“Il virus buono. Perché il nemico della salute può diventare il nostro migliore alleato” di Guido Silvestri

Il virus buono. Perché il nemico della salute può diventare il nostro migliore alleato, Guido SilvestriProf. Guido Silvestri, Lei è autore del libro Il virus buono. Perché il nemico della salute può diventare il nostro migliore alleato edito da Rizzoli: cosa sono e come operano i virus?
I virus sono le entità viventi più piccole esistenti in natura. La cosa più unica e sorprendente dei virus è che non sono capaci di vita autonoma. In altre parole, per riprodursi hanno bisogno di usare il macchinario biologico della cellula dentro la quale si replicano. Questa caratteristica li rende vulnerabili, ed è per questo che, evoluzionisticamente parlando, non è nell’interesse del virus di uccidere il suo ospite. Ci sono molti aspetti della biologia dei virus che sono profondamente affascinanti. Uno di questi è il fatto che la maggior parte dei virus che esistono nell’ambiente ed anche nel corpo umano sono del tutto innocui, e che le malattie virali classiche (polio, vaiolo, AIDS, etc.) rappresentano una eccezione, e non la regola, nel rapporto tra virus ed organismo ospite. In questo senso il nome stesso di virus (che vuol dire veleno) potrebbe non essere molto appropriato in fin dei conti.

Come si sviluppano le infezioni virali?
Di solito una infezione virale si contrae o dall’ambiente tramite un vettore, per esempio un insetto, oppure per contatto diretto con un’altra persona infettata. È importante notare anche qui come il concetto di infezione sia molto diverso dal concetto di malattia, nel senso che non è affatto detto che l’ingresso di un virus nel nostro corpo debba manifestarsi con dei segni e sintomi clinici. In certi casi succede ma in altri non succede. Un altro importante concetto che è emerso negli ultimi anni è che molte di queste “infezioni benigne”, cioè senza alcuna malattia, durano per anni, nel senso che il virus rimane nel nostro corpo, per esempio all’interno del nostro intestino o in altri tessuti. Più straordinario ancora è il concetto che migliaia di virus si sono addirittura nascosti (in linguaggio scientifico si dice “integrati”) all’interno del nostro materiale genetico, al punto che il nostro stesso genoma ha addirittura più DNA fatto di virus che non quello fatto dai nostri stessi geni. Capite bene che di fronte a dati come questi la visione classica dei virus come agenti di malattia è del tutto limitativa. Spiegare questo aspetto è la ragione essenziale di questo libro.

Quali dinamiche regolano l’interazione tra i virus e il nostro sistema immunitario?
Qui bisognerebbe scrivere un intero trattato di immunologia e virologia! Semplificando al massimo, il punto centrale nella dinamica della interazione tra virus e sistema immunitario dell’organismo ospite è che, alla fine della fiera, ci sono due risultati positivi ed uno negativo. Il primo risultato positivo è quando il sistema immunitario decide di “combattere” una infezione virale, in quanto ne riconosce la potenziale pericolosità, e riesce ad eliminare completamente quella infezione – il che significa che si guarisce da ogni sintomo di solito nel giro di pochi giorni. Il secondo risultato positivo è quando invece il sistema immunitario capisce che una certa infezione virale è innocua, e fondamentalmente decide di ignorarla. Questa è la scelta che, nel libro, io chiamo di “convivere” con il virus, cioè senza alcun problema né per il virus né per l’ospite. Il risultato negativo avviene quando il sistema immunitario sceglie di fare la guerra ma, per un motivo o per l’altro, non riesce a vincerla. Questo è per esempio il caso dell’AIDS, una infezione che ha causato molti milioni di morti e che il sistema immunitario combatte furiosamente ma praticamente senza mai riuscire a vincere la sua battaglia.

È possibile spiegare il successo evolutivo dei virus solo grazie alla distruzione degli organismi in cui si installano?
Assolutamente no. È una cosa che non avrebbe alcun senso dal punto di vista evoluzionistico e che non riflette il progredire delle nostre conoscenze sui virus. In realtà ci sono molti aspetti del successo evolutivo dei virus che non abbiamo ancora capito fino in fondo. Per esempio nel caso dei retrovirus endogeni sappiamo che in alcuni casi si è creata una perfetta simbiosi tra questi e la cellula ospite, ma in altri casi non sappiamo cosa ci stiano a fare (anche se sappiano che non ci causano alcun problema). Anche parlando dei virus che non sono “integrati” nel nostro genoma ci sono ancora molti punti oscuri. Per esempio i virus sembrano essere dappertutto nell’ambiente, soprattutto nel mare e negli oceani, dove la loro biomassa è addirittura più alta di quella sia del plancton che dei batteri. Ripeto: ancora non sappiamo esattamente come e perché l’oceano sia diventato un brodo di virus, ma una cosa certa è che non stanno lì soltanto per uccidere pesci, crostacei e molluschi.

Come Lei afferma nel libro, parte cospicua del nostro stesso DNA è fatta di retrovirus: quale debito abbiamo nei confronti dei virus?
Come ho detto sopra, il nostro genoma è letteralmente pieno di retrovirus, e questa è una cosa che non può non farci riflettere in modo molto profondo. Di molti di questi elementi retrovirali, che spesso sono solo pezzi o frammenti di virus, sappiamo poco, soprattutto della loro funzione. Ma su altri abbiamo scoperto delle cose interessantissime. Per esempio alcuni retrovirus integrati producono delle proteine chiamate sincitine o sinciteine che permettono la formazione di uno speciale tessuto definito sinciziotrofoblasto che è parte della placenta ed avvolge il feto quando sta nell’utero materno durante la gravidanza. In altre parole, la nostra stessa esistenza – visto che tutti noi un tempo siamo stati un feto avvolto in un sinciziotrofoblasto – è dipesa dalla presenza di retrovirus integrati nel nostro DNA. Ditemi voi se questo non è un fenomeno affascinante su cui riflettere a fondo…

In che modo è dunque possibile guardare al rapporto virus-uomo in maniera nuova?
Appunto, la prima cosa da fare è di andare oltre al concetto che il rapporto virus-uomo è legato alla idea stessa di malattia. Come detto sopra, è un rapporto molto più complesso, in cui la cellula del nostro corpo fa qualcosa di “necessario” per il virus (che da solo, poveretto, non potrebbe nemmeno riprodursi), ma il virus allo stesso tempo può fare delle cose “necessarie” per la nostra esistenza. Ho accennato sopra alle sinciteine ed alla placenta, ma ci sono molte altre funzioni di questi virus endogeni e “commensali” che vengono scoperte ogni giorno, alcune delle quali potrebbero rivelarsi estremamente importanti per la nostra esistenza. Concludo con una considerazione quasi filosofica: lo studio della biologia molecolare e strutturale dei virus ci dice che questi sono letteralmente “pieni” di molecole di origine cellulare, mentre lo studio della genetica umana ci dice che il nostro DNA è letteralmente pieno di elementi virali integrati. In altre parole, i virus sono pieni di “noi”, e noi siamo pieni di virus, quasi come se il confine tra noi e loro stia diventando sempre più sfumato. Credo che sia veramente ora di guardare al rapporto uomo-virus in un modo nuovo e molto diverso.

In che modo questo nuovo approccio può risultare utile nello studio dell’infezione da HIV?
Credo che la conoscenza della biologia di base, compresa per esempio la virologia ed immunologia della infezione da HIV e dell’AIDS, sia sempre importante ed abbia sempre la possibilità di avere, alla fine, importanti ricadute pratiche. Nel caso specifico, credo che la ricerca sul come arrivare ad un vaccino per l’AIDS abbia beneficiato in modo molto importante da questi nuovi approcci e concetti. Lo stesso credo si possa dire sulla ricerca per come arrivare ad una terapia che possa farci guarire completamente dalla infezione da HIV.

Guido Silvestri è professore e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta e direttore della Divisione di Microbiologia ed Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center. Dal 2013 è editore di Journal of Virology, la più antica e citata rivista di virologia al mondo. Dal 2018 è anche Presidente del consiglio scientifico della Agence Nationale pour la Recherche sur le SIDA, ANRS, agenzia governativa francese che coordina la ricerca su AIDS, epatiti e malattie virali emergenti. È autore di 244 lavori scientifici e di tre libri a carattere scientifico. Nel 2019 è uscito presso l’editore Rizzoli il suo primo volume di divulgazione scientifica Il Virus Buono.

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