
di Gerardo Di Francesco e Simone Ranucci Brandimarte
Egea
Negli ultimi anni, il settore dell’insurtech è cresciuto significativamente, con start up e compagnie di assicurazione che hanno introdotto nuovi prodotti e servizi utilizzando la tecnologia per migliorare il modo in cui le assicurazioni vengono acquistate, vendute e utilizzate.
Insurtech è, infatti, una parola composta da «assicurazione» e «tecnologia» e fa riferimento proprio all’utilizzo della tecnologia per innovare e rivoluzionare i modelli di assicurazione tradizionali.
I primi attori insurtech si concentravano sulla semplificazione del processo di acquisto delle assicurazioni consentendo ai consumatori di confrontare e acquistare le polizze online.
Oggi, la rivoluzione digitale incontra il mondo delle assicurazioni imponendo una trasformazione radicale, un cambio di paradigma che coinvolge l’intero settore in tutte le sue articolazioni, interessando la cultura aziendale, i processi organizzativi, la gestione dei dati e la relazione con i clienti.
L’Italian Insurtech Association (IIA) è punto di riferimento per l’industria assicurativa italiana in questo ineludibile percorso di innovazione, con l’obiettivo di accelerare la digital transformation della filiera grazie a quattro driver fondamentali:
- Formazione tecnica.
- Condivisione di best practices tecnologiche.
- Promozione di sinergie tra gli associati.
- Attività di ricerca e studio dei principali trend del settore.
Gli effetti di un’evoluzione così sostanziale si riflettono innanzitutto sulla creazione di maggior valore per il cliente, consentendo la penetrazione capillare dei servizi assicurativi sul mercato e, quindi, l’amplificazione del ruolo sociale e strategico del comparto assicurativo del Paese.
L’industria assicurativa sta, infatti, affrontando una crescente pressione da parte dei consumatori che richiedono opzioni di assicurazione più convenienti, personalizzate e accessibili.
Al fine di soddisfare queste richieste, le compagnie di assicurazione devono essere disposte ad adottare nuove tecnologie e modelli di business. L’innovazione può aiutarle a:
- Migliorare l’esperienza dei loro clienti e costruire fiducia e lealtà.
- Rimanere competitive in un mercato sempre più affollato e dinamico.
- Ridurre i costi e migliorare l’efficienza.
- Sfruttare nuove opportunità di business.
Sottolineano gli autori che, comunque, siamo solo all’inizio di una rivoluzione digitale destinata a cambiare per sempre l’industria assicurativa nel suo insieme. Si tratta di un fenomeno già visto: nei primi venti anni del Terzo Millennio è accaduto più volte, con il commercio retail, il publishing, il travel, i pagamenti, le telecomunicazioni. Ora è la volta dell’insurance.
Il vantaggio di arrivare ultimi è di avere chiaro che cosa è successo a quanti sono arrivati prima, per cui bisogna saper prevedere e gestire tutte le implicazioni che questa rivoluzione comporterà:
- Impatti sulla catena del valore, dalla distribuzione all’underwriting, quindi un uso massiccio della tecnologia.
- Competizione non più locale ma globale.
- Cambio di velocità (time to market – cioè il tempo che passa dalla ideazione e sviluppo di un prodotto al suo arrivo sul mercato – ridotto sino a dieci volte).
- Spostamento di valore sul cliente finale, che beneficia di maggiore offerta, maggiore flessibilità, prezzi più convenienti, prodotti «pacchettizzati» sulle sue esigenze.
- Adattamento della normativa.
Per certo poi, tutto questo determinerà un aumento della penetrazione assicurativa in target dove oggi le assicurazioni non arrivano e un miglioramento dell’offerta in termini di flessibilità e di prezzo.
I propositi dell’insurtech e del comparto assicurativo tradizionale sono sostanzialmente i medesimi: capitalizzare informazioni a fini sottoscrittivi e trarre profitto dal trasferimento dei rischi sul piano finanziario con meccanismi mutualistici. Le basi su cui poggiano queste due industrie – assicurazioni tradizionali e insurtech – sono invece indiscutibilmente differenti:
- Da un lato abbiamo un mercato perlopiù composto da grandi aziende con oltre cento anni di storia e migliaia di dipendenti, spesso alle prese con profonde ristrutturazioni.
- Dall’altro ci sono società piccole e agili, molte allo stadio di start up, che fanno leva sul retaggio di cui il sistema delle assicurazioni tradizionali fatica a liberarsi per portare, grazie alla tecnologia, trasparenza, efficienza, precisione e democratizzazione nella sottoscrizione e distribuzione dei prodotti assicurativi.
Sotto l’effetto del digitale, l’industria assicurativa crescerà del 100 per cento dal 2020 al 2030. La bussola per i cambiamenti necessari a costruire il futuro è rappresentata, secondo l’analisi degli autori, dagli SDGs – Sustainable Development Goals -, ossia gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite. In questa grandissima sfida, infatti, per Di Francesco e Brandimarte l’industria assicurativa gioca un ruolo fondamentale che si può mantenere saldo seguendo le sei direttrici tracciate dal PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – (digitalizzazione, transizione ecologica, mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione sociale, sviluppo dell’health e dell’health tech).
L’industria assicurativa è l’espressione economica data dall’uomo al concetto di resilienza. La tecnologia è l’applicazione delle conoscenze tecnico-scientifiche più avanzate alla soluzione di problemi pratici, all’ottimizzazione delle procedure e alla presa di decisioni. L’insurtech rappresenta l’unione delle due componenti: resilienza e tecnologia.
Velocità di esecuzione e capacità di investimento determineranno i nuovi equilibri competitivi tra gli stakeholder, avviando dinamiche di mercato repentine ed esponenziali che richiedono analoga reattività al sistema.
Una reattività che in Italia non si è ancora vista per cui, secondo gli autori, è imperativo colmare questo ritardo per scongiurare un technology gap, ovvero un divario tecnologico del mercato che avrebbe come conseguenza un danno nel posizionamento competitivo.
Per evitare questo possibile ritardo di innovazione e quindi competitività, l’IIA ha indicato la strada, difficile e impegnativa da percorrere ma chiarissima per i traguardi da raggiungere, in linea con il claim Enabling Insurtech Ecosystems:
- Prendere consapevolezza, come sistema Italia della rivoluzione in corso.
- Predisporre gli investimenti necessari per esserne parte attiva, a livello non solo di singola impresa ma di sistema.
- Garantire un veloce sviluppo delle competenze tecnologiche e digitali, a oggi non sufficienti nella filiera assicurativa.
- Progettare e distribuire una nuova offerta assicurativa volta a soddisfare le esigenze del nuovo consumatore digitale.
- Adeguare coerentemente le normative.
Per raggiungere la maturità digitale, per quanto concerne la tecnologia, le aziende dovranno puntare soprattutto sull’integrazione dei dati, sull’automazione e su modelli di misurazione e attribuzione dei risultati che siano davvero dinamici e direzionali. Sul fronte organizzativo, si dovranno sempre più sviluppare e acquisire skill specialistiche, creare strutture snelle, libere di sperimentare, e realizzare partnership strategiche di ecosistemi che consentano all’azienda di potersi concentrare sul proprio core business.
Prima del Covid saper seguire i clienti in modo completamente digitale, durante e dopo la sottoscrizione di una polizza, poteva essere, per compagnie e intermediari, poco più di un fiore all’occhiello. Dopo il Covid è diventata una necessità inderogabile.
Ricordano Di Francesco e Brandimarte che la pandemia ha alzato l’asticella, ma l’industria era già in ritardo.
Oggi l’85 per cento dei Millennial è convinto che le polizze delle assicurazioni, alle quali imputano prezzi alti, scarso servizio e mancanza di trasparenza, non rispondono alle loro reali esigenze. Per gli autori, basta questo dato per dare l’idea della dimensione della sfida che attende compagnie e intermediari, chiamati a creare per i nuovi clienti non soltanto nuovi prodotti, ma anche nuovi modelli relazionali, nuovi percorsi per arrivare all’acquisto, nuove esperienze d’interazione.
Il costo della transizione digitale richiede impieghi di capitale superiori alla struttura caratteristica dell’intermediario medio italiano. Diventa allora fondamentale, da parte degli intermediari più avanzati sul fronte della tecnologia, l’avvio di un processo di aggregazioni indispensabili per raggiungere masse critiche adeguate agli investimenti necessari per digitalizzare l’attività lungo la catena del valore.
In questo, strategicamente già ben posizionate sono invece le banche, cui lo sviluppo del mercato assicurativo digitale offre l’occasione, grazie alle soluzioni insurtech e alle partnership con le compagnie, di ricreare il connubio che aveva dato vita alla bancassurance con un successo misurato in milioni di polizze vendute agli sportelli.
Il distributore-banca può essere trainante per tutto il mercato nel coinvolgere un nuovo bacino di clientela, tanto inesplorato quanto promettente perché fatto di consumatori che, nella stragrande maggioranza dei casi, non avevano mai assicurato né pensato di farlo l’attività sportiva o di benessere, la mobilità diversa dall’auto, gli animali domestici o la stessa casa.
L’affermazione del nuovo cliente assicurativo digitale in un ecosistema abilitato dall’insurtech non passa soltanto dalla digitalizzazione della distribuzione tradizionale e dai conti online delle banche, ma dalla convivenza e contaminazione reciproca di tanti diversi player:
- Agenti mono e plurimandatari.
- Compagnie di telecomunicazioni o di energia.
- Broker digitali e non.
- Gestori di carte e sistemi di pagamento elettronico.
- Società automobilistiche.
- Catene della grande distribuzione.
Senza dimenticare Amazon e Google, Apple e Facebook che su questa strada si sono incamminati da tempo.
Di Francesco e Brandimarte sono convinti, senza rischio di smentita, che entro il 2030 la rivoluzione insurtech sarà ultimata. E a vincere questo rapido e dirompente processo saranno:
- Il cliente finale, per l’offerta sempre più customer centric.
- Le compagnie assicurative o riassicurative virtuose, che hanno concluso per tempo i cambiamenti strutturali necessari.
- Gli intermediari flessibili.
- I nuovi player nativi digitali e i grandi player non assicurativi.
Mentre tutti gli altri (i ritardatari, gli indecisi, i negazionisti, i non virtuosi, i sognatori) saranno i loser, gli sconfitti di questa grande nuova sfida rivoluzionaria.
Irma Loredana Galgano