
Parla di una vera e propria «rivoluzione politica degli influencer», in grado con i loro contenuti di influenzare il comportamento di milioni di followers, Feltri. Alla base della loro influenza e dei loro introiti milionari, però, vi è la totale assenza di regole che rende difficile, spesso impossibile, distinguere tra pubblicità e contenuti spontanei.
«Il presupposto del nostro interesse per i contenuti che troviamo su Facebook, Instagram o Twitter è una certa dose di autenticità: nessuno passerebbe la giornata a guardare inserzioni pubblicitarie palesi o occulte. Ma il confine tra contenuto autentico e artefatto, costruito su commissione, sta diventando sempre più labile e impossibile da individuare, con ripercussioni sulla società e la politica».
E così, milioni di follower ignari si trovano spesso esposti, succubi, possiamo dire, loro malgrado, delle opache strategie pubblicitarie dei brand.
Per esemplificare il potere nella nascente «repubblica degli influencer», il direttore del quotidiano Domani offre alcuni dati: sono 26,3 milioni i follower di Chiara Ferragni ai quali si sommano i 12,6 di Fedez. «In parte saranno forse sovrapponibili, ma la loro influenza si estende poi su altri social (su Twitter Fedez ha 2,5 milioni di follower, per esempio). […] I video di Fedez su qualunque argomento contano fra i tre e i quattro milioni di visualizzazioni, i suoi post raccolgono tra i 400 000 e i quasi 900 000 like, i commenti possono superare gli 11 000 per un solo post.» Ben poca cosa, al confronto, per esempio, di Otto e mezzo di Lilli Gruber su La7, «il più seguito dei talk show politici, che, nelle puntate migliori, si colloca tra i due e i tre milioni di spettatori» o del Vaticano: «l’account Instagram di papa Francesco, peraltro difficile da rintracciare tra i molti fasulli che affollano la piattaforma, langue intorno agli otto milioni di follower e i suoi contenuti suscitano soltanto una frazione dei riscontri ottenuti da quelli dei Ferragnez. Qualche decina di migliaia di like, commenti che si contano a centinaia, video guardati da 100-200 000 persone.»
Un potere enorme; a differenza di politici e giornalisti, però, gli influencer non devono rendere conto a nessuno.
Esemplificativo della forza dei social è il fenomeno BookTok che ha decretato il successo di vendite planetario de La canzone di Achille, di Madeline Miller, un libro pubblicato in inglese nel 2011 e per dieci anni ignoto ai più: «L’innesco della valanga è in California, a Los Angeles: Selena Velez, nell’estate del 2020, ha diciotto anni e si sta preparando alle vacanze. C’è lei dietro l’account TikTok @moongirlreads. Alcune utenti le chiedono suggerimenti per «libri che facciano piangere» e l’8 di agosto pubblica un breve video in cui consiglia La canzone di Achille. Selena ha molti follower, ma non è certo una celebrità: poco meno di 200 000. Eppure il suo video arriva in pochi minuti a 100 000 visualizzazioni, e dal video al click su Amazon è un attimo: migliaia e migliaia di adolescenti si affrettano a comprare un romanzo scritto da un’autrice che il grande pubblico non ha mai sentito nominare.»
La pandemia di Covid-19 ha poi rappresentato un grande acceleratore dell’ascesa degli influencer.
Certo, non è realistico attendersi che ci sia trasparenza totale, «ma qualcosa in più della completa opacità di oggi è lecito pretenderlo», chiosa il giornalista. E conclude: «Il fenomeno degli influencer indica una trasformazione epocale delle nostre società, meglio governarla che subirla.»