“Il treno ha fischiato”: riassunto

Pubblicata per la prima volta sul «Corriere della Sera» nel 1914, questa novella di Luigi Pirandello ha per protagonista un impiegato modello, Belluca, che si ribella al suo capoufficio e per questo viene portato in manicomio. La ribellione è dovuta al fatto che ha intuito per la prima volta, dopo tanti anni di lavoro, l’esistenza di un’altra vita, al di là di quella monotona di ogni giorno. Tale rivelazione avviene grazie al fischio di un treno, che ha innescato in lui la tendenza all’evasione nel mondo dell’immaginazione e della fantasia.

Il treno ha fischiato ruota attorno a una rivelazione: ciò che si rivela è l’esistenza di un “oltre” liberato dalle convenzioni sociali. Il testo è diviso in cinque parti, separate tra loro da uno spazio tipografico bianco.

righe 1-74: La novella si apre col punto di vista dei colleghi che hanno fatto visita a Belluca. Essi riflettono sulla diagnosi che hanno fatto i medici riguardo il suo stato di salute. La stranezza con la quale si è ribellato al capoufficio, dopo anni passati in silenzio a sopportarne i soprusi, testimonia la gravità del suo disturbo psichico e la necessità di farlo internare in un manicomio;

righe 75-95: mentre è descritta l’incredibile esperienza del protagonista – il fischio di un treno lo avrebbe trasportato in un’altra realtà, lontano da quella quotidiana -, interviene la voce che conduce la narrazione in prima persona e che, a differenza dei colleghi, non è stupita del comportamento di Belluca;

righe 96-106: il narratore fornisce la sua interpretazione sulla vicenda di Belluca. Considerato un «mostro» dagli altri, ha invece una «coda naturalissima», la sua è cioè una reazione logica se si prendono in considerazione le «condizioni di vita impossibili» in cui si trova. Questa spiegazione si rivela più appropriata e convincente di quella conformista e convenzionale data dai colleghi;

righe 107-139: il narratore – che si scopre essere un vicino di casa del protagonista – descrive la terribile vita domestica che opprime Belluca: maltrattato dalle tre donne cieche che abitano nella sua casa, il protagonista è costretto a fare un doppio lavoro per mantenere tutta la famiglia;

righe 140-177: il narratore risolve il mistero della strana “pazzia” di Belluca: il fischio del treno gli ha aperto infinite possibilità di vita, ben diverse dall’opprimente realtà quotidiana; d’ora in poi, potrà rifugiarsi nel mondo dell’immaginazione ogni volta che vorrà.

Nel racconto si alternano due punti di vista: il primo è quello dei colleghi di Belluca, che concordano con le autorità sulla necessità di far internare il loro compagno di lavoro; il secondo è quello della voce narrante che, progressivamente, diventa più convincente dell’altro. Il punto di vista del narratore, infatti, descrive e spiega il comportamento di Belluca in modo più appropriato di quanto invece facciano, con i loro giudizi convenzionali e affrettati, le autorità, i colleghi e il capoufficio. La voce narrante, appartenente a un vicino di casa del protagonista, ha così una duplice funzione: da un lato contesta chi si affida superficialmente a verità già date, dall’altro attiva il meccanismo dell’inchiesta, che ricorre in molti racconti di Pirandello. L’inchiesta riguarda la ricerca di una verità che si nasconde dietro a un evento strano e apparentemente assurdo, rappresentato in questo caso dall’improvvisa follia dell’impiegato modello Belluca. L’ipotesi interpretativa più convincente, cioè quella del narratore, contrappone alla falsità delle opinioni correnti le motivazioni più profonde del comportamento umano.

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