“Il tempo dei Malier. Ludmilla” di Graziella Simeone Adwan

Il tempo dei Malier, Ludmilla, Graziella Simeone AdwanPubblicato a inizio agosto, Ludmilla è il primo romanzo della saga fantasy Il tempo dei Malier, opera di Graziella Simeone Adwan.

Trama

Maria Diletti è un’ispettrice di polizia, determinata e sicura di sé, nonché abituata ad affrontare i casi più complessi e sanguinari. Dopo un periodo di forti piogge, a causa di una frana, nel cimitero di Torino riemerge il corpo di Cecilia Donadio, una sua compagna di scuola morta tragicamente più di trent’anni prima. Quello che in un primo momento sembra una tetra fatalità, porta con sé alcune incongruenze e presto si rivela qualcosa di ben più inquietante.

Il cadavere infatti mostra un eccezionale stato di conservazione, permettendo quindi di esaminare nel dettaglio le cause che portarono alla morte della piccola. In questo modo, una nuova autopsia rivela che la ferita letale sul collo di Cecilia corrisponde a un morso umano, coincidente a quello di un bambino.

Accompagnata dal viceispettore, nonché compagno, Andrea Pancaldi, in poco tempo i due si trovano invischiati in un’indagine senza possibilità di ritorno, a loro volta prede di un essere meschino e spietato. Ogni loro scoperta costerà la vita ad altri innocenti e svelerà una lunga scia di orrori e delitti, nonché un mondo sovrannaturale con cui da sempre convivono, senza saperlo. Dietro la morte di Cecilia non si nasconde solo una creatura antica e assetata di sangue, ma un’intera stirpe, i Malìer.

Recensione

Sebbene Il tempo dei Malìer si configuri come un fantasy, specificamente un thriller paranormale, il romanzo di Simeone Adwan evidenzia da subito una certa poliedricità. Tra i punti di maggiore forza, vi è la capacita dell’autrice di maneggiare intelligentemente generi diversi, dal poliziesco, al gotico, incrociando alcuni elementi da paranormal romance.

Considerando la scelta narrativa della prima persona, è da lodare il modo in cui la storia cambi spesso di sfumatura, pur preservando i connotati del thriller. Questa variatio non solo ha un effetto intrattenente, prevenendo la monotonia della voce narrante, ma conferisce una sorta di profondità caleidoscopica alla vicenda in sé.

In particolare, man mano che si addentrano nel mistero, i personaggi si trovano in contesti completamente diversi dall’originario, similmente a un romanzo d’avventura. Sicuramente ne Il tempo dei Malier vi è una scrupolosa attenzione all’arco evolutivo dei molti personaggi, nonché all’intreccio, che li vede cambiare a causa di una serie di trasformazioni e reazioni a catena.

Facendo un esempio, senza dare adito a spoiler, Maria e Andrea sono all’inizio della storia in una netta posizione di forza, come investigatori abili e che nulla hanno da temere, quasi predatori nei confronti del misterioso assassino. L’iniziale confusione non mette in discussione le loro capacità, anzi funge da motivazione per la Diletti, che si sente personalmente ingaggiata nel caso. Basta poco però che i ruoli vengano completamente sovvertiti e che, nel mezzo della loro indagine, si ritrovino come facili prede in un paese straniero, la Romania.

A permettere tutto ciò, è la scelta dell’autrice di usare i dialoghi come motore narrativo del romanzo. Se un thriller infatti prevede di suo una netta preminenza delle scene d’azione e d’indagine, Simeone Adwan riduce all’osso l’elemento descrittivo – in alcuni casi, con troppa fretta di avanzare – focalizzandosi sull’essenziale, pur non tralasciando l’introspezione psicologica.

«Giro inutile», mi lamentai con Andrea mentre uscivamo dal palazzo.
«Anche se, secondo me, ci ha liquidati con molta grazia.»
«Forse hai ragione, ma credo non avesse voglia di dedicarci troppo tempo con una vecchia storia.»
«Non lo so, ma io ho il sospetto che ci sia qualcosa che non racconta», insistette.
«Allora parlami di questo sospetto», lo spronai.
«E se qualcuno avesse insabbiato le prove?»
«Perché mai?»
«Pensaci. Saranno pure stati tempi diversi, ma un morso è pur sempre un morso. Come ha potuto il medico legale vederci un taglio provocato da un lampadario?»
«Pensi che Delbono sappia la verità e per questo ci ha liquidati velocemente?»
«Non lo so, ma non lo escluderei. Senti, Piano potrebbe dirci qualcosa in più del dottor Lamberti, immagino che i due si siano conosciuti.»
«Chiamo Marino.»
Aprii i contatti e chiamai Marino.
«È un po’ troppo presto perché tu mi chieda della perizia…»
«Infatti non ti chiamo per questo», lo interruppi.
«Allora spara.»
«Hai conosciuto il professor Lamberti?»
«Certamente, è stato mio docente durante la specializzazione. Perché sei interessata a lui?»
«Mi risulta che abbia fatto lui l’autopsia a Cecilia Donadio.»
«Dalla firma in calce non mi risulta il suo nome. Ma poi ne avete una copia o non sapete più leggere?»
«Lo so anch’io che ne abbiamo una copia, ma…è troppo lunga al telefono. Ti va di discuterne da me a cena?»
«Va bene, ma non dirmi che dovrò sorbirmi il tuo vice… ops…sei in vivavoce?»
«Certo, Marino, sopportazione a vicenda per il bene della comunità», rispose Andrea sarcastico e chiaramente alterato.
«A più tardi», salutai Marino.
«Se preferite stare soli, posso stare a casa mia…»
«Stai cercando di litigare?» risposi seccata.
Fortuna vuole che Andrea smise di provocarmi. Certo, Marino non perdeva mai occasione per stare zitto, che poi non capivo cosa lo infastidisse tanto della mia relazione con Andrea. Fu sua la scelta di mettermi da parte quando ci rincontrammo anni prima. Marino fa parte di quella grossa fetta di umanità maschile che vuole le donne disponibili per i loro capricci. Gli sarebbe tanto piaciuto tenermi come amante, ma aveva sbagliato persona.

Oltre a conferire una certa scorrevolezza alla lettura, l’ottima capacità caratterizzante delle voci dei personaggi riesce a sopperire adeguatamente alla penuria di descrizioni fisiche. Non solo, spesso è proprio questa scelta dell’essenziale a rivelarsi in perfetta combinazione con i dialoghi, dando possibilità al lettore di andare oltre le righe.

Certo, come anticipato prima, alle volte è un peccato che l’autrice sembri seguire con troppo zelo questa regola, poiché alcune scene avrebbero meritato più tempo. In alcuni casi, concedendo poco spazio a momenti secondari, si è dato poco respiro al lettore che, magari immerso in una situazione pregna emotivamente, si vede tirato via dalla voce narrante per prestare attenzione a un nuovo sviluppo di trama.

Questo comunque non pregiudica il lavoro di Graziella Adwan, poiché allo stesso tempo l’autrice è stata capace di costruire un intreccio efficace, con numerosi colpi di scena e che tiene alta l’attenzione. Al lettore vengono comunque riservati i giusti momenti per elaborare la tensione, proprio per quel cambio di sfumature di cui si menzionava, evitando quindi l’errore comune di spingere solo sul pedale dell’adrenalina.

In conclusione, Ludmilla è un romanzo affascinante e coinvolgente che fa sperare bene e lascia in trepida attesa il lettore di un nuovo capitolo. Per quanto infatti non si possa commentare ancora in toto la saga Il tempo dei Malier, il primo volume garantisce delle basi solide e ben congegnate.

Fernando Masaquilla

L’Autrice

Sono Graziella Simeone Adwan, vivo in provincia di Torino, a Pavone Canavese, insieme a mio marito Musa e ai miei gatti Alina e Guglielmino. La necessità di scrivere, nasce dalla voglia di vivere la mia fantasia: darle dei nomi e delle forme. Il tempo dei Malíer-Ludmilla è il mio terzo libro e il primo di una saga fantastica. In precedenza ho scritto Gli Altri di Gaia e Krystallo.

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