“Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco: riassunto trama

Il pendolo di Foucault è il secondo romanzo di Umberto Eco, pubblicato nel 1988, otto anni dopo Il nome della rosa.

La voce narrante del romanzo, Casaubon, agli inizi degli anni settanta – quando è laureando in filologia all’Università di Milano – conosce nel bar di Pilade Jacopo Belbo, che lavora per l’editore Garamond. Casaubon va alla Garamond e racconta a Belbo e al suo collega Diotallevi la storia dei Templari, su cui si sta laureando. Circa un anno dopo Casaubon vede di nuovo Belbo e in casa editrice incontrano un certo colonnello Ardenti, un esaltato ex repubblichino che propone all’editore un’opera rivoluzionaria basata su un messaggio trovato a Provins nel 1894 da un certo Edouard Ingolf (poi scomparso): si tratta del piano elaborato dai Templari per dominare il mondo. Ardenti suppone che dopo il processo e la fine dell’Ordine, l’Ordine si sia ricostituito in forma segreta nella notte del 23 giugno 1344. Il progetto è quello di vendicare Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari condannato a morte nel 1314. Si stabiliscono sei posti nel mondo, e in ciascun posto vengono collocati sei documenti sigillati che devono essere aperti uno dopo l’altro ogni centoventi anni, in modo che si possa arrivare a un documento complessivo finale. I cavalieri partono e ciascuno va in un posto previsto dal piano. Poiché nessun guardiano può vivere per centoventi anni, ciascuno deve rimanere in carica venti anni e poi passare il comando a un successore. Al centoventesimo anno il custode del sigillo può leggere un’istruzione e passarla al primo dei guardiani del secondo sigillo, e così via in una sorta di staffetta. Dal primo al sesto luogo ci sono cinque passaggi, che prendono seicento anni. Dal 1344 si arriverebbe al 1944, anno in cui è prevista la conclusione del piano. Ma il piano, secondo Ardenti, si è interrotto nel 1944 forse a causa della seconda guerra mondiale che ha provocato sconvolgimenti geo-politici e interrotto le comunicazioni in Europa. Ardenti vorrebbe pubblicare il libro per lanciare un’esca ai gruppi che hanno mancato il contatto. L’incontro con Ardenti ha un esito misterioso perché il colonnello nei giorni seguenti scompare e si suppone sia stato ucciso. Il commissario De Angelis si occupa delle indagini e interroga Belbo e Casaubon. Frattanto Casaubon decide di andare in Brasile con la sua compagna Amparo (“bella, marxista, brasiliana, entusiasta, disincantata”), e lì conosce Agliè, un personaggio che ama farsi credere una delle tante reincarnazioni del conte di San Germano.

Tornato a Milano, Casaubon apre un’agenzia di informazioni culturali e conosce Lia (siamo nel 1981). Frattanto rivede Belbo e comincia a collaborare con la Garamond per un progetto editoriale sulla storia dei metalli. Casaubon scopre ora che la Garamond è collegata a un’altra casa editrice, la Manuzio, che pubblica autori che si autofinanziano. In quel periodo il signor Garamond propone il Progetto Hermes, una collana editoriale di scienze occulte che potrebbe interessare sia la Garamond (nei suoi aspetti più seri) sia la Manuzio (per le proposte più eccentriche). Casaubon propone Agliè come consulente editoriale per il Progetto Hermes, poiché si ricorda della sua cultura sconfinata nell’ambito delle scienze occulte. Agliè comincia dunque a collaborare con la Garamond e Belbo scopre che la donna che sta frequentando, tale Lorenza Pellegrini, conosce Agliè molto bene.

Casaubon inizia una relazione con Lia e il loro rapporto procede serenamente. Frattanto il signor Garamond pensa a una storia illustrata delle scienze magiche ed ermetiche e, anche sull’onda di questo progetto, Belbo, Casaubon e Diotallevi – un po’ per gioco e un po’ seriamente – a partire dalla vecchia idea di Ardenti cominciano a definire il Piano dei Templari. Ripartono dal messaggio di Provins lasciatogli dal colonnello e immaginano che i sei gruppi che si installano in sei luoghi debbano procedere con una staffetta secondo questa sequenza: Portogallo (1344), Inghilterra (1464), Francia (1584), Germania (1704), Bulgaria (1824), Gerusalemme (1944). Nel 1344 i primi gran maestri di ciascun gruppo si insediano nei sei luoghi prescritti. Nel corso di centoventi anni si susseguono in ogni gruppo sei gran maestri e nel 1464 il sesto maestro di Tomar (Portogallo) incontra il sesto maestro del gruppo inglese. Nel 1584 il dodicesimo maestro inglese incontra il dodicesimo maestro francese. E così via. Ogni maestro di un nucleo sa dove trovare il maestro del nucleo successivo, ma non dove trovare gli altri, e nessuno degli altri sa dove trovare i maestri dei nuclei precedenti.

Presi dalla vertigine dei collegamenti, i tre provano a ipotizzare che anche i manifesti dei Rosa-Croce parlino del Piano. Dalla ricostruzione emerge però che un appuntamento deve essere saltato: qualcuno non è arrivato al momento giusto e la catena si è interrotta. Dopo aver vagliato varie possibilità, i tre ipotizzano che la catena si sia arrestata nel 1584, nel passaggio tra Inghilterra e Francia, a causa della riforma gregoriana del calendario. La riforma è stata adottata in modo sfasato dalla Francia e dall’Inghilterra, cosicché quando in Francia è il 23 giugno 1584 (data dell’incontro), in Inghilterra è ancora il 13 giugno. Una sfasatura che non poteva essere prevista dai Templari che hanno progettato il Piano. Di lì i numerosi tentativi di ricostruire le fila del Piano interrotto. Inoltre, i tre ipotizzano che il contatto francese dovesse avvenire a Parigi e precisamente a Saint-Martin-des-Champs, l’abbazia dove verrà installato il Conservatoire des Arts et des Métiers (luogo del pendolo di Foucault, che oscillando senza posa con la sua sfera di ventotto chili dimostra la rotazione della Terra). Quanto al segreto da scoprire, i tre immaginano che i Templari vogliano identificare il centro sotterraneo del mondo da cui poter controllare le correnti terrestri, i cicli stagionali e cosmici, i flussi tellurici del pianeta. L’idea è che i gruppi si spostino da Gerusalemme (ultima tappa) a Parigi, dove il pendolo di Foucault all’alba del 24 giugno indicherà su una mappa il punto preciso per conquistare il mondo.

I tre si fanno coinvolgere dal Piano in modo ossessivo ed è in questo periodo che Diotallevi mostra i primi sintomi di un tumore che si rivelerà letale. Belbo e Casaubon sono molto presi dal Piano ma Lia, durante una vacanza con Casaubon e il loro piccolo Giulio, scopre – adottando una linea interpretativa più economica e ragionevole – che il famoso messaggio di Provins da cui l’intero Piano è scaturito non è altro che una nota della lavandaia, cioè l’appunto di un mercante che va a vendere fieno, drappi e mazzi di rose. In quei giorni Casaubon torna a Milano e qui riceve la telefonata di Belbo da Parigi: i Templari lo stanno cercando, lo vogliono al Conservatoire la notte del 23 giugno e vogliono da lui la mappa. Leggendo i documenti su Abulafia, il computer di Belbo, Casaubon capisce che Belbo aveva confessato ad Agliè (per gelosia nei confronti di Lorenza) di essere a conoscenza del Piano dei Templari. Nel giro di poco Belbo si era ritrovato al centro di un gioco più grande di lui e ormai irreversibile: i “diabolici” si erano riaggregati e lo avevano convocato (sotto minaccia) a Parigi per lo svelamento del segreto.

Sabato 23 giugno 1984 Casaubon va a Parigi, con l’intenzione di entrare nel Conservatoire e vedere cosa accade nella notte. È sera, Casaubon dapprima resta nascosto per molte ore nella garitta del periscopio, poi raggiunge la garitta della statua della Libertà, nella sala del Pendolo. Vede arrivare i primi iniziati che preparano un rito, quindi si accorge che il pendolo è stato appeso, in formato più grande, alla chiave di volta al centro del coro. Arrivano molti personaggi che i nostri avevano visto nei mesi precedenti, i “diabolici” appassionati di scienze occulte che frequentavano la Garamond/Manuzio (tra questi anche il colonnello Ardenti, che dunque non era morto, e il signor Garamond), e anche Agliè e Lorenza Pellegrini. Agliè comunica che Jacopo Belbo possiede il segreto dei Templari. Si svolgono dei riti e nel frattempo qualcuno fa entrare Belbo e lo issa su uno scranno alla base del pendolo e avvolge il filo del pendolo attorno al suo collo. Gli chiedono dunque quale sia il segreto, e Belbo con rassegnato disprezzo li deride. I “diabolici” chiedono insistentemente il sacrificio umano di Belbo, ma nel frattempo uno di loro uccide Lorenza con una coltellata. Quindi Casaubon assiste all’impiccagione di Belbo e pensa che l’amico, immaginando il Piano, abbia in un certo senso progettato anche la sua morte. Casaubon vaga nella notte per le strade di Parigi attorno al Conservatoire, e dopo lunghi giri arriva alla Tour Eiffel. Il giorno seguente torna al Conservatoire e vede con i suoi occhi che tutto è in ordine, come se nulla fosse accaduto. Prima di riprendere l’aereo telefona alla casa editrice e viene a sapere che Diotallevi è morto.

Tornato in Italia, Casaubon va nella casa dello zio di Belbo, a *** (una località del Piemonte non nominata nel romanzo). Qui tra gli juvenilia di Belbo trova un testo decisivo, che lui definisce Testo Chiave. Vi si narra di un funerale di partigiani in cui Jacopo – dodicenne – aveva suonato la tromba su indicazione del parroco Don Tico. Casaubon, in questa casa sulle colline piemontesi, aspetta ormai rassegnato che i “diabolici” arrivino a prendere anche lui, del resto è partito la mattina da Parigi e ha lasciato molte tracce. Ormai non può fare più niente. Può solo guardare e ammirare la collina.

tratto da Le avventure intellettuali di Umberto Eco di Stefano Traini, La nave di Teseo editore

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