
Perché, si domanda lo studioso, le persone che vengono reputate intelligenti nel senso tradizionale del termine non sono necessariamente quelle che hanno successo nella vita professionale e nelle relazioni con gli altri? Perché, secondo Goleman, non c’è un solo tipo di intelligenza, e “nella realtà quotidiana nessuna intelligenza è più importante di quella interpersonale.”
Gran parte del lavoro di ricerca di Goleman, oggetto di Intelligenza emotiva nonché di una serie di saggi successivi, verte proprio sulla comprensione di quella che lo studioso ha definito “intelligenza emotiva”, ossia “la capacità di percepire con precisione, valutare ed esprimere emozioni; la capacità di accedere e/o generare sentimenti quando facilitano il pensiero; la capacità di comprendere l’emozione e la conoscenza emotiva; e la capacità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”. Secondo Goleman, infatti, l’intelligenza è composta da svariati fattori, e quelli abitualmente misurati nei test classici, come il quoziente intellettivo (QI), non sono che una parte.
Il libro, suddiviso in cinque parti, non è inteso per gli addetti ai lavori, ma anzi è rivolto a un vasto pubblico (pubblico che in effetti lo psicologo ha raggiunto, se è vero che si è stimato che il libro abbia venduto più di 5 milioni di copie): lo stile è narrativo, e le parti teoriche sono corredate da esempi e aneddoti che hanno appunto l’obiettivo di portare la ricerca al di fuori delle aule universitarie.
La prima sezione, “Il cervello emozionale”, descrive i principi fondanti della teoria. Il concetto di intelligenza emozionale non è originale dell’autore, ma deriva dagli studi che Peter Salovey e John D. Mayer avevano condotto una decina di anni prima dell’uscita del testo. Goleman ne descrive dunque i fondamenti, cercando di illustrare quali siano le differenze tra una mente razionale e una emotiva, come si sono sviluppate, anche dal punto di vista evolutivo, le emozioni e come possano influenzare il pensiero razionale. L’autore descrive dunque la relazione tra le strutture biologiche nel cervello e il modo in cui l’emozione è legata in alcuni modi ai processi cognitivi.
La seconda sezione, “La natura dell’intelligenza emotiva” si apre con la descrizione di un fatto di cronaca relativo a uno studente universitario che ha violentato una studentessa. L’aneddoto permette a Goleman di domandarsi che cosa possa indurre una persona considerata intelligente, almeno secondo i parametri standard, a compiere un gesto tanto irrazionale. Un tale esempio consente all’autore di spiegare come, secondo la sua teoria, il QI abbia una scarsa correlazione con il concetto di “intelligenza” complessiva di un individuo, comprendente quindi il modo in cui si relaziona con gli altri, le sue effettive probabilità di successo in ambito lavorativo o in generale nella vita. Secondo la teoria delle intelligenze multiple – teoria propugnata dallo studioso Howard Gardener e abbracciata da Goleman – concepire l’intelligenza come un fattore unitario e misurabile con il QI è un’idea superata. Al contrario, l’intelligenza va considerata in modo dinamico e va intesa come un insieme di più fattori relativi ai diversi aspetti dell’attività umana. C’è dunque un’intelligenza logico-matematica, ma anche un’intelligenza musicale, creativa, linguistica, nonché etica, interpersonale e così via.
“Quando è il momento che decisioni e azioni prendano forma”, ci spiega lo psicologo “i sentimenti contano almeno quanto il pensiero razionale, e spesso anche di più. Finora si è data troppa importanza al valore, nella vita umana, della sfera puramente razionale, in altre parole quella misurata dal Q.I. Nel bene o nel male, quando le emozioni prendono il sopravvento, l’intelligenza può non essere di alcun aiuto.”
Sulla base di tali considerazioni, Goleman introduce le cinque componenti che, secondo la sua teoria, vanno a costituire l’intelligenza emozionale: la consapevolezza di sé, la capacità di gestire le emozioni, la motivazione, l’empatia e le abilità sociali.
La prima componente, la consapevolezza di sé, è la capacità di riconoscere le proprie emozioni, oltre che di comprendere come queste possano influire sul proprio umore.
La seconda componente è invece la capacità di saper gestire e controllare le proprie emozioni. “Puoi avere tutte le emozioni possibili”, dice Goleman, “ma non devi lasciare che siano loro a manovrarti.” Per meglio illustrare questo concetto, l’autore usa esempi di emozioni quasi polari: rabbia, depressione o tristezza, evidenziando come possano condizionare i nostri comportamenti quando non sono controllate. Fornisce inoltre anche alcune semplici tecniche mirate ad avere una maggiore padronanza sulle proprie emozioni.
Il terzo fattore, la motivazione, è ciò che spinge l’individuo a realizzare i propri obiettivi sapendo cogliere le occasioni che gli si presentano, impegnandosi con costanza nonostante le possibili difficoltà: “L’unico tratto che accomuna davvero tutti i leader efficaci, se mai ne esiste uno, è la motivazione, una forma di gestione del sé che ci consente di mobilitare le nostre emozioni positive per proiettarci verso un obiettivo.”
Vi è poi la competenza sociale, comprendente l’empatia, intesa come la capacità di riconoscere i sentimenti e le esigenze degli altri, e le abilità sociali, ossia tutte quelle abilità che permettono all’individuo di interagire con gli altri nel modo più costruttivo ed efficiente possibile. A quest’ultima abilità sono legate ad esempio le capacità di leadership, le tecniche di persuasione o la capacità di favorire la creazione di legami tra i membri di un gruppo o di gestire i conflitti.
“Le nostre emozioni ci guidano nell’affrontare situazioni e compiti troppo difficili e importanti perché possano essere affidati al solo intelletto: si pensi ai momenti di grande pericolo, alle perdite dolorose, alla capacità di perseverare nei propri obiettivi nonostante le frustrazioni, allo stabilirsi del legame di coppia e alla costruzione del nucleo familiare. Ogni emozione ci predispone all’azione in modo caratteristico; ciascuna di esse ci orienta in una direzione già rivelatasi proficua per superare le sfide ricorrenti della vita umana.”
Nella comunità scientifica di area psicologica, le teorie di Goleman hanno sollevato alcune critiche. gli è stata contestata la carenza di basi oggettive e di evidenze scientifiche a sostegno di quanto afferma; in particolare si fa notare che le componenti da lui descritte sembrano non essere tra loro così strettamente collegate da poter essere davvero riferite tutte all’intelligenza emotiva. Non tutti gli studiosi, inoltre, concordano sulla linea di pensiero che classifica quasi ogni tipo di comportamento come una tipologia di intelligenza.
Il libro rimane comunque un’interessante lettura per chi, pur non essendo uno psicologo, voglia comprendere qualcosa in più su se stesso. Non è detto che le tecniche proposte da Goleman siano davvero la chiave per ottenere il successo sociale, lavorativo e scolastico come lo scrittore sembra suggerire, ma possono comunque essere un utile spunto di riflessione sul modo in cui interagiamo con gli altri e con il mondo intorno a noi.
Silvia Maina