“Inglese e spagnolo a Gibilterra. Le dinamiche del discorso bilingue” di Eugenio Goria

Dott. Eugenio Goria, Lei è autore del libro Inglese e spagnolo a Gibilterra. Le dinamiche del discorso bilingue edito da Caissa Italia: qual è lo stato del bilinguismo inglese-spagnolo a Gibilterra?
Inglese e spagnolo a Gibilterra. Le dinamiche del discorso bilingue, Eugenio GoriaL’inglese è stato introdotto come lingua ufficiale di Gibilterra all’inizio del Settecento, a seguito dell’occupazione militare da parte delle forze britanniche. Tuttavia, fino allo scoppiare della Seconda guerra mondiale la popolazione utilizzava abitualmente altre lingue. Bisogna infatti considerare che oltre agli abitanti di origine spagnola, che ovviamente mantennero la loro lingua madre, si stabilirono a Gibilterra diverse comunità alloglotte, come quella degli Ebrei sefarditi provenienti dal Marocco e quella dei Liguri, che si stanziarono nel piccolo villaggio di Catalan Bay. Lo spagnolo si impose nei decenni come lingua privilegiata della comunicazione orale, mentre l’inglese era relegato a pochi contesti perlopiù scritti o altamente formali, come descritto dal modello che in sociolinguistica è chiamato diglossia. Con il finire del conflitto mondiale, Gibilterra iniziò il suo progressivo avvicinamento culturale e linguistico alla Gran Bretagna, che raggiunse l’apice durante l’embargo decretato dalla dittatura franchista, che si concluse solo nel 1985. Durante questi anni di isolamento dal mondo ispanofono l’inglese ha ampliato notevolmente i suoi domini d’uso, entrando anche all’interno dell’ambiente familiare in cui di norma si parlava spagnolo. Oggi ciò che osserviamo è una profonda differenza tra i più giovani, che sono tipicamente anglofoni e a volte conoscono lo spagnolo esclusivamente come lingua straniera, i loro genitori, che spesso sono fluenti in entrambi i codici e fanno largo utilizzo della commutazione di codice, e i loro nonni, che parlano prevalentemente spagnolo, inserendo qua e là qualche prestito dall’inglese.

Quali caratteristiche assume la commutazione di codice tra inglese e spagnolo?
Le forme assunte dal discorso bilingue dipendono in larga parte dalle caratteristiche sociali dei partecipanti alla conversazione e dai contenuti dell’interazione. Per un anziano di Gibilterra, passare dall’inglese allo spagnolo o viceversa ha il valore di una strategia discorsiva che aggiunge un “qualcosa in più” all’enunciato. Può servire a sottolineare un particolare contenuto, a cambiare argomento, a formulare meglio un concetto, a selezionare tra molti un destinatario in particolare. Presso le generazioni più giovani, però, osserviamo che l’uso di inglese e spagnolo tende cristallizzarsi in forme fisse, regolari e ricorrenti, che in quanto tali perdono la loro connotazione funzionale originaria. In particolare, ho avuto modo di osservare che nella fascia di età tra i 30 e i 60 anni, e ancora di più in quella degli under 30, il nucleo della frase tende a essere realizzato in inglese, mentre lo spagnolo è utilizzato di preferenza per espressioni che stanno alla periferia della frase, quali congiunzioni, segnali discorsivi, avverbi ed esclamazioni.

Quali analogie esistono con i fused lects?
L’etichetta di fused lect nasce per descrivere il fatto che un fenomeno discorsivo ad altissima variabilità come la commutazione di codice possa regolarizzarsi e dare luogo a una nuova grammatica. L’articolo in cui per la prima volta si tratta estensivamente questo fenomeno è ad opera del linguista tedesco Peter Auer e si chiama appunto “when bilingual talk becomes monolingual”, ovvero “quando il parlato bilingue diventa monolingue”. Un fused lect è una varietà fusa alla cui grammatica contribuiscono in maniera sistematica elementi di due lingue diverse. Il caso di Gibilterra ci mostra la primissima fase embrionale di un fused lect, in cui si iniziano a distinguere delle regolarità nell’utilizzo delle due lingue, anche se solo a livello tendenziale. Questo è interessante perché ci permette di comprendere in quali circostanze si verifica il processo di fusione tra due grammatiche e quali sono le motivazioni, sia linguistiche che sociali, che innescano il processo; tuttavia, nel caso di Gibilterra parlerei di fusione incipiente tra due lingue che mantengono un certo grado autonomia reciproca, e non di un vero e proprio fused lect.

In che modo l’evoluzione del bilinguismo a Gibilterra riflette i mutamenti sociali e politici che hanno interessato la Rocca?
La progressiva perdita dello spagnolo presso le generazioni più giovani è ovviamente dovuta a un mutamento culturale. Durante la guerra, Gibilterra era un avamposto strategico che faceva molta gola all’esercito nazista. Per questo motivo le autorità decretarono l’evacuazione dei civili. Molti di loro vissero dunque per qualche in posti come Londra o la Giamaica, ed ebbero dunque un contatto molto intenso con il mondo anglosassone. Al termine della guerra, poi, fu introdotto il sistema scolastico britannico, per cui tutte le materie da allora sono insegnate in inglese, mentre lo spagnolo viene appreso esclusivamente come lingua straniera. Infine, come dicevo, il periodo in cui la frontiera fra Gibilterra e la Spagna fu chiusa ebbe un ruolo cruciale nel plasmare l’identità delle generazioni più giovani. Crebbe nella popolazione un profondo risentimento contro la Spagna e contro un provvedimento incredibilmente vessatorio nei confronti di Gibilterra. Per contro, crebbero le relazioni con il Regno Unito, facilmente raggiungibile grazie all’aeroporto, e questo ovviamente influenzò grandemente il comportamento linguistico della popolazione. Anche oggi, che il confine è stato riaperto, le tensioni alla frontiera sono all’ordine del giorno e la frattura tra i due governi non è stata ancora pienamente sanata. Purtroppo, ho finito il lavoro di ricerca prima che il Regno Unito manifestasse l’intenzione di uscire dall’Unione Europea, ma sono sicuro che questo evento causerà una serie di sviluppi che potranno determinare nuovi cambiamenti nelle abitudini linguistiche di Gibilterra.

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