
Il libro è un lungo interrogatorio tra un anziano sospettato di omicidio e un giovane magistrato per il quale la coincidenza non esiste: è impossibile, appunto. Sono due mondi che si parlano senza potersi incontrare. «In questa storia succede l’impossibile: due che non si frequentano da anni, si rincontrano: coincidenza o premeditazione? Non è importante perché è una condizione della nostra vita quotidiana, assediata da coincidenze che sembrano inverosimili. Esiste continuamente l’avvento dell’impossibile nelle nostre vite»: a spiegarlo è lo stesso scrittore tramite la voce dei personaggi.
Dopo quarant’anni dal processo che li ha visti uno nei panni del pentito che rivela i nomi, l’altro in quelli dell’accusato, due uomini si incrociano su un sentiero di montagna. Il primo è vittima di un incidente, così il secondo chiama i soccorsi, anche se inutilmente. È per questo motivo che è seduto davanti a un magistrato che potrebbe essere suo figlio, e che è convinto che quella caduta in realtà sia un regolamento di conti, il duello fra due vecchi compagni di lotta.
«Ora mi viene fuori un argomento delicato. Qualche volta mi chiedi se sono geloso. Ti rispondo di no. Perché ti voglio bene. La parola bene cambia tutto. Se la levi ci resta: ti voglio. Allora sì che si è gelosi. Ma io ce la metto la parola in più, giusta e precisa: ti voglio bene».
Il magistrato non crede che si sia trattato di un incidente: per lui la coincidenza è una condizione impossibile, ma l’uomo gli risponde che impossibile è la definizione di un avvenimento fino al minuto prima che accada. Subito dopo diventa inevitabile. L’impossibile accade continuamente. Lentamente l’interrogatorio diventa un dialogo, e pian piano vengono fuori le ragioni e i sentimenti, come quelli che vivono in mezzo alle lettere d’amore, ben sette, che l’imputato scrive alla sua compagna lontana durante gli anni di prigionia, raccontando quel versante della vita iniziato proprio quando ha incontrato lei. Anche questo tipo di amore rientra nella categoria dell’impossibile.
Tutte partono con “Ammoremio”: una voce dolce analizza con le parole il senso del vivere, della “fraternità, libertà, uguaglianza”. Pagina dopo pagina, emergono i pensieri e i valori di un uomo capace di sentirsi libero anche dentro una cella, proprio come in cima a una montagna. L’amore lo rende libero, perché fatto di volontà e di costanza.
«Ammoremio, eccomi rientrato nell’intimità dei metri chiusi a chiave. Fuori piove e lo so dallo scroscio dentro la grondaia. Tu non hai studiato latino, io sì. Ci sono due verbi con significato di domandare, uno serve e chiedere per sapere, l’altro serve a chiedere per ottenere. Mentre il magistrato insisteva con le domande, diceva che voleva sapere la verità. Non è vero. Lui domanda per ottenere conferma di quello che crede di sapere già. Non usa il verbo della curiosità di chi vuole informarsi o addirittura conoscere una verità. Non ne ha bisogno. Mentre m’interrogava mi sono ricordato dei due verbi latini».
Nella storia la montagna ha un ruolo ben preciso: è l’immenso, il vuoto, esperienza di se stessi. Per questo si parte da lassù, per procedere verso il grandioso, da soli. La solitudine fa spazio lentamente a un confronto a due che regala delle vere e proprie lezioni di vita. «Si sta dentro una cella da ospiti del tempo», rivela l’anziano, attribuendo al freddo interrogatorio un valore aggiunto: quello della sua intimità.
Impossibile di Erri De Luca diventa un manifesto di un pensiero che accetta gli errori, che è consapevole che il passato viene sgretolato dal tempo, che si ritrova forte nei silenzi e nelle mancanze. Un libro formativo, intrigante e intimo, in perfetto stile De Luca.
Angelica Sicilia