“Il “modello” Olivetti. Passato, presente. E futuro?” a cura di Michele La Rosa

Il "modello" Olivetti. Passato, presente. E futuro?, Michele La RosaProf. Michele La Rosa, Lei ha curato l’edizione del libro Il “modello” Olivetti. Passato, presente. E futuro?, edito da FrancoAngeli: di quale valore è l’esperienza politica, sociale e industriale di Adriano Olivetti?
Una precisazione e due chiarimenti uno di metodo e uno di merito. La precisazione, che è anche una caratteristica del volume, è rappresentata dalla intenzione iniziale che ha ‘prodotto’ questo libro di essere intimamente un lavoro di comunità, proprio nel nome e nel ‘segno’ di quella che è stata un poco la ‘parola’ fondante l’esperienza olivettiana.

Di libri, infatti, su Olivetti ne sono stati scritti tanti e non volevamo né potevamo aggiungerne semplicemente un altro. Dunque, pur partendo dal sottoscritto, l’idea di fare un volume ‘comunitario’ è quella che è stata condivisa subito da tutti i miei colleghi che poi hanno di fatto costruito insieme a me il libro.

Un libro dunque ‘costruito’ insieme non come di solito si legittimano i libri, ma con scambi di opinione, pareri e orientamenti continui fra colleghi seppur via telefono e on line che di fatto sono venuti a configurare lo/gli scritto/i . Con amici urbanisti, economisti, sociologi ma anche operatori del sociale che tentano di reiterare pur nelle condizioni mutate dell’oggi quanto Olivetti cercò di impersonare e realizzare.

In ciò si vuole quindi configurare un metodo con cui si è proceduto e che si è “riversato” poi in una specificità/unitarietà di contenuti, solo apparentemente differenti perché in realtà uno di noi scriveva in rapporto a quanto sapeva avrebbe scritto l’altro.

Quale contributo può offrire oggi al sistema economico, al sistema sociale e alla cultura, tale esperienza?
Le rispondo innanzitutto con una considerazione avanzata dalla amica e collega Flavia Franzoni Prodi che ci disse, subito dopo aver esaminato il testo completo che gli avevo mandato per chiedere a Lei e al coniuge Romano la presentazione che poi ora potete leggere quale introduzione al volume. Afferma Flavia per inquadrare opportunamente il libro: “Anche a noi sembra proprio un buon volume utile per le nuove generazioni per formarle e per fare ordine tra le varie sollecitazioni che ad alcuni sempre arrivano”.

Precisato questo ambito, che è e vuole essere di inquadramento dello scritto ma le cui considerazioni potrete più ampiamente valutare leggendo l’intero scritto introduttivo, non a caso lo stesso tocca sia l’ambito economico sia quello sociale, con tematiche di alto profilo economico (in cui si “ legge” la mano di Romano Prodi le cui competenze e passate responsabilità sono più che note) e di sensibilissimo profilo sociale in cui si “legge”- ma solo prioritariamente- l’acuta analisi di Flavia Franzoni già docente presso la mia stessa Università e ancora impegnata in progetti socio-assistenziali di ampio respiro, mirabilmente “fuse” assieme.

La Presentazione del resto esplicita quanto ho cercato di definire nel delineare la natura del libro nella prima risposta e la ‘completa’, se mi è permesso di affermare, e la valida in modo esplicito in quanto scritto dai prefatori.

Quali vicende segnarono maggiormente la vita dell’imprenditore eporediese?
Come già detto noi non abbiamo volute seguire un percorso conoscitivo e peraltro già proposto da altri; per cui più che delineare quanto Lei mi chiede, abbiamo preferito privilegiare alcuni ‘aspetti’ della vita di Olivetti.

Ed ecco allora la esplicitazione dei contenuti; le spiegazioni di due ‘storici’ testimoni di quella esperienza nel delineare quanto quella ‘impresa’ (in tutti i sensi) abbia creato oltre l’impresa/azienda stessa poi sintetizzata in sette parole ‘chiave’ e chiaramente periodizzata. E poi il punto di vista sociologico (con anche alcuni frammenti storico-biografici), quello ‘organizzativo’, urbanistico e financo quello vissuto sul campo e dall’esperienza concreta profit e non profit.

Come si declinava, per Adriano Olivetti, l’idea di “azienda integrale”?
Come ho già detto da un lato non abbiamo voluto dare interpretazioni esclusive od escludenti e dall’altro neppure di ‘caricarci’ di questa o quell’altra opzione.

Infatti ne sono già state date molte e noi ne abbiamo voluto prendere atto e solo precisarne alcune nello spirito che ci ha animato nel costruire comunitariamente il libro proprio nell’ottica che di quella esperienza abbiamo cercato di attualizzare. Dunque comunità come impresa ‘integrale’, ‘bene comune’ con l’intento non solo di fare impresa ma anche di costruire comunità.

Quale evoluzione ha subito il concetto di responsabilità sociale delle imprese?
Qui la risposta sarebbe complessa e –come detto e ripetuto- non vogliamo dare ‘lezioni’ né ‘fare scuola’. Senza alcuna pretesa ne esplicitiamo alcuni momenti e aspetti che abbiamo creduto importanti per l’oggi e per il domani; di qui anche il titolo: passato, presente e futuro, caratterizzato da un bel punto interrogativo per il quale diamo ‘mandato’ al lettore ‘sciogliere’.

Certo è che a partire dal progetto di ripensamento- che è stato come già detto- realizzato dal punto di vista cosiddetto interdisciplinare, il volume si è caratterizzato nell’evidenziarne alcune dimensioni da quelle più tradizionalmente di responsabilità “interna” all’impresa, poi a quella diciamo così “esterna” vale a dire verso tutto ciò che poteva avere connessione con la vita del lavoratore fuori dalla fabbrica, fino all’approfondimento della anglosassone “quality of work” e infine a quella dimensione, più caratteristica europea e italiana che ha trovato inizialmente in Gallino le prime espressioni (qualità del lavoro) e in successive studi e ricerche (sui quali si dà conto anche in questo testo ad opera del collega Gosetti) un concetto “pieno” e una significativa espressione nella definizione di “qualità della vita lavorativa” strettamente connessa con la correlate “qualità della vita” del “soggetto” come cittadino “anche” lavoratore.

In che modo è possibile riprendere le intuizioni di Olivetti, adattandole alle nuove evoluzioni dei sistemi produttivi, dell’organizzazione dei mercati e della finanza?
E per questo direi che dovrete leggervi il volume, altrimenti sottrarrei al lettore ogni ‘mandato’ conoscitivo e- speriamo- esperienziale.

In ogni caso gli autori sono proprio andati a “cercare” le enunciate dimensioni per quello che non poche imprese stanno tentando di realizzare “sul campo”, in alcuni casi volendosi richiamare proprio all’esperienza olivettiana.

Proprio tale ricerca, per fare un solo esempio, ha posto in evidenza quanto importante sia per una impresa il radicamento nel proprio contesto e nel proprio territorio onde poter essere portatrice di esempi di un “nuovo” progetto politico di sviluppo integrato economico, ma anche sociale, culturale ed umano inteso nella sua pienezza del termine

È evidente che proprio in un momento quale è quello odierno caratterizzato dalla difficoltà dovute al COVID, diviene più che mai attuale una impresa lungimirante. Tale prospettiva dobbiamo rilevare purtroppo non essere caratteristica diffusa delle nostre aziende e della gran parte dei nostri imprenditori (e dei relativi loro rappresentanti) che mantengono, salvo eccezioni (non rare per nostra fortuna in questo volume ricordate e sottolineate proprio a tale scopo) visioni tradizionali e di breve periodo. Non possiamo però non ricordare che alcune Regioni facciano registrare brillanti eccezioni, come la nostra Emilia-Romagna.

Michele La Rosa è stato docente ordinario in Sociologia dei processi economici e del lavoro presso la Facoltà di Scienze Politiche di Bologna dove ha insegnato “Sociologia del lavoro”, “Etica dell’occupazione del mercato e dell’ambiente” e “Management e gestione delle risorse umane”. È stato altresì presidente del Corso di laurea in Sociologia e del Corso di laurea magistrale in “OMAPSOSS” della medesima Facoltà. Nell’ambito del Dipartimento di Sociologia ha diretto il C.I.Do.S.Pe.L., Centro Interdipartimentale di Documentazione e Studi Sociologici sui Problemi del Lavoro. Ha diretto inoltre, fin dalla fondazione, la rivista quadrimestrale “Autonomie locali e servizi sociali” (Il Mulino editore) di cui è stato fra i fondatori ed anche direttore per diversi anni. Numerose sono le pubblicazioni annoverate dall’autore, teoriche e di ricerca.

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