“Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov: riassunto trama

«Il Maestro e Margherita (Master i Margarita) è un «romanzo incompiuto dello scrittore e drammaturgo russo Michail Afanas’evič Bulgakov (1891-1940), pubblicato postumo nel 1966. La struttura di quest’opera è complessa e schematica al tempo stesso: l’azione si svolge contemporaneamente su tre diversi piani che s’intersecano a vicenda, offrendo al lettore una prospettiva caleidoscopica, ricca delle più diverse tonalità (si va dal tragico al drammatico, dal lirico al grottesco, dal comico al satirico), che riescono a coesistere in un saldo impianto unitario grazie al forte taglio teatrale che le pervade tutte.

Una prima “linea” è costituita dalla rappresentazione della vita sovietica negli anni Trenta, colta coi tratti insieme realistici e sarcastici che erano propri alla narrativa di costume dei cosiddetti “compagni di strada”: in essa si dipana la tragedia dell’anonimo Maestro, emarginato dalla cultura ufficiale a causa d’un suo temerario romanzo su Ponzio Pilato; il Maestro viene così rinchiuso in un ospedale psichiatrico, perdendo la sua amata, Margherita. Qui incontra Ivan Bezdomnij, poetastro di regime non privo d’una sua lucida fermezza nel rifiuto di scrivere più versi, una volta che l’incontro col Demonio ha sconvolto il rigido sistema di certezze entro cui operava. E qui ci si imbatte nella seconda “linea” del romanzo: l’apparizione a Mosca del Diavolo, accompagnato dalla schiera dei suoi aiutanti, il quale col nome goethiano di Voland si accinge a celebrarvi il sabba infernale. Scambiato ora per spia, ora per professore di magia nera, ora per un guitto da varietà, il Messere compie ogni sorta di sortilegi scompigliando le fragili categorie del razionale e del positivo. Margherita accetta di partecipare come regina al sabba, in cambio del ricongiungimento con l’amato Maestro, cui verrà restituito il suo disgraziato manoscritto.

Infine, tra le due “linee” accennate s’inserisce, con i classici procedimenti del racconto nel racconto, del sogno e del manoscritto ritrovato, la drammatica ed emblematica vicenda di Jeshua Ha-Nozri (come viene semiticamente detto Gesù di Nazareth), dal momento del suo arresto, col confronto con Ponzio Pilato, fino alla terribile morte sulla croce, e l’uccisione del delatore Giuda di Kiriat. La vicenda – recuperata in una dimensione accentuatamente non religiosa – è costruita con un sapiente gioco di dilatazioni selettive e di ipotesi filologiche sulla base della narrazione evangelica, di quella degli apocrifi, e della letteratura storico-scientifica.

Nel finale dell’opera, in cui maggiormente s’avverte la non compiutezza dell’elaborazione, i tre livelli su cui è stata condotta la narrazione si ricompongono: Voland, come promesso, riunisce Margherita al Maestro; poi, su richiesta di Gesù Cristo – che ha ripreso il suo posto nei cieli – dona loro la pace, cioè li avvelena insieme, affinché riposino insieme per l’eternità; mentre Pilato riprende col suo imputato d’un tempo un colloquio rimasto interrotto da duemila anni. Sparito Voland da Mosca, le autorità cercano di far luce sugli strani fenomeni verificatisi con operazioni di polizia che riducono in chiave satirica le purghe degli anni Trenta. L’unico a rimanere coinvolto nella consapevolezza di quanto è accaduto è l’ormai ex poeta Ivan Bezdomnij, che a ogni plenilunio risogna l’agghiacciante dramma di Jerusholaim.

Opera di ardita architettura, rutilante di invenzioni e densa di riferimenti culturali e filologici, Il maestro e Margherita è stato pressoché unanimemente riconosciuto come uno dei capolavori della letteratura russa di questo secolo.»

tratto da Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature, Bompiani

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