“Interrogare. Metodi e strategie per la raccolta delle informazioni e la valutazione della credibilità” di Letizia Caso e Nicola Palena

Interrogare. Metodi e strategie per la raccolta delle informazioni e la valutazione della credibilità, Letizia Caso, Nicola PalenaInterrogare. Metodi e strategie per la raccolta delle informazioni e la valutazione della credibilità
di Letizia Caso e Nicola Palena
il Mulino

«La ricerca internazionale sugli interrogatori è divenuta area ricca di proposte e considerazioni che mirano a individuare strategie e tattiche comunicative basate su evidenze scientifiche e linee guida etico-deontologiche. La necessità è, infatti, quella di determinare strumenti e procedure valide e attendibili, tese a una fruttuosa modalità di ascolto di un testimone, sia esso vittima, testimone oculare o sospettato. Tutto ciò richiama necessariamente concetti psicologici legati alla psicologia generale, alla psicologia della personalità e alla psicologia della comunicazione.

La testimonianza è, infatti, innanzitutto un processo comunicativo, in cui qualcuno dice qualcosa rispondendo a domande poste da qualcun altro; ciò che viene detto è fortemente influenzato dal funzionamento della memoria e da tutte le possibili fonti di distorsione del ricordo, ma anche da aspetti della personalità dell’interrogato e dal tipo di relazione che si instaura tra interrogante e interrogato.

Questa premessa teorica è fondamentale affinché, all’interno di un setting investigativo, si tenga conto di ogni aspetto psicologico in grado di influenzare la qualità del racconto. Per molto tempo si è operata la distinzione tra interrogatorio giudiziario e intervista investigativa; nel primo caso chi domanda starebbe cercando elementi che confermano determinate ipotesi, mentre nel secondo l’obiettivo è raccogliere informazioni su un evento senza pregiudizi. Chiarendo meglio, l’interrogatorio, diversamente dall’intervista investigativa, tenderebbe fortemente all’ottenimento di una confessione e si realizzerebbe in un contesto pressante. Nel panorama internazionale, sia nella ricerca sia nella formazione delle forze dell’ordine, questa distinzione sta però venendo meno durante la fase investigativa. L’interrogatorio sta assumendo sempre di più l’accezione di information gathering, quanto meno nella sua sostanza. Sappiamo bene che in Italia questo è un atto essenzialmente a favore dell’indagato, in quanto mezzo attraverso il quale egli ha la possibilità di discolparsi e di chiarire la sua posizione. Tuttavia, poiché la sua conduzione è lasciata al buon senso dell’investigatore, alla sua esperienza, alla sua capacità di evitare atteggiamenti ostili che possano portare il soggetto a chiudersi, fino a essere indotto a condotte menzognere, l’aspetto formativo assume sicuramente rilevanza. Buon senso ed esperienza sono concetti che vanno riempiti di contenuti scientifici e non lasciati nella loro vaghezza, altrimenti il rischio è che ognuno si organizzi nella formazione come vuole e come può.

Innanzitutto, è importante che l’investigatore non si lasci guidare da conoscenze ingenue e biases che, anche inconsapevolmente, possono portare a modalità comunicative poco fruttuose, o generare sensazioni di oppressione e stress nella persona sottoposta a interrogatorio. Ci troviamo, dunque, in un campo aperto e in piena evoluzione, a fronte della necessità di accertare problematiche psicologiche legate alle possibili fonti di distorsione del ricordo e agli aspetti di vulnerabilità del testimone (ad es. basso livello di intelligenza, alto livello di acquiescenza, compliance o suggestionabilità) che possono invalidare parzialmente o completamente il racconto reso, compresa la confessione.

A tal fine il testo offre inizialmente una breve introduzione degli aspetti psicologici che governano la testimonianza. Successivamente abbiamo ritenuto opportuno soffermarci su una fase destruens, andando a contrastare i miti sulla menzogna e la ricerca di indizi certi che possano smascherare il bugiardo. Siamo quindi passati a una fase costruens, in cui vengono passati in rassegna i risultati più accreditati e interessanti che la ricerca internazionale discute da tempo in termini di strategie comunicative per un buon interrogatorio. Viene proposto quello che definiamo un cambio di paradigma, cioè un modo diverso di approcciarsi al tema della falsa testimonianza e alla relazione con il sospettato/indagato. Il volume si conclude con la proposta di un protocollo nato dalla convergenza tra le evidenze scientifiche e le indicazioni che sono emerse dal mondo giudiziario. Esso non vuole rappresentare una linea guida rigida, ma un modello duttile, in grado di appoggiarsi all’unicità che ogni interrogatorio porta con sé, e a riguardo del quale manteniamo la consapevolezza che il lavoro è solo all’inizio.»

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