
Si tratta di un patrimonio di libri e carte autografe, di cui è opportuno dare qualche numero. Dal 1820 ad oggi le collezioni di libri e periodici acquisiti dal Gabinetto Vieusseux ammontano a oltre 600.000 volumi in più lingue, in continua crescita rispetto alle novità tuttora acquisite, anche secondo i filoni di interesse della biblioteca otto-novecentesca: i libri editi dal 1940 sono oggetto anche di prestito a domicilio e interbibliotecario, non solo nella rete fiorentina (SDIAF), ma anche su territorio nazionale e internazionale.
A fianco della biblioteca, che ha sede a Palazzo Strozzi, nell’ottobre 1975 è stato fondato da Alessandro Bonsanti, allora direttore dell’Istituto, l’Archivio contemporaneo che oggi porta il suo nome, con sede a Palazzo Corsini-Suarez (via Maggio 42); istituito con lo scopo principale di raccogliere libri, carte e oggetti di personalità del mondo contemporaneo, che spaziano dalla letteratura creativa (narrativa e poesia) alla critica letteraria, dalla musica al teatro, dall’architettura alla pittura, dalla fotografia alla critica artistica.
Attualmente sono conservati più di 150 archivi personali, tra grandi fondi e piccole raccolte, giunti per donazione, deposito e comodato; documenti di archivio e libri (visto che i fondi possono essere arricchiti dalla presenza di biblioteche personali), una volta ordinati e inventariati, sono messi a disposizione del pubblico secondo precise normative mirate alla tutela di questo importante patrimonio.
Ma c’è anche un patrimonio di testimonianze dei numerosi lettori italiani, e soprattutto stranieri, che hanno firmato il Libro dei soci quando si sono abbonati al Gabinetto, non solo per leggere giornali e riviste, ma anche per prendere libri in prestito, come risulta dalle tracce presenti nel Libro del prestito. Questi registri, che fanno parte dell’Archivio storico dell’Istituto, costituiscono un grande archivio di nomi e di letture fino al 1926, quando questo sistema di registrazione viene abbandonato.
Nel volume Il Vieusseux dei Vieusseux, che accompagna la mostra allestita a Palazzo Corsini-Suarez, abbiamo ripercorso le vicende del Gabinetto di lettura e biblioteca circolante, con il libri destinati al prestito a domicilio, proprio nel primo secolo di attività, dal 1820 al 1923, a partire dalla fondazione, ad opera di Giovan Pietro Vieusseux, poi dal nipote-erede Eugenio, e infine dal figlio di lui, Carlo. Un secolo di gestione della famiglia Vieusseux, prima del passaggio al Comune di Firenze, avvenuto nel 1922.
Quando e come nasce il Gabinetto scientifico letterario Vieusseux?
Il Gabinetto nasce a Firenze per iniziativa del mercante di origine ginevrina Giovan Pietro Vieusseux, che nel 1819, dopo un ventennio circa di viaggi mercantili per l’Europa, culminati nel lungo itinerario percorso attraverso la Francia, il Belgio, la Danimarca, l’Olanda, la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, la Russia fino a Odessa e infine Costantinopoli e la Grecia, negli anni tra il 1814 e il 1817. Quarantenne, di ritorno dal suo ultimo viaggio, Vieusseux decide di impiantare a Firenze uno «stabilimento» destinato alla lettura – su modello di quelli frequentati nei suoi viaggi all’estero – dove tramite il pagamento di una quota di associazione si accede alle sale di lettura di riviste anche straniere e si possono prendere libri in prestito.
Come è stato più volte notato, Firenze viene scelta per la relativa tolleranza del governo dei Lorena, la posizione geografica della città, per il suo prestigio artistico e culturale, da cui derivava una forte presenza di stranieri, tra i quali – primi fra tutti – Giovan Pietro pensava di poter trovare sostenitori alla sua impresa. La sfida è di occupare un segmento di mercato tutto da costruire, orientato sulla diffusione della conoscenza e dell’informazione tramite la stampa periodica e i libri.
Quali vicende hanno segnato gli oltre cento anni di storia del Gabinetto Vieusseux?
Le vicende del Gabinetto scientifico letterario inaugurato da Giovan Pietro Vieusseux il 25 gennaio 1820 e rimasto di proprietà della famiglia Vieusseux per oltre un secolo, si intrecciano con la storia di Firenze dell’Otto-Novecento. Nella città granducale, «placida e sonnolenta» ma di grande prestigio nazionale e internazionale, il ginevrino, dotato di un indubbio talento di uomo d’affari, impianta un’impresa che è insieme mercantile e culturale, basata su un gabinetto di lettura e su un’attività editoriale orientata ad accordare in un’azione comune le forze sparse dell’intellettualità fiorentina e toscana, nel quadro del fermento risorgimentale e del processo di unificazione italiana.
Ma è l’apertura all’Europa il tratto più rilevante, evidente fino dalla scelta delle riviste: nell’antico Palazzo Buondelmonti, in Piazza S. Trinita, «al centro di tutti gli alberghi e dei quartieri più frequentati», «where are to be found, besides French, Italian, and German Newspapers and Journals, the following in English» come è dichiarato in uno dei primi avvisi, destinato agli stranieri, soprattutto anglofoni, fin da allora presenti in città in maniera massiccia. Poi Vieusseux allestisce anche una biblioteca circolante, con novità librarie, in lingua originale e in traduzione, disponibili per il prestito.
E sempre in quel palazzo, al secondo piano (dove Vieusseux colloca la propria abitazione), vedono la luce le sue riviste, in quarant’anni di lavoro indefesso: dall’«Antologia», al «Giornale agrario», alla «Guida dell’educatore», all’«Archivio storico italiano». In quegli stessi ambienti prenderanno a riunirsi settimanalmente in conversazione intellettuali e uomini dotti di varia provenienza, per discutere di letteratura, problemi politici, economici, legislativi, pedagogici, di aggiornamento sulle innovazioni agrarie e sulle scoperte scientifiche. Celebre la serata di lunedì 3 settembre 1827, organizzata in onore di Manzoni, giunto a Firenze con i Promessi sposi freschi di stampa, a cui partecipò anche Leopardi, in contatto con Vieusseux tramite l’amico Pietro Giordani. Ma ce ne saranno molte altre, il giovedì e poi il sabato, a cui partecipano tanti intellettuali italiani (in misura minore i fiorentini), oltre agli stranieri.
Dopo la morte di Giovan Pietro (1863), in un’Italia ormai unificata, l’impegno politico e civile dei Capponi, dei Lambruschini, dei Tommaseo, legato al processo risorgimentale e testimoniato dal vivace dibattito nelle pagine dell’”Antologia”, lascia spazio, nell’Istituto come altrove, ad una fase di assestamento e consolidamento, che vuol dire anche necessità di misurarsi con nuovi problemi. Il trasferimento a Palazzo Feroni, voluto dall’erede-nipote Eugenio Vieusseux, ridà nuova vita ad uno stabilimento, che per sopravvivere ha necessità di assecondare il gusto del pubblico, ed incrementare il prestito dei libri. Non è più il tempo dell’impresa culturale del fondatore, si pensa piuttosto al tornaconto e dunque a incrementare le entrate. Si acquistano in più copie i romanzi in voga in quegli anni, i primi libri gialli, i books for children per i figli degli abbonati anglofoni.
Dopo la morte di Eugenio, nel 1892, il figlio Carlo si impegna nella realizzazione di un edificio in Via Vecchietti, dove il Gabinetto viene trasferito, nel 1898, per rimanervi fino al 1923. Trascorso il periodo di capitale d’Italia, trasformata anche nell’assetto urbano, la città arriva agli anni della prima guerra mondiale con una nuova fisionomia, quella di un centro di cultura avanzato e brillante, dove Cimabue e Giotto convivono con Renoir e Cézanne, come ha scritto Emilio Cecchi nei Tre volti di Firenze (1953), e dove trovano spazio anche le pubblicazioni dei giovani ‘rivoluzionari’, come il «Leonardo» di Papini e «La voce» di Prezzolini. Ma nell’immediato dopoguerra si fanno palesi i motivi della crisi: Carlo Vieusseux, cede lo stabilimento al Credito italiano, che diventa proprietario anche dell’edificio. La storia dello stabilimento della famiglia Vieusseux si conclude qui, ma la vita del glorioso Gabinetto andrà avanti, sotto l’egida del Comune di Firenze.
Quali celebri lettori e abbonati al Gabinetto si sono avvicendati nel corso della sua storia?
Come già detto, gli abbonati si registrano personalmente nel Libro dei soci, apponendo la propria firma e il recapito in città, albergo, pensione o appartamento privato: tutte tracce preziose per ricostruire la fisionomia dei lettori (prevalentemente stranieri) che hanno frequentato il ritrovo più aperto e più europeo di Firenze. Lo afferma già nel 1863 Niccolò Tommaseo, quando scrive: “Del passare che fecero da Firenze tanti uomini notabili nello spazio di tanti anni, non rimarrà forse traccia che in que’ registri”.
Tra gli abbonati a Palazzo Buondelmonti, fino al 1873, affiorano alcune firme leggendarie: le “docteur Schopenhauer”, Fenimore Cooper, Henri Beyle (Stendhal), Lamartine, Heine, Berlioz, Liszt, Browning, Thackeray, Dostoevskij, Bakunin e tanti altri. Mentre a Palazzo Feroni, dove il Vieusseux ha sede fino al 1898, troviamo molti americani, tra i quali Henry James (con il fratello William), John S. Sargent, Mark Twain. E c’è anche chi ambienta in quelle sale alcune scene del suo romanzo ‘fiorentino’: William Howells, con Indian summer, dove si dice esplicitamente che il Vieusseux è «un luogo dove prima o poi si incontrano tutti quelli che conosci tra gli stranieri a Firenze; vi si recano anche i locali, ma in numero minore». Tra gli stranieri, in quelli anni, compaiono anche André Gide e Emile Zola.
La presenza femminile è scarsa fino all’Unità, ma poi inizia a crescere in maniera inarrestabile: nel 1885 le donne che si associano al Vieusseux sono il 45% del totale e superano il 48% nel 1887. E vale la pena di citarne alcune: Louisa May Alcott, Jessie White Mario, Ida Baccini; fino al sorpasso dei primi anni del ‘900, quando le donne raggiungono il 56-58% rispetto al totale delle iscrizioni. Le abbonate sono fiorentine e non fiorentine, aristocratiche, borghesi, insegnanti, traduttrici (Giulia Celenza e Eva Kühn Amendola), scrittrici (Ida Baccini e Amelia Rosselli), forestiere residenti in città (Vernon Lee), insieme a straniere di passaggio (Isadora Duncan e Gertrude Stein), fino a Letizia Schmitz Svevo, profuga da Trieste durante la prima guerra mondiale.
Sempre agli albori del secolo, le sale del Vieusseux si popolano di giovani, utenti assidui anche di altre biblioteche, lontani dalle aule scolastiche e dall’accademia. Primi fra tutti, Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, fondatori di «Leonardo» e della «Voce», ma anche Emilio Cecchi, Giuseppe A. Borgese, Aldo Giurlani (Palazzeschi), Federigo Tozzi e tanti altri. Nella biblioteca circolante di Via Vecchietti possono prendere in prestito tutte le novità librarie, anche in lingua originale, come sottolinea il giovane Cecchi: qui si sfogliano «in piedi allo scaffale, per una preventiva deliberazione i vient-de-paraître», a differenza delle grandi biblioteche pubbliche. Le loro letture sono documentate nel Libro dei prestiti, a futura memoria.
Dalle pagine del Libro del prestito affiora la testimonianza sui testi più richiesti da questi speciali lettori in quegli anni: da Dostoevskij a Nietzsche, da Ibsen a Kipling, da Bergson a Gide, a Proust, per citarne solo alcuni. E proprio tra i prestiti dei Fratelli Karamazov spunta il nome di un giovanissimo lettore, profondamente influenzato dallo scrittore russo nel suo romanzo d’esordio, Gli Indifferenti: Alberto Pincherle (Moravia), all’età di 14 anni.
Quale fondamentale ruolo culturale assolve oggi il Gabinetto Vieusseux?
Oggi il Gabinetto Vieusseux non è più solo la grande biblioteca circolante dei tempi dei Vieusseux; da circa un secolo è diventato Ente morale (1925), di proprietà del Comune di Firenze, ed ha assunto negli anni, con la direzione di Eugenio Montale (1929-1938), Alessandro Bonsanti (1941-1980), fino in anni più recenti, Enzo Siciliano (1995-2000), la fisionomia di un importante centro culturale. Diretto da più di un decennio da Gloria Manghetti, è dotato, come già detto, di un grande patrimonio di libri e carte, che documenta la cultura europea otto-novecentesca, italiana e straniera. La conservazione si accompagna all’aggiornamento costante delle collezioni, rapidamente messe a disposizione degli utenti: lettori comuni e studenti, ma anche studiosi, saggisti, scrittori vi possono svolgere ricerche in vari ambiti. La valorizzazione di ciò che conserviamo resta uno dei nostri compiti principali, in maniera adeguata alle esigenze del presente.
Nell’era digitale, quale futuro per il Gabinetto Vieusseux?
Il futuro che hanno (o dovrebbero avere) tutte le biblioteche e gli archivi, insieme ai musei. Gli strumenti digitali rendono disponibili i documenti, raggiungibili per chiunque, e costituiscono un potente mezzo per la ricerca, di cui oggi non possiamo più fare a meno. Ma la memoria dei luoghi, la loro storia materiale (e culturale) non è digitalizzabile: pensiamo al genius loci…
Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux
Presidente: Alba Donati
Direttore: Gloria Manghetti
Sedi: Palazzo Strozzi (Biblioteca) – Palazzo Corsini-Suarez, Via Maggio 42 (Archivio Contemporaneo A. Bonsanti)
www.vieusseux.it