel 1856, l’autore venticinquenne non è un autorevole critico, e nemmeno una piccola gloria della letteratura militante come l’amico Arnaldo Fusinato, è in realtà un giovane intellettuale, abbastanza noto per i versi pubblicati singolarmente su una testata friulana e poi riuniti in due volumi e per le novelle campagnole pubblicate su vari periodici, e inizia «a essere una firma ricercata per la sua rapidità di scrittura e il suo brio stilistico». Poi ci sono gli articoli giornalistici veri e propri, pubblicati sui giornali del Lombardo Veneto tra il 1855 e il 1860.

Quindi, eccettuata la produzione per i giornali, non molto era stato pubblicato che potesse far conoscere l’autore al pubblico: altre due sillogi poetiche, Le Lucciole e Gli amori garibaldini e due romanzi, Angelo di Bontà e Il Conte Pecorajo.

Come si articolò l’attività giornalistica di Nievo?
L’inizio è da lettore – studente dell’Università di Padova poco più che ventenne – con scritti polemici in forma di lettere inviati al giornale bresciano La Sferza, su cui era apparso, tra l’altro, un articolo contro gli studenti universitari di Padova. Il giovane Ippolito prende posizione e rifiuta le parole di condanna del direttore, basate non sulla realtà ma su banali pregiudizi. Nello stesso anno, 1853, inizia una collaborazione con L’Alchimista Friulano, settimanale udinese di economia e agronomia, «una vera palestra per la sua poesia» fino al 1855, come la definisce Simone Casini. I primi versi pubblicati si intitolano Centomila poeti, a questi ne seguiranno altri – raccolti nel maggio seguente nel volume Versi – spesso di intonazione satirica, basati sulla convinzione che la poesia debba avere un’utilità sociale.

Sullo stesso giornale, dal mese di luglio, Nievo riprende a pubblicare poesie che andranno a comporre il secondo volume di Versi del 1855, contemporaneamente esce a puntate il saggio Studìì sulla poesia civile e popolare massimamente in Italia, subito stampato in volume dallo stesso editore del giornale, Vendrame che aveva pubblicato anche i Versi.

Nel 1855, il giovane Ippolito inizia altre collaborazioni, tra cui, con il giornale agrario mantovano La Lucciola, dove pubblica a puntate la novella La nostra famiglia di campagna, una riproposta in chiave narrativa del dibattito sulla questione contadina, già trattato sulle colonne del periodico; ma anche la recensione del volume, Storia d’Italia narrata alle Donne, di Carlo Tenca. Ippolito firma la recensione con lo pseudonimo Quirina N., avendo bene in mente il pubblico a cui è rivolta, e continuerà a farlo per lo stesso giornale per diversi mesi, nell’intento di essere più vicino alle lettrici.

Attraverso le collaborazioni con giornali e periodici vari, comprese le riviste femminili di moda, ricamo e letteratura – Le Ore Casalinghe, La Ricamatrice e il Corriere delle Dame – Nievo ha modo di promuovere istanze sociali quali la partecipazione delle donne, in posizione paritaria, al rinnovamento di una società che si avvia a diventare nazione

Nel 1856, si dedica alla stesura di alcune novelle paesane, pubblicate a puntate su giornali diversi, ricordiamo: Il Varmo su L’Annotatore Friulano di Udine, L’Avvocatino e La viola di San Bastiano sul Panorama universale di Milano, Le maghe di Grado su La Lucciola di Mantova.

L’anno seguente si trasferisce a Milano, anche per svolgere più agevolmente gli incarichi giornalistici continuativi con i giornali locali, in seguito diventerà collaboratore fisso di altre due importanti testate Il Pungolo e L’Uomo di Pietra.

Un’altra tematica di cui Nievo sente di doversi occupare è la questione contadina, la collaborazione con L’Annotatore Friulano è perfetta per la recensione che fa, nel novembre del 1858, a Il Catechismo del mio fattore – Manuale di agronomia teorico pratico, dell’amico Attilio Magri. Un’occasione per sottolineare come la vita misera dei contadini sia l’ostacolo maggiore a qualsiasi tentativo di educarli.

Pensiero ripreso e approfondito l’anno dopo nel saggio Rivoluzione politica e rivoluzione nazionale.

Stupisce la chiarezza e la profondità con cui il giovane Ippolito si accosta a queste problematiche dove si scontano i limiti del paternalismo della borghesia risorgimentale che riteneva di far precedere l’educazione e la predicazione alla consapevolezza economica dei problemi contadini.

Continuano anche le collaborazioni con Il Caffè – che dalle poesie iniziali si è estesa anche a novelle, corrispondenze e cronache – e con il settimanale fiorentino L’Arte come critico musicale.

Fra le ultime e importanti collaborazioni, vorrei portare all’attenzione alcuni interventi, politicamente più espliciti e impegnati, apparsi, tra gennaio e febbraio 1860, su L’uomo di Pietra, tra cui: Storia filosofica dei secoli futuri nella Strenna per l’anno 1860 e I quattro pareri, o un preliminare del Congresso, sul numero del 7 gennaio, in cui Ippolito Nievo – che si firma Arsenico – usa la scrittura pubblica, giornalistica, come strumento forte di lotta politica.

In giugno, Nievo pubblica Giornale della Spedizione di Sicilia, in supplemento straordinario a Il Pungolo. Il 23 del mese seguente, esce la prima stesura del Resoconto amministrativo della prima spedizione in Sicilia – firmato dall’Intendente generale Giovanni Acerbi ma scritto dal Vice Intendente generale Ippolito Nievo – su La Perseveranza, testata diretta da Pacifico Valussi a cui Ippolito, il 3 gennaio 1861, indirizza una lettera aperta per rendere pubblico il rendiconto amministrativo dell’Intendenza garibaldina della gestione sua e di Acerbi, che dimostrava la correttezza amministrativa di tale gestione.

La scelta della testata giornalistica non è casuale, La Perseveranza, era il maggior organo di informazione disponibile, e si era fatto promotore della sottoscrizione nazionale per la Sicilia, dando regolarmente conto dei versamenti al comitato

A lungo si è fatto credere che tutta la documentazione amministrativa fosse andata perduta nel naufragio del piroscafo Ercole – avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1861, nel mare Tirreno – in cui perì anche Ippolito Nievo. In realtà, poiché ogni documento amministrativo veniva redatto anche in copia velina, almeno un esemplare di tutto è conservato presso l’Archivio di Stato di Torino, come hanno accertato gli studiosi, tra i quali Marcella Gorra e il pronipote di Ippolito, lo scrittore Stanislao Nievo.

Quali diverse forme di scrittura sperimenta Nievo nei suoi scritti giornalistici?
L’attività giornalistica di Ippolito Nievo è quanto mai varia e gli consente di sperimentare forme diverse di scrittura e di attraversare l’ampia serie dei generi giornalistici: dai versi alle novelle, ai saggi politici, dalla corrispondenza teatrale e musicale ai pezzi di costume, dalla recensione di libri all’elzeviro. Forme che riprenderà poi nella stesura delle Confessioni d’un italiano e nelle altre opere, con struttura aperta a «quella contaminazione tra lingue sociali e lingue della rappresentazione artistica».

Nel suo sperimentalismo, Nievo utilizza le procedure della scrittura letteraria per attuare un racconto dell’attualità. Insomma, un tentativo di creare una scrittura del presente che Nievo adegua stilisticamente, di volta in volta, a un pubblico ben identificato al quale vuole rivolgere il proprio discorso pedagogico e morale. A questo proposito è interessante notare la differenza di linguaggio e di tono usata da Nievo nel recensire, per La Lucciola di Mantova, cinque “buoni libri” adatti a creare una coscienza civile nelle lettrici, tutte firmate con lo pseudonimo Quirina N., e le recensioni degli stessi libri fatte questa volta per Rivista Veneta e Rivista di Padova, espressione di un ambito culturale che sta cercando di creare una nuova cultura letteraria rinnovando i linguaggi del giornalismo Lombardo Veneto. In questo secondo caso – a differenza del tono conversevole usato per le lettrici – l’autore usa toni eruditi, da critico letterario, adatti alla comunicazione per un pubblico di persone erudite a loro volta.

Gli articoli che scrive per i maggiori periodici femminili – Le Ore Casalinghe, La Ricamatrice e il Corriere delle Dame – hanno una finalità informativa e gli argomenti trattati sono di cultura varia, dalla storia dalla Russia moderna alla fisica del suono. Sebbene il tono sia un po’ didascalico, tuttavia l’autore non manca di utilizzare la cifra dell’allusione e dell’ironia quando inserisce riferimenti dell’attualità politica.

C’è ancora da notare che il giornalismo di Nievo va ben oltre la dimensione pedagogica di formazione delle coscienze e della cultura della classe liberale risorgimentale per introdurre elementi di critica della società contemporanea. Una dimensione che in alcuni articoli assume i colori e gli stili dell’umorismo e, talvolta, della satira di costume.

Quali vicende hanno segnato l’edizione degli scritti giornalistici di Ippolito Nievo?
Come s’è detto, nonostante Ippolito Nievo abbia svolto attività giornalistica continua dagli anni dell’Università fino a pochi giorni prima della sua scomparsa, pubblicando sui giornali anche parte della sua produzione letteraria, i suoi scritti giornalistici sono stati a lungo poco conosciuti e comunque tenuti in scarsa considerazione da critici e studiosi.

Dobbiamo attendere il 1967 per l’uscita di una prima raccolta di articoli, pubblicati tra il 1857 e il 1860 su Il Pungolo e L’uomo di Pietra (in I Nievo, Le Confessioni d’un Italiano, Scritti vari, Mursia), curata da Folco Portinari. In seguito, nel 1996, Ugo M. Olivieri pubblica (I. Nievo, Scritti giornalistici, Sellerio, 1996) una silloge ampia e articolata di scritti apparsi su testate diverse, tra cui, per citarne solo alcune: La Sferza, L’Alchimista Friulano, L’Arte, Il Caffè, La Lucciola, L’Annotatore Friulano.

All’edizione di Olivieri, segue nel 2008 (I. Nievo, Scritti giornalistici alle lettrici, Carabba), un volume curato da Patrizia Zambon che raccoglie un ventaglio di interventi che vanno dalle recensioni, alle traduzioni, a testi di divulgazione culturale e di tematiche femminili come pure di attualità, di teatro e costume, pubblicati su La Lucciola di Mantova e sui maggiori periodici femminili dell’epoca quali: La Ricamatrice, Il Corriere delle Dame, Le Ore Casalinghe e Giornale delle Famiglie.

Nello 2015, Ugo M. Olivieri, riporta gli Scritti giornalistici nel volume (I. Nievo, Opere, Tomo II) da lui curato per l’editore Ricciardi, e nello stesso anno esce anche l’edizione curata da Attilio Motta (I. Nievo, Scritti politici e d’attualità, Edizione Nazionale delle Opere di I. Nievo, Marsilio) che ha ripreso gli articoli e li ha sistemati criticamente e commentati.

Naturalmente, si attende sempre di conoscere l’esatta consistenza della collaborazione giornalistica di Ippolito Nievo, impresa ardua perché l’autore, per la consuetudine del tempo ma spesso anche per motivi politici, si è celato dietro pseudonimi sempre diversi e usati poche volte; ha scritto poi anche per giornali di breve vita, ormai introvabili.

Mariarosa Santiloni è Segretario Generale della Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo

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