“Il giocattolo e il suo design. Dal concept alla realizzazione” di Irene Guerrieri

Arch. Irene Guerrieri, Lei è autrice del libro Il giocattolo e il suo design. Dal concept alla realizzazione edito da FrancoAngeli: che relazione esiste tra gioco e giocattolo?
Il giocattolo e il suo design. Dal concept alla realizzazione, Irene GuerrieriCiò che tiene legati i due termini è l’attività ludica prevista, ma possiamo più propriamente definire il “giocattolo” come l’oggetto, e il “gioco” come l’azione che si svolge utilizzando l’oggetto, o anche in assenza di esso. Il termine “gioco” è più ampio, e tende comunemente ad assorbire quello di “giocattolo”. Ci sono una vasta gamma di giochi che non hanno bisogno di oggetti specifici per essere svolti. Quando però i materiali hanno un peso elevato nella struttura del gioco stesso, c’è una maggiore identificazione tra l’oggetto e il tipo di gioco. Un classico esempio è il mazzo di carte, che anche se un oggetto, non chiamiamo giocattolo, ma gioco, e questo avviene per tutti i giochi da tavolo, dove il materiale crea una sostanziale identificazione tra gioco e giocattolo.

Si può anche dire che il “gioco” presuppone delle regole e può anche essere svolto senza oggetti, mentre il “giocattolo” corrisponde ad un oggetto fisico e può essere utilizzato in più modi. Possiamo così parlare di “regole del gioco” e non di regole del giocattolo, perché il giocattolo in quanto oggetto non ha regole vere e proprie e si usa ogni volta nel modo con cui lo si vuole utilizzare. Ci sono giocattoli dove l’azione è minima ma la semplice attenzione all’oggetto è da sola fonte di immaginazione e fantasie, e ci sono giocattoli che richiedono invece maggiore manualità, dove il divertimento consiste proprio nell’imparare ad usarli sviluppando abilità.

La palla è un giocattolo che coincide con la forma sferica, alla quale il progettista può attribuire dimensioni, materiali, peso dettagli costruttivi, colori e grafica, dando vita ad un numero infinito di giochi, ed è proprio in base all’attività di gioco previste che si dovrà pensare a tutte le caratteristiche. In conclusione un progettista deve tenere conto dell’attività di gioco prevista, prima di progettare un giocattolo.

Quali funzioni assolve il giocattolo?
Un giocattolo deve soddisfare il bisogno ludico e immaginativo insito nell’uomo, e di cui i bambini necessitano per la loro crescita, investendo la sfera emotiva. Per svolgere la sua funzione corretta deve dare possibilità di avventura, scoperta, e gioia, e il progettista è chiamato a tenere conto di queste finalità. Un giocattolo deve intrattenere il bambino con il suo immaginario perché attraverso di esso il bambino proietta il suo mondo. Ci sono due grandi categorie di giocattoli: quella che comprende gli oggetti appositamente progettati per il gioco, e quella a cui appartengono tutti gli oggetti che non nascono come veri e propri giocattoli, ma a cui viene affidato un ruolo e investito un significato. In questa seconda categoria sono compresi tutti quegli oggetti casuali presenti in una casa, che diventano giocattoli per volontà e fantasia del bambino. La scopa diventa un cavallo da cavalcare oppure un’astronave, la sedia un’automobile, la coperta una capanna e così via.

Che importanza riveste nello sviluppo psicofisico del bambino?
Il bambino sviluppa abilità fisico/cognitive attraverso il gioco, proiettando il suo mondo negli oggetti con cui ha a che fare. L’attività di proiezione è un’attività molto seria nello sviluppo di crescita, e il giocattolo riveste un ruolo molto importante per dare sfogo a questo. Il bambino ha bisogno di fare esperienze ludiche di grande valore per sviluppare le sue capacità, e un giocattolo deve far fare esperienze ludiche, significative e memorabili dal punto di vista cognitivo. Una buona regola è quella di progettare giocattoli poco strutturati che lascino aperte molte strade alla fantasia e al contributo creativo del bambino. La relazione bambino-giocattolo deve essere una relazione educativa finalizzata allo sviluppo psicofisico e cognitivo.

In che modo il giocattolo rappresenta un’imitazione del mondo adulto e uno strumento per trattenere con sé l’adulto?
Ci sono giocattoli che imitano su scala ridotta il mondo adulto, e giocatoli che richiedono l’attenzione dell’adulto. In entrambi i casi Il giocattolo rappresenta il mondo con il quale il bambino si misura, ma anche una proiezione, ovvero un prolungamento della sua persona. Quando un bambino vede un adulto che fa qualcosa, lo vuole imitare e impara da quello che vede perché per natura è molto recettivo. Il suo bisogno di imitare l’adulto, fa parte della sua volontà di crescere.

L’industria del giocattolo miniaturizza il mondo adulto, fabbricando trenini, automobiline, bambole, vestitini, le scatole de Il Piccolo esploratore e de Il piccolo chimico. Tutto ciò che appartiene alle conquiste del mondo adulto diventa un giocattolo per il mondo dei bambini.

Chi gioca con le bambole e con i suoi vestitini, mobili, pentolini, casette in miniatura, proietta nel gioco tutte le sue conoscenze sulla vita domestica. Coccola la bambola per esprimere il suo bisogno di affetto, e sgrida la bambola con le stesse parole con cui è stato sgridato. I giocattoli consentono al bambino di controllare quegli aspetti che sono per lui i suoi desideri o le sue paure. Attraverso il giocattolo si attiva un meccanismo d’identificazione e proiezione, così che il bambino esprime sentimenti e gesti di amore o di aggressività.

I giocattoli stabiliscono connessioni tra società adulta e quella infantile evidenziando ovvie affinità. In questa relazione mondo adulto e mondo bambino c’è anche da evidenziare il fatto che spesso il bambino cerca l’adulto nel gioco, ha bisogno di lui, perché l’adulto dispone di una maggiore esperienza, e con lui il gioco si arricchisce e si apre a più possibilità.

In ogni cultura, anche le più antiche, l’attività ludica all’interno di una comunità, ha sempre evidenziato il rapporto importantissimo tra mondo adulto e educazione.

Nella storia c’è poi da fare un’importante distinzione tra l’educazione maschile e femminile, dove il giocattolo fornisce al bambino uno strumento palese per imitare il mondo adulto al maschile o al femminile.

In ogni epoca e cultura i bambini hanno sempre prodotto i loro giocattoli imitando e rielaborando cose viste o viste fare da altri bambini o dagli adulti.

Come si progetta un giocattolo?
L’inizio di ogni attività progettuale sta nell’osservazione di ciò che ci circonda, che costituisce il pozzo da cui attingere le nostre idee. La conoscenza è la benzina della nostra creatività. Più cose conosciamo più siamo persone potenzialmente creative. Alla base di ogni progettazione c’è l’osservazione. Il mondo è pieno di bellezze che non tutti siamo sempre capaci di saper guardare e sentire. Ci vuole allenamento, curiosità e attenzione. Bisogna munirsi di un blocco di appunti per appuntare e schizzare ciò che incuriosisce e che ci stimola; ovunque ci troviamo può nascere un’idea dall’osservazione di qualche cosa. Portare con sé sempre un blocco di appunti per fermare le idee è un gettare le basi al progetto nascente; meglio farlo con una matita e qualche colore; ogni progetto nasce sempre dall’incontro di una matita su un pezzo di carta. La scelta del disegno manuale, quale linguaggio comunicativo primordiale per esprimere concetti e fermare le idee, rimane sempre la modalità più potente. La natura offre tantissimi spunti; dall’osservazione attenta della natura si possono trovare soluzioni fantastiche alle nostre idee. Una volta imbastita l’idea, lo sviluppo del progetto consiste in un susseguirsi di prove, test e verifiche, dove il disegno ha una parte fondamentale e la realizzazione del prototipo costituisce la fase finale.

Quali principi ispirano il design di un giocattolo?
Avvicinarsi al design del giocattolo è soprattutto un imparare ad ascoltare e a guardare la bellezza che abbiamo intorno a noi con l’ingenuità, la freschezza e la curiosità dei bambini. Un percorso che amo definire liberatorio e che può dare grandi soddisfazioni se lo si sa mettere in pratica. Il motto sta nel portare il “fuori” dentro e il “dentro” fuori, riprendendo contatto con il bambino che siamo stati e facendolo rinascere. Le cose che ci circondano sono la scintilla per accende l’immaginazione, ciascuno di noi è un po’ bambino e un po’ poeta.

La strada che conduce ad un buon progetto di giocattolo è un po’ la strada verso la riscoperta dell’io bambino, nel dialogo che avviene tra l’adulto e il suo predecessore interiore. Un percorso nella memoria, da cui la nostra creatività non smette mai di attingere.

Dalle forme della natura, considerata come fonte ispiratrice, scaturiscono molte invenzioni, basti pensare che i migliori esempi in architettura e design si ispirano a forme e colori della natura.

Si può dire che qualunque elemento con cui entriamo in relazione, e che ci piace, può funzionare come un “oggetto magico” per disseppellire campi della memoria, se sappiamo “ascoltarlo”.

Ecco, un giocattolo deve funzionare come un “oggetto magico”, dove il ruolo del progettista sta nel giocare con gli elementi che lo definiscono, trovandone il linguaggio appropriato. Saper giocare con gli oggetti della memoria per dar vita al giocattolo, vuol dire avere un potere comunicativo grande. Tutto questo richiede allenamento, ed esercizio.

Quale importanza riveste la sicurezza nella progettazione dei giocattoli?
I bambini, con il loro comportamento esplorativo, sono attirati dai sapori, dagli odori e dai contrasti tra i colori, mettono in bocca gli oggetti (0-3 anni), inseriscono le proprie dita e mani ovunque per esplorare.

Una conseguenza del grande incremento nella produzione e nel consumo di giocattoli è stata quella relativa al problema della loro sicurezza.

La legge stabilisce che i giocattoli possono essere immessi sul mercato solo dopo aver ricevuto un attestato, riconoscibile da un marchio CE, con cui il fabbricante o il suo mandatario attestano sotto la loro responsabilità che il giocattolo è stato fabbricato nel rispetto delle norme di sicurezza.

Il marchio CE ha il significato letterale di Conformità Europea ed in termini concreti è la dimostrazione grafica che il prodotto a cui è applicato rispetta le normative vigenti all’interno della Comunità Europea e che governano la produzione e la immissione nel mercato di quel prodotto. Il marchio CE, se applicato correttamente e non in modo errato, o addirittura fraudolento, garantisce che il prodotto è stato progettato, costruito e ne è stato previsto un uso, nel rispetto totale delle normative vigenti.

Esistono appositi organismi, chiamati Istituti di sicurezza, che rilasciano il marchio CE sui giocattoli, dopo averli sottoposti ad una serie di test che ne verifichino il grado di sicurezza e che riguardano le proprietà fisiche e meccaniche, l’infiammabilità, le proprietà chimiche, quelle elettriche, l’igiene e la radioattività.

Gli istituti di sicurezza forniscono suggerimenti sulle diverse strategie di prevenzione per immettere sul mercato prodotti sicuri. Le Strategie per ridurre il rischio sono di due tipi: attive e passive. Le prime richiedono al consumatore di fare alcune azioni, come per esempio leggere le avvertenze; le seconde riguardano il pensare un prodotto che non necessiti di avvertenze aggiuntive, quindi senza che l’individuo che lo gestisce debba compiere azioni particolari per essere protetto. La seconda strategia coinvolge in primo piano il progettista.

Da dove proviene la maggior parte dei nostri giocattoli?
I fornitori scelti dalla gran parte delle aziende di giocattoli occidentali sono stati, fino ad ora, quelli asiatici, per convenienza di costi e per gli elevati numeri di produzione previsti.

Ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con la cultura e l’organizzazione produttive asiatiche più volte durante la mia vita professionale, riscontrando molte diversità e imparando molto dalle persone con cui ho avuto la fortuna di entrare in contatto. Ho appreso quanto è importante per il mondo asiatico ricevere i disegni e le idee dal mondo occidentale, perché in occidente gli asiatici cercano il cliente, e dall’occidente vogliono apprendere gusto e stile. In qualità di designer occidentale mi guardavano come una persona da cui attingere molto ed apprendere molti concetti. Mentre io in loro ho sempre visto una disponibilità e un’attenzione davvero uniche. Un prototipo viene modificato molte volte su richiesta del cliente e questo processo richiede lunghe attese, prima di poter vedere i risultati e fornire eventuali nuove indicazioni, ma non è concesso che il progettista occidentale lavori stretto contatto con gli esecutori del prototipo, come invece mi è capitato di fare in Italia presso falegnamerie o cartotecniche. In Cina soprattutto, non vogliono che tu rimanga accanto a chi realizza, devi aspettare, bere un tè, fare un giro per il centro della città e solo quando il prototipo è stato completato puoi presentarti in fabbrica, analizzare il lavoro e lasciare eventuali correzioni per la stesura successiva.

Irene Guerrieri, nata a Roma nel 1968, laureata in Architettura con una tesi sulla progettazione di un parco per bambini ispirato alla favola di Pinocchio, ha realizzato importanti collaborazioni con diverse aziende del settore come Mattel, Thun, Sevi, Trudi e Haba. Tra le esperienze formative da ricordare l’amicizia con Bruno Munari. Vanta una lunga esperienza di produzione e progettazione anche per compagnie asiatiche. L’illustrazione nonché l’ideazione e la progettazione di collane libri-gioco costituiscono parte saliente della sua attività. Diversi i premi vinti nell’ambito del design della grafica e dell’illustrazione per l’infanzia, e molte le pubblicazioni anche su importanti riviste di settore. Vive e lavora a Sarnico (BG).

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