
Di quale rinascita artistica e culturale si fece promotore Federico II?
Federico II attraverso l’arte e con l’arte creò un mondo ed un impero eredi della tradizione classica più pura. Si dichiarava, infatti, discendente diretto dei Cesari romani, anche attraverso il titolo adottato. Ha sempre guardato al passato con ammirazione e stima, riprendendo usi e costumi dei sovrani più autorevoli, ma non ha mai rinnegato la cultura islamica, bizantina e quella provenzale. Credeva nella bellezza, le parole della lettera allo studio di Bologna sono dimostrazione di ciò: “Per quel generale desiderio di sapere che, per natura, tutti gli uomini hanno, per quello speciale godimento che alcuni ne derivano, prima di assumere l’onore del regnare, fin dalla nostra giovinezza abbiamo sempre cercato la conoscenza, abbiamo sempre amato la bellezza e ne abbiamo sempre, instancabilmente, respirato il profumo”.
La rinascita dell’architettura monumentale, il miracolo della scuola poetica siciliana, il richiamo dell’antico nelle monete, nella scultura e la ripresa di temi politici nella glittica sanciscono il legame con un mondo ormai scomparso, quello classico, che rivive, si accresce e stupisce grazie alle contaminazioni con usi, storia e costumi di altri popoli. Fulcro principale era la corte che accoglieva scienziati, filosofi, magistri, artisti.
Quale funzione svolgeva l’ostentazione del lusso nel programma etico e politico dell’imperatore svevo?
Il “tesoro” che Federico II possedeva, sinonimo di sfarzo e sontuosità, è la chiave per comprendere questo sodalizio imprescindibile tra cultura e potere, sontuosità ed esibizionismo, sacralità e devozione. L’imperatore, più che mai, sembra lanciare un messaggio simbolico: l’arte rende immortali, preserva la memoria, salva dall’oblio del tempo, è segno tangibile dell’uomo sulla terra e mai come in questo caso, diventa un modo per esplicare e rafforzare l’immagine che si vuole dare di sé.
L’imperatore era egli stesso, estimatore e collezionista di manufatti e gioielli.
L’imperatore possedeva una grandissima e ricca collezione di gioielli, abiti, stoffe, vasi, sculture antiche, manoscritti e altro ancora. Molte opere furono acquistate presso mercanti veneziani e provenzali, altri li ricevette in dono o provenivano dalle doti delle mogli e dal tesoro imperiale dei suoi avi ma la maggior parte fu realizzata, per suo volere, nei tiraz e ateliers imperiali.
Quale ruolo rivestì la glittica durante il suo regno?
La glittica ha rivestito un ruolo fondamentale, specie politico, per tutta la durata del regno. È, infatti, con il consolidamento dell’impero che quest’arte così antica diventa sempre più preziosa e prestigiosa. Dopo le vittorie contro i comuni della Lega Lombarda, quando l’impero svevo giunge al suo apogeo, assistiamo ad una evoluzione e ad un proliferare di gemme e cammei con composizioni ardite che riprendono palesemente tipi iconografici presenti su monumenti antichi ed altri che detengono messaggi allegorici. La rinascita dell’arte dell’intaglio, delle pietre, delle gemme e dei cammei è legata alla personalità dell’imperatore che, in occasione di particolari avvenimenti, ordinava agli artigiani di corte di realizzare opere che esaltassero la sua figura.
L’imperatore fu definito stupor mundi, anticristo, epicureo: quale obiettivo giudizio storico è possibile dare su Federico II?
Gli storici esprimono giudizi attraverso la ricerca, i documenti ufficiali, gli eventi, la storiografia (in questo caso sia guelfa che ghibellina), senza sottovalutare l’arte. Federico tiranno o leggendario? È stato considerato un sovrano illuminato, forse una personalità innovativa per la sua epoca, descritto come un superuomo nietzschiano ma anche come un sovrano, un imperatore, un intellettuale semplicemente figlio del suo tempo. Lo stupor mundi affascina, sono tanti i libri e saggi a lui dedicati, la sua personalità è ancora magnetica. Sicuramente Federico II è espressione della cultura del Medioevo, quest’ultimo erroneamente, e per lungo tempo, considerato come un secolo buio.