“Il romanzo della rosa. Storie di un fiore” di Anna Peyron

Il romanzo della rosa. Storie di un fiore, Anna PeyronAnna Peyron, Lei è autrice del libro Il romanzo della rosa. Storie di un fiore edito da add. La rosa è tradizionalmente considerata la “regina dei fiori”: quando e come nasce la passione per questo fiore?
È una passione nata per caso nel 1984 durante la visita alla nota manifestazione orticola che si svolge a Londra organizzata nel parco del Royal Hospital di Chelsea. Vado in cerca di piante grasse e torno con il catalogo di un rosaista, John Scarman, da cui dipenderà la svolta che mi travolge e stravolge la mia vita. Un catalogo di rose come dio comanda: ogni rosa descritta con abbondanza di notizie botaniche a supplire ampiamente alle foto perlopiù in bianco e nero e di interessanti notizie storiche come la classe di appartenenza, il nome del creatore, l’anno d’introduzione in coltivazione. Mi innamoro delle rose! Prendo contatto diretto con Scarman e lo invito ad incontrarci per iniziare una possibile collaborazione. La stagione successiva a Castagneto Po, sulla collina di Torino, nasce il Vivaio Anna Peyron – Roses du Temps Passé. Ha inizio la produzione delle rose cosiddette antiche o classiche che a quel tempo si trovano con difficoltà sul mercato italiano. La pubblicazione del catalogo cartaceo e la creazione del roseto come catalogo a cielo aperto sono fondamentali. Un buon inizio che fa decollare la nuova attività.

Quale fondamentale ruolo svolse Giuseppina Bonaparte nel diffondere la passione per le rose e i giardini?
Il ruolo di Giuseppina Bonaparte è stato determinante. Grazie a lei nulla è più come prima nella storia del giardino e della rosa. Affascinata e sedotta dalla botanica, s’impegna alla realizzazione di un giardino che sia l’espressione di questa passione e alla sua realizzazione dedica tutte le sue energie. Si circonda di paesaggisti, botanici, zoologi, chimici, naturalisti, matematici perché l’aiutino a creare il suo sogno: un luogo di armonia e bellezza nel rispetto dei diritti della natura. Fa arrivare da ogni dove i semi di specie esotiche, rare e ancora sconosciute in Francia. E da questi semi nasce un giardino che a quei tempi non ha uguali. Ma a legare per sempre il suo nome a quello della rosa sarà la sua collezione e le illustrazioni botaniche del “suo” pittore Pierre Joseph Redouté. Dopo la sua morte, la grande notorietà delle sue rose dà origine a una vera e propria “rosomanìa” che dall’Europa si espande nel mondo intero.

In che modo la passione per le rose si diffuse poi in tutto il mondo?
Giuseppina apre volentieri ai visitatori, purché muniti di lascia passare, i suoi giardini. Arrivano numerosi e si affollano al cancello d’ingresso. Tra loro vi sono studiosi inglesi e tedeschi, prestigiosi invitati russi e polacchi. Tutti restano colpiti dalle rarità botaniche coltivate nelle serre, dal disegno del parco ricco di piante, di animali, di uccelli, disseminato di opere d’arte. Proprietari di giardini vecchi e nuovi, aristocratici e ricchi borghesi ne sono conquistati. Malmaison diventa un modello da imitare.

Chi furono i più importanti giardinieri e vivaisti e quale ruolo ebbero nel favorire la diffusione della rosa?
Tra i vivaisti più stimati e interpellati dall’Imperatrice, sono i francesi Jean-Pierre Vibert e i fratelli Louis e Philippe Noisette. Il primo ha una vita lunga, contraddistinta da due grandi passioni: Napoleone e le rose. Il suo vivaio di Parigi – iniziato con l’acquisto perché non vada dispersa dell’intera collezione del curatore del roseto della Malmaison, Jacques Louis Descemet – ha un successo immediato e crescente. Anno dopo anno si arricchisce delle nuove varietà da lui stesso ibridate. I suoi cataloghi e gli scritti riguardanti la coltivazione della rosa aumentano la sua fama di esperto e di grande rosaista. Sarà il più produttivo e intraprendente del suo tempo.

Louis Noisette col suo vivaio parigino in Faubourg Saint-Jacques diventa presto famoso per la qualità e quantità di piante rare che propone. L’offerta in catalogo comprende più di mille varietà, coltivate sia da lui che dal fratello Philippe che opera a Charleston in Sud Carolina. Gli inglesi James Lee e Lewis Kennedy sono soci e nei loro vivai coltivano piante provenienti dall’America e dall’Asia, compresa una notevole selezione di rose che arrivano dall’Estremo Oriente.

È grazie a loro se i Francesi diventano tra i maggiori riproduttori di rose Cinesi, Tè e di loro Ibridi. Raccolgono la loro eredità, siamo a metà Ottocento, i lionesi Ducher, i Guillot, i Cochet, i Meilland. Seguiranno nel Novecento, il grande Nabonnand di Golfe Juan; tra gli Orleanesi Barbier eTurbat le cui rose sono ancora oggi molto richieste e apprezzate; in Spagna, il catalano Pedro Dot pluripremiato per anni al Concours international des roses nouvelles di Bagatelle.

Sono le rose create da tutti loro a fare grandi giardinieri come Gertrude Jekyll, Ellen Willmott, VitaSackville-West, Gilbert Nabonnand, Ludovico Winter che con i giardini, gli scritti e l’amore per questo fiore hanno saputo dare un contributo inestimabile e colto all’uso della rosa in giardino.

Isadora Duncan, Joséphine Baker e Jean Cocteau furono grandi estimatori delle rose: in che modo le rose possono costituire delle vere e proprie opere d’arte?
Artisti come Joséphine Baker, Jean Cocteau e Isadora Duncan – invitati a esibirsi nel teatro di rose espressamente eretto a L’Haÿ per presentare al grande pubblico che frequenta il roseto spettacoli di musica, teatro, opera, danza, poesia – accettano non in quanto estimatori delle rose ma perché estimatori del bello e dell’arte. E la rosa è universalmente riconosciuta come simbolo di entrambi.

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